A proposito del rapporto Draghi

Più o meno le osservazioni critiche sono state tutte fatte ( a parte l’entusiasmo di Pikketty che intravvede riapparire lo Stato): un buon elenco della spesa già presente peraltro in innumerevoli articoli e rapporti sullo stato dell’Europa, che in più fa dei conti: ottocento miliardi all’anno. I soldi vanno presi dal pubblico e dal privato incentivato, che vuole dire dai diversi Stati attraverso indebitamento costituito dall’esborso diretto e dall’esborso verso i privati attraverso agevolazioni fiscali. Dunque in gran parte dall’indebitamento degli Stati. Come rileva Fassina manca una proposta di politica monetaria che, come recita internet, “è l'insieme degli obiettivi, strumenti e interventi adottati da uno Stato (leggi l’EU) per modificare e orientare la moneta, il credito e la finanza, al fine di raggiungere obiettivi prefissati di politica economica, di cui la politica monetaria fa parte”. Manca cioè l’indicazione fondamentale di come sostenere una spesa di questa portata.
Dell’elenco della spesa fa parte anche l’unico obiettivo che verrà finanziato perchè già deciso dal Parlamento Europeo, vale a dire l’aumento delle spese militari. L’attuale Commissione EU è disegnata su questo obiettivo. D’altra parte il settore dell’industria bellica è quello più sicuro, il prodotto viene consumato immediatamente, se il mercato è in calo la politica può intervenire direttamente per rianimarlo: dunque anche l’Europa deve puntare su quel settore e la politica sta facendo in pieno la sua parte.
Nel rapporto Draghi manca la politica alta e manca una vera visione del futuro. 
L’Europa era in crescita e aveva enormi prospettive strategiche quando si stava realizzando (nonostante i vari imperi del male) una integrazione economica, ma anche culturale, dell’intera Europa, vale a dire, dall’Atlantico agli Urali. Quando in molti settori politici europei, di destra e di sinistra, indipendentemente dal giudizio sulla forma di governo in Russia, era chiaro che la vera prospettiva di crescita dell’Europa e la possibilità che potesse reggere il confronto con USA e giganti orientali era quella di stringere sempre di più questi rapporti fino a una effettiva integrazione. Purtroppo questo era molto chiaro anche agli USA, che per evitare concorrenze hanno programmato lo scoppio di una guerra contro l’Europa. Da qui il rilancio dell’economia americana, il crollo di quella europea e la trasformazione in nemico numero uno, pericolo mortale, potenziale invasore di mezza Europa democratica, di un Paese con una scarsa popolazione rispetto all’enorme territorio governato, con una spesa militare pari a meno di un decimo di quella della Nato, che storicamente si è sempre dovuto difendere dalle invasioni venute dall’ovest. E’ un racconto che ha la credibilità delle armi di distruzione di massa di Saddam, non a caso sostenuto come allora dal duo angloamericano con contorno di paesi satelliti e propagandato in modo ossessivo.
Dunque la politica direbbe che l’unico modo per cambiare i destini storici dell’Europa salvandola dal suo declino e evitando che “col tempo diventi inesorabilmente un posto meno prospero, meno equo, meno sicuro con la conseguenza che gli europei saranno meno liberi di scegliere il proprio  destino” (Draghi),  sarebbe quello di risolvere per via diplomatica la guerra NATO/Russia, trattando il Donbass come il Kossovo, fare atti che garantiscano la sicurezza di ciascuno e riprendere il processo di integrazione di tutta l’Europa dall’Atlantico agli Urali. Vasto programma senza alternative.
Il crollo dei costi dell’energia e la riconversione di spese militari divenute inutili se manca il nemico, valgono già ampiamente gli ottocento miliardi di Draghi. 
La missione originaria dell’unità europea nata nella notte della seconda guerra mondiale e oggi stravolta dall’orda di barbari che governano l’Europa, riacquisterebbe il suo senso.
Forse il fatto che l’idea visionaria di una Europa unita e di pace sia nata mentre gli europei si massacravano, può fare nascere la speranza che la fase attuale non molto diversa da allora e potenzialmente più distruttiva, possa fare nascere qualche cosa di simile ed egualmente visionario.
R.D’A.

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