PACE TERRA DIGNITA' Situazione sempre più grave
Stiamo assistendo – giorno dopo giorno- al precipitare di una situazione di estrema gravità, in primo luogo di fronte alla tragedia mediorientale e al sacrificio-martirio del popolo civile palestinese , sottoposto a una violenza aggressiva senza precedenti da parte di un governo israeliano, quello di Netanyhau, che ha inteso reagire al barbaro progrom del 7 ottobre 2023 da parte dell’organizzazione terroristica di Hamas, con una “reazione” distruttiva tale da far ipotizzare progetti non solo di deportazione ma di genocidio, e che non si arresta neanche di fronte alla inerme popolazione civile, alle donne, ai bambini. Non meno grave e pericolosa è la situazione che si è venuta determinando ai confini orientali d’Europa. La guerra russo-ucraina, infatti, sempre più si palesa come un conflitto molto più che “regionale”, in cui è tragicamente in gioco non solo o non tanto la resistenza del popolo ucraino contro l’aggressiva ”operazione militare” innescata dal Cremlino il 24 febbraio 2022, ma l’intero assetto degli equilibri geopolitici del pianeta, improntati, dopo il crollo dell’URSS all’inizio degli anni ’90 e la fine del precedente assetto bipolare della “guerra fredda”, a un ordine unipolare, incentrato sugli Usa, che ha visto il progressivo espandersi della Nato a est (nonostante fosse venuto meno il pericolo “comunista” per contenere il quale l’alleanza Nord -Atlantica era nata ed era stata sottoscritta, anche dal nostro Paese, in chiave difensiva ), fino a far pericolosamente collidere l’enorme potenziale militare e nucleare della Nato con la potenza militare e nucleare della Federazione Russa. E’ evidente che tale equilibrio unipolare, basato sulla preminenza economica,finanziaria e militare dell’Occidente a direzione Usa, è sempre più messo in discussione dalla grande crescita economica di potenze emergenti – i cosiddetti BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) che, secondo gli ultimi dati della Banca mondiale, producono il 35,2% della ricchezza del pianeta a fronte di un 29,3% dei Paesi dell’Occidente che formano il G7. Ora, appare quanto meno logico che a quest’ ultima tendenza ( che appare irreversibile) non possa non corrispondere la legittima aspirazione a un diverso equilibrio mondiale, basato sul multilateralismo nelle relazioni internazionali, anche di tipo economico-finanziario e quindi non più incentrate esclusivamente sul dollaro, al fine di costruire una coesistenza pacifica fra diversi – fondata su regole condivise – , se si vuole scongiurare una guerra infinita ( la “guerra mondiale a pezzi” denunciata da papa Francesco), dagli effetti devastanti sul piano sociale, civile, umanitario, nonché della salvaguardia del pianeta, casa a tutti comune.
Eppure ci troviamo di fronte a uno scenario sempre più inquietante, in cui il rischio di escalation anche nucleare si fa sempre più realistico e minaccioso. Lo dimostra la decisione del recente vertice NATO riunito a Washington di installare in Germania, a patire dal 2026, nuovi missili a lunga gittata ( i cosiddetti “euromissili”), puntati sulla Russia , capaci di colpire bersagli a grande distanza con una precisione letale (con evidente pericolo innescare reazioni e incidenti nucleari). Questa decisione condanniamo con forza e contro di essa ci mobilitiamo per promuovere una ferma indignazione e protesta da parte della società civile.
L’Europa che noi vorremmo dovrebbe lavorare esattamente per scongiurare gli effetti nefasti dell’escalatin in atto, e spendere ogni sua energia, competenza, risorsa per il superamento razionale delle ragioni del confliggere, per il cessate il fuoco, e la ripresa di una attività diplomatica capace di imbastire realistiche ed efficaci trattative di pace. Non la vittoria militare ad ogni prezzo sul nemico ( peraltro tutt’altro che sicura) dovrebbe perseguire, ma la vittoria della civiltà umana e, quindi, della pace.
Ma l’Europa che noi vorremmo non è, purtroppo, quella espressa dai suoi vertici istituzionali e dalla risoluzione appena votata ( a larga maggioranza) dal Parlamento europeo appena insediato dopo le elezioni dell’8 e 9 giugno scorsi: una risoluzione che in definitiva non solo ha ribadito il sostegno politico e militare all’Ucraina , ma ha anche autorizzato – per la prima volta dall’inizio del conflitto - l’uso di armi europee ( e temiamo anche italiane) non più solo a scopo difensivo ma per colpire direttamente obiettivi dislocati all’interno del territorio della Federazione Russa.
Giudichiamo questa decisione estremamente grave e ci dissociamo con forza da un atteggiamento, non sappiamo se più irresponsabile o ipocrita ( e che in Italia è comune tanto a forze di governo quanto di opposizione , ad eccezione in quest’ultimo caso, del M5S e di Sinistra italiana- ), che mentre da un lato a parole dice di voler evitare l’escalation, dall’altra non fa niente per impedirla , ma anzi vota risoluzioni che di fatto la autorizzano: il che è tanto più deprecabile per parlamentari italiani tenuti a osservare il dettato costituzionale dell’articolo 11 e il suo ripudio della guerra come “mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Per motivi analoghi non ci riconosciamo nella riconferma dei vertici istituzionali della Ue, nelle persone di Roberta Metsola alla presidenza del Parlamento europeo, e di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea, responsabili a nostro avviso di aver pienamente incarnato , nella precedente legislatura, una politica di non indipendenza dell’Europa nei confronti di pressioni politiche, economico-finanziarie e militari non finalizzate agli interessi dei cittadini europei e alla difesa della coesistenza pacifica fra paesi e popoli di pari dignità.
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