Come spesso accade, ha ragione Cacciari quando lamenta che a sinistra mancano vere idee e si procede - nel migliore dei casi - con la semplice accozzaglia.
Basta vedere come ci si attarda qui da noi intorno a polemiche spicciole, a punture di spillo alla premier reclamando, un giorno si e l'altro pure, da lei questa o quella presa di posizione.
E così non ci si accorge che in realta' rispetto a qualche mese fa e' gia' tutto cambiato.
Ne e' ben consapevole Meloni, alla quale vincere nel voto europeo non sta portando fortuna.
Perfino Trump, che sembrava un treno inarrestabile in corsa, e che pure resta favorito, dovra' fare i conti con un quadro che la rinuncia di Biden ha mutato.
Ed e' vero, la situazione nel mondo sembra essere sempre piu' radicalizzata.
Sembra accentuarsi lo scontro tra le vecchie democrazie (borghesi) e le nuove democrazie che non hanno complessi a definirsi illiberali.
Un bel problema.
Ed e' qui che anche l'attuale governo italiano vede ridursi margini di manovra tra i due "mondi" che sembravano invece acquisiti.
Stanno in questa pressoche' totale riduzione dello spazio di mediazione tra sovranismo e atlantismo le ragioni strutturali della crisi di Meloni, che questa difficile prospettiva aveva tentato di rappresentare.
E' una politica, una linea. Che ora sembra non avere piu' spazio. Ma almeno era una linea.
Immagino questo intenda, Massimo Cacciari, quando invoca di conoscere qual e' la linea, la politica, degli altri. Se il quadro e' quello sommariamente qui descritto, non sarebbe ora che, come dice il professore, a un giusto primum vivere seguisse  finalmente, rapido, un serio filosofare ?
Cosa si ha nella testa di fare? Basta tener tutto il Paese così come e' oggi e battersi solo contro riforme e cambiamenti proposti dagli altri?
O il nostro, come l'Europa, e' un luogo da trasformare in tante e tante cose che riguardano la vita quotidiana delle persone, soprattutto quelle piu' fragili e socialmente deboli?
Riappaiono con sgomento le Scampia, e fuoriescono coi loro drammi reali dalle narrazioni patinate da fiction.
Della critica Sanita' se ne parla ormai da mesi.
E poi il lavoro, le politiche industriali, l'istruzione, la formazione, la sicurezza nel lavoro e anche nelle case e sui territori.
Nessuno, ormai lo abbiamo imparato, fa miracoli ma serve o no una maggiore e diversa cura nel salvaguardare il Paese e proteggere l'incolumita' dei suoi cittadini?
Per questo a volte mi rifugio nella speranza dell'irrompere di un nuovo grande movimento storico del lavoro.
Non per tigna ma perche' una energia solidale, di responsabilita' e di cura dell'altro, che fu tipica del vecchio movimento operaio, almeno potrebbe rappresentare un argine al peggio.
Infondere coraggio e forza un po' a tutti.
Anche altri temi chiedono risposte e proposte.
Bene il no all'autonomia differenziata a al premierato.
Ma poi noi come ci si propone di riformare istituzioni e amministrazione con tutta evidenza deficitarie?
Così come la stessa giustizia.
Magari e' vero che a destra qualcuno intende favorire qualcuno.
Ma davvero si puo' pensare, su un tema così serio e grave, di rispondere col tintinnio di manette in manifestazioni di piazza ?
Possibile che la giustizia sia l'unico campo in cui non ci interessa arginare tentazioni autoritarie?
Ma non meno importanti un piano sul nodo immigrazione e una trasformazione ecologica piu' capace di parlare alle popolazioni e alle loro preoccupazioni piu' che al nuovo turbocapitalismo ambientalista.
Insomma, se si capisce la fase che si va aprendo, ve ne sono di cose sulle quali iniziare con giuduzio a ragionare.
Così magari l'accozzaglia diventa alleanza.
Infine resta poi il nodo piu' grande.
La politica estera e le guerre.
Se il clima che si polarizza tendera' a radicalizzare nel mondo i due blocchi, ed e' questo che puo' mettere in difficolta' il governo di destra, non certo le polemicucce televisive di conduttori e commentatori a gettone.
Come si pensa di porsi a sinistra?
Visto che se da un lato vi sono sovranisti e illiberali dall'altro prende forma un atlantismo sempre piu' radicale e guerresco?
E che gli uni e gli altri fanno, in modi diversi, da spalla subalterna alle grandi potenze economiche e finanziarie globali che governano il mondo? Tutte domande mature, da affrontare e chiarire.
Così forse si puo' provare a rispondere ai tanti nodi della crisi sociale che frammentano societa' e ceti popolari, in particolare esponendo questi ultimi a pericolose avventure.
Cacciari sara' anche un po' troppo impaziente ma, perdio, ci vede lucido.
La stagione della mera propaganda si sta esaurendo.
E' l'ora di conflitti sociali autentici, magari di classe, e di programmi insieme radicali e realistici.
Ed e' l'ora degli statisti.
Se ve ne sono.
 

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