IL PD DEI “PEGGIORI”
Di Ciuenlai - Molti si meravigliano del comportamento del Pd in questa crisi. Sempre indietro, sempre fuori dai giochi e in ritardo su quello che succedeva. Sempre disposto ad avallare tutto e tutti. Succede perché ancora non si è capita la natura di quest0 “comitato elettorale”che si continua , erroneamente, a considerare partito.
L’operazione di mettere insieme il “compromesso storico” in un unico contenitore è miseramente fallita. Oggi dentro quella sigla ci sono i resti di due scissioni. Bersani (e D’Alema) che l’ha inventata e Renzi che l’ha copiata, hanno applicato la stessa strategia . Portare all’esterno un gruppo di pressione nei confronti della struttura principale governata dalla concorrenza , lasciando al proprio interno una nutrita pattuglia di “guastatori”. Strategia che sembrava riuscita agli ex Ds avendo portato gli alleati “veltroniani” (Zingaretti e Bettini) al vertice del presunto partito. Poi Renzi ha fatto il resto. Ma il rignanese si è focalizzato solo sui gruppi parlamentari. Ha portato via il numero necessario a diventare decisivo in una maggioranza di Governo e ha lasciato dentro quelli che avevano o hanno preso incarichi esterni e di peso (Il capogruppo al Senato Marcucci, il Ministro Guerini, il faccendiere politico Lotti, i passeggeri abbonati a salire sul carro dei vincitori come l’Ascani, la Serracchiani ecc.).
Solo che dentro ci hanno lasciato i peggiori e si vede! Una simile miscela fatta, di incapacità politica, individualismo sfrenato e di menefreghismo collettivo, non può che produrre declino e irrilevanza. Ormai il Pd è un involucro ingombrante sia per chi sogna la ricostruzione di un vero soggetto da collocare a sinistra sia per chi auspica , ancora, la nascita di un contenitore “centrale” , punto di riferimento certo ed affidabile per i poteri finanziari (i famosi mercati). Smazzare e ricostruire sarebbe la cosa più semplice da fare.
Ma c’è un intoppo, un fardello troppo grande per essere portato sulle spalle . La sedicente classe dirigente che ha portato a questo disastro, che sa fare bene solo una cosa, determinare la sua sopravvivenza in qualsiasi situazione. Quindi o si riparte dal niente e si lascia che la consumazione di quel processo di declino avvenga naturalmente, lasciando il Pd e i suoi derivati al suo destino o è Draghi forever.
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