Un poker di domande per ‘Umbria: tra memoria, realtà e futuro’
di Fosco Taccini
Ancora fresco di stampa, ma già molto presente nel dibattito culturale il libro ‘Umbria: tra memoria, realtà e futuro’ curato da Giuseppe Mattioli. Tenendo presente anche l’attuale fase appare interessante formulare un poker di domande direttamente all’autore per provare a leggere il presente avendo ben chiaro il passato e il futuro.
Ciao Giuseppe, descrivici la genesi di ‘Umbria: tra memoria, realtà e futuro’.
"Nei primi mesi dell’anno 2020, mentre celebravamo, con articoli e dibattiti, i cinquanta anni dall’approvazione della legge 300 - conosciuta come Lo Statuto dei Lavoratori – allo stesso tempo, in ottobre, sarebbero trascorsi dieci anni della scomparsa di Italo Vinti, un compagno importante: partigiano, sindacalista e politico.
Sono state decise, allora, una serie d’iniziative: deporre un mazzo di fiori rossi al cimitero, l’apposizione di una targa nella sede della RUS Perugina, un’altra alla Camera del Lavoro.
Ci siamo inoltre posti la domanda: cosa resta oggi, degli avvenimenti che partono dal dopo guerra, attraversano la ricostruzione dell’Italia, poi gli anni ruggenti della contestazione, infine quelli delle grandi riforme, nonostante le crisi economiche e il terrorismo? E l’Umbria com’è cambiata, e quali sono state le cause del declino e le premesse della sconfitta della Sinistra in tanti comuni e alla regione, quali le prospettive?
In questa riflessione è maturata l’idea di raccontare il tutto in un libro".
Quale aspetto caratterizza maggiormente questo libro?
"Il racconto inizia con il ricordare una grande storia industriale, che è nel frattempo anche quella di un’intera comunità: quella della Perugina e del significato che ha rappresentato nella nostra realtà sociale e produttiva. Inoltre, Italo vi ha lavorato tantissimi anni, svolgendo un ruolo primario di sindacalista.
Poi sono analizzati vari aspetti della vita regionale e della nostra storia recente.
La caratteristica fondamentale è la presenza di una pluralità di voci e di analisi: diverse le rappresentanze politiche, sociali e sindacali".
Prendendo a riferimento quanto descritto nel volume, quale lettura si può dare dell’attuale situazione dell’Umbria.
"Si può partire dal ricordare una stagione politica che riguarda i primi anni settanta quando ci fu un grande stimolo al rinnovamento, allo sviluppo industriale, sociale e culturale. L’Umbria era il faro di riferimento dell’Italia centrale e Perugia motore politico, culturale dell’economia regionale.
Poi piano piano questa spinta si è fatta più debole, fino a non essere all’altezza degli anni delle crisi nazionali, mondiali e locali.
Vi è stata la scomposizione delle classi sociali, si è persa molta della ricchezza del tessuto industriale, le città storiche hanno perso centralità, sono nati quartieri e supermercati periferici. Oggi, purtroppo, ai margini delle città vi sono molti capannoni industriali chiusi. L’Università ha passato anni di crisi e solo ora sembra dare segnali di ripresa.
La classe dirigente della politica nelle Istituzioni non ha saputo interpretare il cambiamento e laddove l’ha fatto è stato in maniera molto insufficiente e parziale.
Oggi, l’Umbria è ancora una regione in crisi, e l’attuale situazione politica, di segno opposto a quelle precedenti, sembra aggravare la situazione in tutti i comparti.
L’altro aspetto preoccupante è la crisi dei partiti che non sono stati più in grado di svolgere la loro funzione istituzionale: sempre di più comitati elettorali che nelle campagne elettorali, ricorrono a persone al di fuori della politica, che mostrano, poi, tutta la loro debolezza".
Descrivici una tua suggestione personale scaturita da questo tuo nuovo libro.
"Si può osservare che finalmente molti riescono a guardare i fatti accaduti senza reticenze, con una nuova consapevolezza. Ossia quella che è urgente uscire dalla sindrome della sconfitta e ricominciare passo a passo a progettare il futuro. Alcune recenti iniziative politiche sembrano che vadano in questa direzione. Anche se ora la crisi di governo sembra scomporre la politica e i partiti e rimettere tutto in discussione.
L’Umbria, che è terra di ricchezza politica, sociale e spirituale molto alta, ha l’energia e la forza di riprendersi, sempre che trovi una nuova classe dirigente di sinistra che sappia interpretarla e organizzare.
È la terra delle manifestazioni per la pace, e dalla Perugia- Assisi parte annualmente un messaggio per tutto il mondo.
Un’altra suggestione è quella che dopo Il silenzio della Sinistra, oggi ci sono tutte le condizioni per ricominciare a discutere, per ricostruire una nuova Sinistra democratica.
Occorre, però, superare ritardi e reticenze, e costruire un progetto di governo avanzato e innovativo per Perugia e per l’Umbria, alternativo alle destre demagogiche e populiste".
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