di Antonello Tacconi

Carlo Brusco è stato un magistrato nonché presidente della Corte di Cassazione. Quindi uomo
abituato a trattare con rigore, precisione e metodo quasi scientifico la materia legislativa e
trasportare questo modus operandi nella ricerca storica. Questo emerge, in primis, leggendo La
Grande Vergogna. Ovvero un saggio di natura storica, dove emerge il lavoro di ricerca di archivio e
di studio di altre fonti che Brusco mette in campo, trattando con perizia l’argomento delle leggi
razziali in Italia durante il Fascismo.
Il titolo stesso è ovviamente indicativo di quale sia il parere storico dell’autore su questa triste
pagina della nostra storia. Ovvero una storia di razzismo, emarginazione e purtroppo di
deportazioni e morti, in un tragico vortice che coinvolse migliaia di ebrei italiani e che più di ogni
altra motivazione di condanna, caratterizza il Fascismo nel suo volto più becero e violento.
Come sempre, tutto ha un inizio e questo coincide con un anno ben preciso. Il 1938 è l’anno
dell’inizio della persecuzione verso gli ebrei italiani, con l’emanazione di quelle leggi razziali che
praticamente escludono gli ebrei italiani dalla vita sociale, occupazionale e politica del loro Paese. I
diritti e le libertà di migliaia di persone vengono praticamente limitati e spesso negati in tanti
aspetti della vita quotidiana: dalle iscrizioni dei figli alle scuole pubbliche, alla esclusione dal molte
attività lavorative, dal divieto di sposarsi e da altre restrizioni e negazioni.
Un “delirio” politico ed ideologico che parte poco tempo prima con l’emanazione di un Manifesto
della Razza che diviene la delirante base ideologica per affermare l’origine ariana di una
“superiore” razza italiana dal punto di vista biologico. Allo stesso tempo, il Manifesto viene redatto
da una commissione di “studiosi” con il preciso intento di additare gli ebrei quali non appartenenti
a questa pura razza italiana per natura biologica. Da questo maldestro tentativo di giustificazione
di una superiorità razzista, da lì a poco si passerà ad effettuare un censimento degli ebrei italiani
non statisticamente necessario poiché i numeri erano già ben noti, ma con il preciso scopo
discriminatorio, per di più fatto con una certa fretta prima dell’inizio delle scuole, proprio perché
da lì il regime voleva partire per iniziare l’opera di emarginazione, esclusione e poi anche
segregazione degli ebrei italiani. Come abbiamo già sopra accennato la fine di questa triste
vicenda vedrà il Fascismo attuare la deportazione di tanti ebrei italiani verso i campi di sterminio
nazisti, avallando così l’intento di Hitler dell’eliminazione fisica di migliaia di persone.
Questo aspetto diverrà ancor più presente con la costituzione della Repubblica Sociale Italiana e la
presenza tedesca nel nostro Paese, nei momenti finali di una triste pagina della nostra storia
politica e civile. Carlo Brusco, di fatto, ripercorre l’evolversi della genesi delle leggi razziali e
dell’Italia di quegli anni non tralasciando nessun aspetto di natura storica, ma utilizzando preciso,
puntuale e rigoroso metodo storiografico e di ricerca. Si parte così dal rapporto del Fascismo con
gli Ebrei italiani dagli anni ’20 in poi per poi analizzare minuziosamente i contenuti del sopra citato
Manifesto della Razza e delle stesse Leggi Razziali. Queste ultime, in un capitolo a parte, vengono
anche analizzate nella loro applicazione pratica e nelle conseguenze alle quali portarono, in
particolar modo nello specifico ambito dell’Università Italiana, dello sport, dello spettacolo.
Brusco, inoltre, analizza con dovizia di particolari e di dati anche il crescente clima di antisemitismo
che invade l’Italia e l’Europa; nonché prende in esame anche il rapporto avuto dalla Chiesa con
questo fenomeno di odio razziale. Nei capitoli finali del libro, spazio viene dato alla istituzione e al
funzionamento del famigerato Tribunale della Razza e per finire si analizza il come divenne ancor
più violento e tragico il clima per gli ebrei italiani con l’occupazione nazista e la Repubblica Sociale.

Nonostante un preciso impianto storiografico che, come giusto che sia, lascia poco spazio alle
riflessioni personali dell’autore, il libro è di agevole lettura e riesce ad essere in poco più che
centocinquanta pagine, una delle recenti opere più attendibili e ben fatte sullo studio dell’Italia
delle leggi razziali.
Un testo che vuole ricordare, con attendibilità, un momento tragico e vergognoso della nostra
storia contemporanea e allo stesso tempo, vuole portare il lettore ad una riflessione affinché oggi
non riaffiorino rigurgiti ideologici di matrice razzista che, purtroppo, molti recenti fatti di cronaca
ci dicono spesso il contrario. Dove sotto una apparente cenere di tranquillità, sia ancora presente
un fuoco di odio e di violenza verso il presunto “diverso” che va contro ogni principio democratico
e costituzionale. Dove ognuno di noi è tenuto a far sì che certe tristi pagine del nostro passato non
ritornino più sotto altre forme e vesti. Il libro di Carlo Brusco, allo stesso tempo, diviene quindi
prezioso documento di testimonianza e studio e indirettamente monito ed insegnamento per
tutti.

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