"Capire l’America è cosa ardua per noi in Europa. Si tratta di un sistema politico senza partiti ma fatto di lobby economiche che diventano comitati elettorali. Nessuno conosce il nome del presidente del partito democratico o repubblicano e nemmeno se lo chiede. Il maccartismo è stato lo spartiacque. Abbracciato da tutti, a cominciare da John F. Kennedy, ha messo al bando ogni ideologia di sinistra. Anche chi più si avvicina ad una posizione politica vicina alla sinistra europea non pensa minimamente di costruire prima di candidarsi un partito simil socialista. Negli USA la società non è divisa in sfruttati e sfruttatori ma in vincenti e sconfitti [o meglio perdenti, perché inetti]. Essere uno delle classi svantaggiate vuol dire semplicemente non essere capace. Si sono particolarmente esercitati in questo disprezzo elitario soprattutto i democratici alla Hillary Clinton. E qui è avvenuto il contrappasso. Una oligarchia di capitalisti di secondo ordine ha capito che i bianchi poveri ed emarginati avrebbero potuto essere una nuova base elettorale, soprattutto in una fase terminale di quella che chiamavano la società affluente. Trump è il prodotto di questo capovolgimento. Il suo successo non deve illuderci. Di certo dovrà dare una risposta alle famiglie bianche senza nemmeno un figlio laureato e si proporrà programmi di reindustrializzazione e dazi protezionistici. Si tratta di armi a doppio taglio e l’unica cosa buona che vi scorgo è un maggiore interesse per gli USA che per il mondo. Un neo- isolazionismo che potrebbe aiutare la crescita dei BRICS. Sul resto vedremo. Certo le ultime mosse della precedente presidenza Trump verso la Cina non sono un buon viatico. L’Europa è spiazzata e non capisce che da Trump non potrà aspettarsi una manica larga e nemmeno un riequilibrio delle condizioni di base della crescita. Anzi, avremo i costi della guerra di Biden alla Russia e i costi dell’energia e dell’inflazione indotta dalle politiche dei tassi alti della FED. Nessuno picchia duro su questo."

"... Il capitalismo, come modo di produzione, è sempre uguale a se stesso. Cambiano le tecnologie e la dimensione del mercato ma non cambia il fatto che sia “produzione di merci a mezzo di merci” come insegna Sraffa. Poi c’è lo Stato, i governi e la distribuzione del plusvalore. Qui subentrano grandi differenze, speranze e difficoltà. La speranza che l’uso della scienza per fini direttamente produttivi elimini il furto di lavoro vivo come base della competizione di mercato e la difficoltà a gestire una transizione non capitalistica in un sistema di scambi globalmente capitalistico."
... 
"Ragioniamo bene. La forma attuale del capitalismo di guerra è il risultato della pretesa americana di essere la unica super potenza e a determinare per questa via la sua supremazia economica, sociale e culturale. L’acronimo MAGA coniato da Trump non sembra indicare un cambiamento di questa vocazione imperialistica. Tuttavia la lotta per il potere tra diversi gruppi capitalistici può avere esiti contro intuitivi. Non credo che Trump metta in soffitta la politica protezionistica dei dazi sui prodotti cinesi, ma altri sostengono che non potrà tirare troppo la corda pena il rischio di una precipitosa de-dollarizzazione, fino ad immaginare un' intesa con il Comitato Centrale del partito comunista cinese per impegnarlo nella sopravvivenza del capitalismo. Dunque dovremo aspettare e vedere."

Condividi