OGNI TEMPO HA IL SUO FASCISMO MA OGNI FASCISMO HA IL SUO TEMPO di Andrea Masala
La frase di Primo Levi andrebbe forse completata così. Nel senso che se i fascismi di oggi non si presentano come quelli di ieri (spesso palesando notevoli differenze) è perché i fascismi interpretano i tempi in cui si trovano. Il fascismo storico italiano, mandato al potere dai liberali conservatori e moderati, fece suo il programma liberale imponendolo, come fece poi Pinochet col programma neoliberista, a suon di pestaggi e galera ai lavoratori che resistevano. Dopo la grande crisi dei mercati del 29 quel programma liberale si mutò in statalista, una risposta uguale ma contraria a quella roosveltiana. Quei fascismi fiutavano i tempi e ne assecondavano le tendenze epurandole però da ogni anelito di libertà e autonomia sociale e personale: liberali per l’economia e il mercato ma non per i diritti e le libertà, statalisti per il dirigismo ma non per il welfare di emancipazione.
Così oggi Giorgia Meloni può fare suoi i programmi di austerità dei paesi frugali della UE ma non l’espansione dei diritti civili che questi perorano, può aderire alle guerre della Nato ma non alla retorica della democrazia che le accompagna, può rilanciare il ruolo dello Stato nella Nazione ma non nel welfare e nei diritti sociali.
Il fascismo asseconda le tendenze dominanti e se ne fa il suo più fedele servitore, ma impedendo che da queste nascano istanze di autonomia personale e collettiva, di solidarietà, di diffusione dei poteri e di libertà.
In questo senso aderisce alla retorica trentennale delle riforme istituzionali, ma, al contrario del pd che lo faceva per conformismo e incapacità programmatica autonoma, lo fa per eliminare ogni residuo di costituzionalità antifascista e democratica dalle nostre istituzioni. E in questo è sostenuta da quei tanti poteri internazionali, e arraffoni nazionali, che da tempo non sopportano più gli argini alla concentrazione di potere e ricchezza che quelle costituzioni europee del dopoguerra ancora hanno. Va data l’ultima spallata. Presidenzialismo, rottura della solidarietà nazionale, smantellamento del welfare universale, lacerazione dei legami internazionali orizzontali e rinsaldamento di quelli verticali.
Con questo non voglio dire che Giorgia Meloni stia instaurando un nuovo fascismo, ma che ha chiaro l’obiettivo (che Berlusconi e Salvini non avevano) di cancellare ogni elemento di autonomia personale e sociale e di diffusione di potere e ricchezza che l’antifascismo democratico ha lasciato nel nostro paese. E che in questo è sostenuta da molto poteri (e quindi da molta stampa) nazionali e internazionali.
Ma giornalisti e politici italiani non vedono niente di tutto questo e continuano a raccontarla come Biancaneve e i 7 nazi: una premier moderna e moderata (l’agenda draghi…) circondata da folclorici larussa. Nel mentre descrivono Elly Schlein al contrario: una estremista circondata da buoni moderati che ora scontenti se ne vanno.
Ennesimo abbaglio dell’elite liberale italiana.
Fonte: Facebook
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