17 morti e 88 feriti. Furono queste le terribili conseguenze dell'ordigno collocato nella sede milanese della Banca dell'Agricoltura, a piazza Fontana.

Della terrificante esplosione, il 12 dicembre del 1969, si disse inizialmente che fosse dovuta allo scoppio di una caldaia, poi si urlò alla pista anarchica, senza preoccuparsi di arrestare persone completamente estranee ai fatti, né di essere causa – vedi quanto accaduto nei locali della questura a Giuseppe Pinelli – della morte di altri innocenti.

La realtà, a lungo taciuta tanto dalle istituzioni quanto dai mezzi di informazione, parla di una mano fascista e di finanziatori in doppio petto: ma chi aveva interesse, cinquant'anni fa, a insabbiare le indagini? Chi, ancora oggi, preferisce censurare quello che resta l'episodio-cardine della lunga stagione della strategia della tensione?

Si è soliti dire che persista più di un mistero riguardo alla strage del 12 dicembre 1969. Nulla di più falso. Sappiamo moltissimo, quasi tutto, di questa tragica vicenda. Non ci si lasci ingannare dalle sentenze.

Nelle attività di indagine sono state acclarate le ragioni che ispirarono la strage in funzione di un salto di qualità nel percorso della "strategia della tensione" e messo a fuoco il complesso dei mandanti, tra vertici militari e ambienti Nato, complici ampi settori delle classi dirigenti e imprenditoriali, tentati da avventure eversive. Sono anche stati individuati gli esecutori materiali, ovvero gli uomini di Ordine nuovo.

Sulla base delle carte che si sono accumulate, interrogatori, confessioni, incrocio di indizi, sarebbe addirittura possibile ricostruire il percorso compiuto dalla bomba collocata all'interno della Banca nazionale dell'agricoltura.

Con il rigore che contraddistingue il suo lavoro, Saverio Ferrari torna sulla scena della strage per svelare i nomi e i cognomi nascosti dietro le conventicole fasciste e le associazioni padronali che progettarono ed eseguirono la carneficina di piazza Fontana, alla ricerca di una verità che i poteri forti e le istituzioni deviate continuano a insabbiare.

Nelle pagine di questo libro si parte dai primi anni Sessanta, da quando il progetto eversivo della "strategia della tensione" ebbe la sua incubazione, per ricostruire non solo la vicenda giudiziaria di piazza Fontana, ma il ruolo fondamentale del terrorismo neofascista e delle complicità statali, indagando su figure ed episodi rimasti nell'ombra con il supporto di una ricca documentazione.

Attilio Gambacorta
Associazione Culturale Umbrialeft

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