di Maurizio Brotini, Sandro Fucito, Angelica Gatti, Linda Santilli, Stefano Vinti

Abbiamo partecipato all’assemblea che si è svolta a Roma il 27 maggio su invito di Claudio Grassi direttore della rivista Oltre il capitale, che, in risposta a tante sollecitazioni ricevute, ha creato le condizioni per questa giornata di confronto politico.

Una bella assemblea che ha richiamato molte e molti della galassia di sinistra arrivati da più parti d’Italia, pur senza un ordine del giorno definito, ma con un input di fondo in cui ci siamo riconosciuti: la necessità di reagire al crescente disagio, al senso di impotenza e frustrazione che viviamo per l’assenza di una sinistra di alternativa incisiva in grado di prefigurare un altro corso della storia.

Tanti i temi affrontati.

Una discussione libera, franca, ricca grazie alle molteplici angolature inevitabilmente diverse vista la provenienza dei partecipanti: ognuno con il proprio percorso alle spalle – per molti di noi convergente - e soprattutto con la propria attuale collocazione – chi è nella CGIL, chi in Sinistra Italiana, chi in Rifondazione Comunista, chi in Art.1 (ma in contrasto con coloro che sono andati nel Pd), chi nel Movimento 5 Stelle, e chi ha scelto l’associazionismo, i movimenti e il volontariato, o ha smesso di militare attivamente e si dedica all’esercizio del pensiero critico nel mondo accademico o in sedi culturali.

Viviamo il momento peggiore che si ricordi: nella crisi di rappresentanza democratica, le destre al governo stanno facendo man bassa dei diritti e delle tutele dei più fragili, dal mondo del lavoro alla sanità alla scuola pubblica. 6 milioni di poveri, salari, stipendi e pensioni erosi dall'inflazione, la precarietà, il caro affitti. Le nuove generazione sono state spodestate del loro futuro. La crisi climatica che rimanda a una sistema economico onnivoro basato sul profitto, che sfrutta non solo la forza lavoro, ma le vite, la natura, ogni vivente. C’è da ripensare il mondo! Mentre sullo sfondo internazionale incombe il rischio concreto di una guerra nucleare. Una guerra nel cuore dell’Europa, mai prima d’ora così marcatamente “costituente”, su cui si gioca la scommessa tra multipolarismo e unipolarismo nello scenario a venire e l’inaccettabile folle posizione del nostro Governo e di parte dell’opposizione a puntare sulla sconfitta della Russia, come se tale obiettivo non si traducesse in un conflitto mondiale distruttivo, forse definitivo. La carenza di mobilitazione contro di essa. 

E in questo quadro manca la sinistra e continua a essere assente quel duro e necessario esercizio di analisi e di comprensione della realtà che si è andata sbriciolando sotto i nostri piedi. Rielaborare un progetto di trasformazione complessivo. Leggere all’unisono conflitto di classe, conflitto di genere e nuovi diritti declinandoli politicamente. Per questo occorre creare spazi di discussione veri che producano pensiero, azione e tutto l’impeto necessario per rimettere in circolo le energie.   

Ma la positività di questo incontro secondo noi risiede anche in alcuni importanti elementi di consapevolezza emersi: ogni tentativo fatto per ricostruire una formazione politica non residuale e unitaria capace di rappresentare i ceti sociali più deboli e di tenere aperta la prospettiva di una alternativa al capitalismo è fallito. La parabola distruttiva e inarrestabile della sinistra, con i suoi ripetuti fallimenti ogni volta che ne abbiamo annunciato la sua rinascita, non l’abbiamo mai indagata fino in fondo. Sicuramente non nella dimensione soggettiva, quella che ci riguarda. Che riguarda tutte le piccole formazioni ancora in campo e che ci interroga direttamente sui nostri limiti. Invece che guardare dritto negli occhi questo dato di realtà, la politica di sinistra è stata svuotata della sua potenza trasformativa, ridotta a gestione del quotidiano, travolta da un livello di politicismo mai raggiunto prima. Dentro una visione che si presenta rimpicciolita e autoreferenziale, paradossalmente la partecipazione democratica dei militanti e la collegialità nelle decisioni, così come il dibattito interno, spesso sono divenuti perfino un intralcio.

E’ una delle ragioni per cui in tante e tanti hanno abbandonato, non hanno più tessera, e non sanno in quali spazi mettere in gioco il proprio desiderio di continuare ad impegnarsi. E’ un patrimonio che sta mano a mano disperdendosi. Per arginare questo rischio, come è emerso nel corso dell’assemblea, in molti territori stanno nascendo realtà associative che richiamano alla partecipazione. Si tratta di uno sforzo aggregativo che va sostenuto, facendo un lavoro per creare delle reti di collegamento tra le singole esperienze.

E’ quello che nel nostro piccolo intendiamo fare, dando vita ad una associazione che si colleghi in modo costruttivo alle altre e provi a riportare all’impegno energie preziose, sia sul piano della ricerca, sia sul piano della iniziativa politica. Le modalità le decideremo con quanti erano presenti e con chi sta mostrando interesse.

Pace, giustizia sociale, economia redistributiva e rispettosa dei limiti della terra. Sono questi i nostri punti di partenza per vincere il sentimento di paura cavalcato dalle destre in cui questi scenari rischiano di farci precipitare fino all’impotenza.

Ci vedremo in una ‘’due giorni’’ che si svolgerà a metà settembre, dove la discussione avviata verrà ripresa e avrà luogo un convegno di approfondimento sul tema della guerra e della pace che riteniamo essere questione prioritaria in cui impegnarsi e su cui faremo sentire la nostra voce.

Non abbiamo paura!

Fonte: Il Manifesto

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