di Leonardo Caponi

PERUGIA - Accordo col Pd si, accordo col Pd no: intorno a questo interrogativo, proiettato sulle ormai vicine elezioni politiche, rischia di sfasciarsi, più di quanto non sia già ora sfasciata e cioè definitivamente, la Federazione della sinistra. I segretari dei due maggiori partiti che la compongono sostengono posizioni opposte: Di liberto propone di partecipare, senza nemmeno farsi troppi scrupoli, ad una alleanza di centro sinistra (voci maligne, ma insistenti, affermano che avrebbe già sottoscritto un patto segreto con Bersani per avere in lista se stesso e qualcuno dei suoi), mentre Ferrero non passa giorno che non lanci appelli per  una lista di sinistra “alternativa” al Pd e ai suoi alleati. Per la verità la situazione è ancora più complessa perché, mentre Salvi e Patta sono sostanzialmente sulla linea del Pdci, all’interno di Rifondazione comunista si manifesta qualche aperto dissenso sulla proposta del segretario (documento di iscritti e simpatizzanti comparso sul Manifesto), mentre anche nel gruppo facente capo all’altro “uomo forte” di Rifondazione, Claudio Grassi, è in corso una sofferta e incerta discussione. Il problema, sia detto tra parentesi, valica addirittura i confini della Fds, se è vero come è vero, che anche all’interno di Sel, da parte di alcuni dirigenti, si arriva a mettere in discussione la partecipazione al governo, nelle condizioni attuali, di quel partito.

   Mentre in tutte le sedi pubbliche i due segretari del Pdci e di Rc ribadiscono le loro proposte, gli organi ufficiali della Fds tacciono e la discussione negli organismi è continuamente rinviata. Quella di “aspettare” la legge elettorale è evidentemente una scusa, perché le tecnicalità di voto (prevedibili) non cambieranno la sostanza delle scelte politiche da compiere. La “base” vive questa situazione con preoccupazione e allarme e, da più parti, si invocano dibattiti e pronunciamenti chiari e univoci.
   Ora, come dire?, “conoscendo” la sinistra , le ipotesi sono due: o da questa situazione se ne potrà uscire, seguendo vecchi rituali, con un qualche compromesso del quale, per quanto pasticciato e deteriore possa essere, sembra difficile, anzi impossibile, immaginare la realizzazione, oppure (ipotesi di gran lunga più probabile e pronosticabile) le prossime elezioni politiche segneranno la fine di quell’aggregato nato col nome di Federazione della sinistra e, conseguentemente, saranno causa, tanto per cambiare e a dispetto di tutti i buoni propositi di questi anni, di nuovi conflitti, scissioni e diaspore della sinistra. L’ultima speranza, per chi c’e l’ha ancora e sono sempre di meno, che cade!; oltre a uno smacco politico, nella concorrenza con Sel e nel rapporto con i movimenti sindacali e sociali, difficilmente rimontabile.
   C’è un modo per salvare la Fds? Si, affidarsi alla scelta dei suoi elettori! Svolgere, sul tema, un referendum, dopo un dibattito diffuso e con quesiti chiari inerenti il si o il no alla ricerca di un accordo col Pd e il centrosinistra e a quali eventuali condizioni, beninteso con l’impegno reciproco dei gruppi dirigenti dei partiti della Fds a rispettarne l’esito, qualunque esso sia. Le primarie delle idee, mentre gli altri fanno quelle delle persone!
   Mi pare giusto consultare l’elettorato e non solo gli iscritti perché, con le necessarie e possibili misure “tecniche” di vigilanza e controllo, la consultazione stessa sarebbe più coinvolgente e “trasparente” e darebbe la possibilità a tanti compagni che non hanno tessere, ma seguono con passione le sorti della sinistra, di poter dire la loro.
   Sarebbe un grande fatto di democrazia e di protagonismo dal basso. Esso contribuirebbe a ridurre il gap di immagine della Fds e dei partiti che la compongono, largamente vissuti, nell’elettorato di sinistra, come “vecchi” e (con più di una ragione) escludenti.
   Per altro verso, l’affermazione di pratiche disciplinate di democrazia diretta potrebbe essere uno strumento per avviare quel processo di apertura e rinnovamento dei gruppi dirigenti che, per la sinistra, si propone necessario come l’aria per respirare.

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