di Stefano Vinti 

Steve Bell, fumettista del Guardian, viene licenziato dopo appena 40 anni di onesto lavoro per aver osato fare una vignetta sul noto macellaio, e ora premier di Israele, Netanyahu; la scrittrice palestinese Adania Shibli è stata cancellata dalla cerimonia di premiazione della Fiera del Libro di Francoforte, che si ripromette di "rendere le voci ebraiche e israeliane particolarmente visibili"; in Italia, Moni Ovadia-che è impegnato interprete della cultura ebraica e figlio di ebrei sefarditi, è stato costretto a dimettersi da direttore del Teatro di Ferrara, colpevole di una idea dissonante sulla politica d'Israele e dell'Europa sul massacro in corso a Gaza; Patrick Zaki è stato rinviato a 'che tempo che fa' per aver espresso giudizi negativi (è un killer) si Netanyahu e alcune presentazioni del suo libro sono state cancellate.
Sui talk chi esprime una opinione diversa da quella dei vertici occidentali viene ridicolizzato e marginalizzato. L'intolleranza verso il pensiero critico o semplicemente diverso è diventato un sentimento comune.
L'art 21 della Costituzione: "Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione", è un diritto che in un sistema post-democratico, in un epoca di pensiero unico, sostanzialmente è disatteso e resta solamente  è tristemente, sulla carta.

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