di Fosco Taccini

Oggi, nella cornice di “Non solo protagonista”, abbiamo la possibilità di scoprire uno dei personaggi più iconici del Basso Medioevo, che ha lasciato una traccia significativa nella storia. Quindi, non solo un protagonista nel clangore delle battaglie, ma anche un uomo (e poi un imperatore) dalla complessità affascinate, al centro di infinite suggestioni di momenti fortemente evocativi.

 

- Si presenti.

Mi chiamo Carlo, figlio di re Pipino III detto il Breve e di Bertrada di Laon, detta la Piedona. In latino il mio nome è Karolus, e quando mi è stato dato l'appellativo di Magno per le mie imprese, la dizione completa del mio nome in latino è diventata Karolus Magnus. Quando sono diventato imperatore, ecco come sono stato chiamato da Papa Leone III davanti a Dio e a tutti gli uomini: Karolus serenissimus, Augustus a Deo coronatus, magnus pacificus imperator, Romanum gubernans imperium, qui et per misericordiam Dei rex Francorum et Langobardorum. Ovvero: Carlo, serenissimo Augusto incoronato da Dio, grande e pacifico imperatore che governa l’impero romano e, per misericordia divina, re dei Franchi e dei Longobardi!

- Quale è stata la sua formazione?

Militare e strategica, soprattutto, grazie ai maestri d'arme di mio padre e alla caccia, frequentata con assiduità nelle intricate foreste dell'Austrasia, dell'Alemannia e della Neustria. Tramite mia madre ho dovuto imparare mio malgrado la noiosa etichetta di corte, e per merito dei miei tutori, come il sapiente Frodoino, le nozioni principali di latino, grammatica, matematica, filosofia e astronomia.

- Che rapporto aveva con suo fratello, Carlomanno?

Troppo conflittuale, per i miei gusti. La suddivisione del regno fatta da nostro padre, che non ha designato un unico erede, ma ha stabilito che alla sua morte il regno dei Franchi venisse diviso tra i suoi due figli, come previsto dalle tradizioni Merovinge, ha esacerbato gli animi, e ha portato mio fratello a credere di potermi contendere il primato nel regno. Perché è indubbio che i Franchi possono essere un unico popolo solo quando avranno un'unica corona a cui prestare fedeltà, e fra me e Carlomanno non c'è mai stato alcun dubbio su chi fosse il più valoroso, il più saggio e il più tenace. Questo ci ha portato allo scontro, con il rischio di una guerra fratricida. Ma Dio onnipotente è intervenuto, e ha risolto a mio favore questo tragico conflitto.

- Un aggettivo per suo padre, Pipino il Breve, e uno per sua madre, Bertrada.

Mio padre era un uomo di larghe vedute, ma l'aggettivo che più lo identifica è pragmatico. Per la sua famiglia, per il regno, per il suo popolo. Mia madre era energica, determinata, sicura di sé, e dunque, per riassumerla con un unico aggettivo, direi granitica.

- Quali suggestioni provò nella notte di Natale dell'800?

Una grande emozione, e poi anche timore, perché non ci si inginocchia al cospetto del Papa e di Dio onnipotente senza la consapevolezza della grandiosità del momento, che mancava da troppi secoli, dopo la caduta di Roma. Ma una volta indossata la corona di imperatore, tutto si è fatto nitido e preciso davanti ai miei occhi, e il timore è sfumato, sostituito dalla fermezza d'animo e dalla tenace volontà di dare un futuro al mio popolo e alla stirpe Carolingia, nata con me e proseguita nei miei figli.

- Ha combattuto tante battaglie, quali ricorda maggiormente?

La sconfitta del re dei Sassoni, Vitichindo, e l'abbattimento dell'albero sacro Irminsul, ma anche la conquista del tesoro del Khan degli avari, e quella di Desiderio, re dei Longobardi. Nella mia lunga vita ho sempre vinto tutte le mie battaglie, grazie alla forza dell'esercito Franco, delle innovazioni militari apportate, come la cavalleria pesante, e alle strategie di guerra imparate da mio padre. Le due sole battaglie che il mio esercito ha perso, fra cui la disfatta di Roncisvalle dove ha perso la vita il prode Rolando, non mi vedevano al comando, ed è per questo che da allora ho sempre guidato io stesso i miei eserciti.

- Quali erano le sue passioni?

La guerra, le donne, la caccia, il buon cibo. Cos'altro può volere di più dalla vita, un uomo?

- Ci può descrivere una sua giornata tipo?

Non è mai esistita una giornata tipo, per un principe, un re e poi un imperatore. Le mille incombenze del governo, della guerra, del matrimonio, dell'etichetta di corte, disegnavano ogni giorno un percorso nuovo e diverso dai precedenti. Ed è forse per questo che ho resistito così tanti anni al potere, fino al giorno della mia morte, avvenuta all'età di 71 anni.

- Quale fu, a suo avviso, l'evento più straordinario che la vide protagonista?

La costruzione del più grande palazzo imperiale dell'occidente, fin dalla caduta di Roma: Aquisgrana. Con la cattedrale innalzata a Dio sulla base dell'ottagono sacro alle divinità dell'architettura.

- Ci sveli un aspetto, poco noto, che la riguarda.

Il grande rispetto che ho sempre avuto per tutto le mie donne, a partire dalle mie cinque mogli fino a tutte le concubine e le amanti che hanno vissuto al mio fianco, passando per le mie figlie e le mie sorelle, a cui ho sempre voluto più bene che a me stesso. Molti erano sorpresi quando vedevano che per riflettere e confrontarmi su un problema qualsiasi, che fosse militare, politico, economico, sociale o personale, mi rivolgevo prima di tutto alle mie donne, la cui opinione ho sempre tenuto di gran conto. Senza di loro, probabilmente non sarei mai diventato l'uomo che è passato alla storia come Carlo Magno.

- Infine, un segreto che vuole condividere con chi leggerà Karolus, il nuovo romanzo storico di Franco Forte, di cui è protagonista.

Quasi tutti i personaggi del libro sono reali, sono vissuti realmente e hanno avuto un ruolo importante nella vita di Karolus Magnus. Eppure, ce ne sono alcuni che sono frutto della fantasia dell'autore. Costruiti per essere plausibili e perfettamente coerenti con il contesto del romanzo, e dunque molto vicini a persone che probabilmente sono esistite davvero, con gli stessi ruoli, anche se la Storia non li ha documentati. Quali? Vediamo se riuscite a capirlo, leggendo il romanzo.

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