di Vincenzo Vita.

 Il 15/3 u.s. si è tenuta l’assemblea dell’associazione Articolo21, nata ventuno anni fa per sollecitare l’attuazione piena di uno dei cardini della costituzione italiana.

Il quadro dentro cui si colloca la lotta per la libertà di informazione è persino più inquietante di allora. In quella stagione imperava il governo presieduto da Silvio Berlusconi, con canali televisivi proprietari e conflitti di interessi al seguito. E la situazione era grave. Ricordiamo il cosiddetto editto bulgaro, con vittime eccellenti come Enzo Biagi, Daniele Luttazzi e Michele Santoro. Va sempre rammentata, poi, la legge di Gasparri del 2004, che santificò la concentrazione di Fininvest-Mediaset e ridiede spazio e ruolo ai partiti nella Rai, dopo la piccola riforma del 1993 che attribuiva la funzione di nominare il consiglio di amministrazione ai presidenti delle Camere.

Ora, però, le nubi sono persino più nere e la tempesta si avvicina. Si combinano, infatti, alcuni fenomeni purtroppo sottovalutati: la rincorsa alla forma di stato presidenzialista, la concentrazione inaudita delle testate e l’inasprimento del controllo del sistema radiotelevisivo, la crisi dell’occupazione del settore con il dilagare di un precariato pressoché schiavistico.

L’assenza di normative adeguate e di un qualche freno alle querele temerarie, volte queste ultime a mettere il bavaglio al diritto di cronaca, rende il panorama davvero pericoloso.

Ecco perché Articolo21 ha voluto drammatizzare la situazione e proporre la formazione di un coordinamento per intrecciare luoghi e soggettività in movimento a difesa della Carta fondamentale. Serve una nuova grande mobilitazione di massa, come si realizzò – ad esempio- nell’ottobre del 2009 a piazza del Popolo di Roma.

L’intreccio con l’associazione nazionale partigiani è stato uno dei punti chiave del dibattito, segnato dall’intervento di Gianfranco Pagliarulo.

Così, si è sancito un patto di unità di azione con l’Arci, presente con la voce di Walter Massa. Sulla stessa lunghezza d’onda Mara Filippi per il premio intitolato a Roberto Morrione, Rossella Guadagnini per Libertà e Giustizia, Marito Bisso di No Bavaglio. Nonché FreeAssangeItalia. E Amnesty International.

L’incontro, molto partecipato anche dai presidi locali dell’associazione, è stato presieduto dalla portavoce Elisa Marincola ed introdotto – prima della relazione del fondatore Giuseppe Giulietti- dai presidenti Barbara Scaramucci e Paolo Borrometi.

Per la federazione nazionale della stampa Vittorio Di Trapani e Alessandra Costante (recentemente eletti al congresso di Riccione) hanno garantito interesse e sostegno, come ha inteso dire pure Daniele Macheda per il sindacato dei giornalisti della Rai.

Importante e non scontato si è rivelato il contributo dell’ordine nazionale dei giornalisti con Carlo Bartoli, che sta segnando la propria direzione con la volontà di aprire la categoria ai temi sociali che investono il lavoro nell’informazione.

Tanti gli spunti di un dibattito né retorico né formale. Stefano Corradino, Riccardo Cucchi, Graziella Di Mambro, Angelo Giacobelli, Antonella Napoli, Enzo Nucci e Renato Parascandolo stavano a testimoniare l’allargamento di una comunità, che ora si avvale di un sito sempre aggiornato.

Erano collegate le famiglie di Italo Toni, di e Andrea Rocchelli, alcune delle vittime dimenticate delle guerre orrende di questi anni. Articolo21 segue da sempre (con Mariangela Gritta Grainer) le vicende di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin o la terribile vicenda di Regeni.

La lotta contro gli attacchi contro chi tiene la schiena dritta è un elemento identitario, che evoca una vasta e incessante mobilitazione etica, oltre che cognitiva.

L’assemblea si è conclusa con un appello contro l’estradizione negli Stati uniti di Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks. La portavoce di Napoli Desiree Klain ha annunciato al riguardo l’ipotesi di attribuire il riconoscimento intitolato a Eleonora Pimentel Fonseca alla moglie avvocata Stella Moris.

Quante citazioni fugaci: da Ahmad Rafat, a Loris Mazzetti, a Giovanna Reanda, a Duilio Giammaria, a Caterina Moser, a Vito Lo Monaco, a Nicole Corritore. Maria Zegarelli ha rappresentato il dramma de l’Unità.

Tante persone, lontane dall’omologazione in atto.

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