Recensione: I CAMPI DI TULLIO di DINO RENATO NARDELLI e LUIGINO CIOTTI.
di Francesco di Lascia.
Mi è capitato fra le mani un libricino dal titolo I CAMPI DI TULLIO di Dino Renato Nardelli e Luigino Ciotti, sulla copertina vi è la foto di un bel giovanotto che poi è il personaggio centrale del questo racconto.
Debbo dire che all’inizio ero un po' scettico, è difficile ricordare persone care senza cadere nella retorica, ma qui tutto è stato evitato con grazia e un discreto talento.
Il personaggio infatti è il genitore di uno degli autori, la storia è quella di un internato militare italiano durante la seconda guerra mondiale, prigioniero dopo l’otto settembre dei tedeschi. Delle sue peripezie .
Ma quello che piace e colpisce è l’ottima ricostruzione storica, resa semplice e di facile comprensione, che si basa sull’essenziale.
Il ricordo del padre non è melenso, ma è quello di un giovane diciannovenne capace di adattarsi a situazioni al limite della sopravvivenza, portato via da un mondo semplice e abbastanza sicuro e catapultato in un altro, feroce e disumano. Il giovanotto, in modo intelligente e attento sopravvive e fissa il tutto in ricordi chiari e precisi, che poi racconterà al figlio, che a sua volta li racconta senza indugiare in sentimentalismi.
Solo nel finale, ma giustamente, è palese la commozione resa anche questa senza indugiare troppo, che trasmette la felicità del ritorno a casa.
Questo libro si legge con piacevolezza e scorre facilissimo, vi è l’interessante descrizioni dei campi di detenzione, cose che si sanno solo per sentito dire ed invece qui vengono descritte con chiarezza e ci spiegano come erano governati da una logica perversa, che si basava sull’efficienza, senza curarsi minimamente delle persone e della loro vita.
Anche la ricostruzione dei luoghi è fatta con dovizia di informazioni precise.
Ma soprattutto risalta il modo con cui i comandanti italiani abbandonarono al loro destino tanti giovanetti dopo l’otto settembre, senza una guida e senza un programma di protezione,
Il giovane Tullio è attento e ferma tutto nella mente, così impara come sopravvivere, trova persone che gli danno una mano, addirittura un anziano tedesco che lavora con lui e pur mettendolo in difficoltà nei confronti dei sorveglianti, poi lo rifocilla offrendogli parte del suo pranzo.
Un bel libro che si legge tutto di un fiato, scorre bene e lascia una sensazione positiva.
Sarebbe opportuno leggerlo.
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