di Fausto Bertinotti tratto dall'editoriale che apre il nuovo numero di “Alternative per il socialismo” in uscita nei prossimi giorni.

C’è qualcuno che in questa crisi si sia accorto dell’esistenza delle Nazioni Unite? Anche le Nazioni Unite erano figlie di una visione che avrebbe dovuto inaugurare una nuova epoca, l’epoca della pace universale. Guardiamo com’è fallita la grande illusione secondo cui il crollo dell’Unione sovietica avrebbe determinato il mondo unificato nella libertà. Invece si è rivelato progressivamente il mondo dell’incertezza, della precarietà, della diseguaglianza, che è cresciuta nel mondo come all’interno dei singoli Paesi. È questo che determina l’incertezza strutturale del nostro tempo sommarsi a quell’economia di rapina che le grandi potenze hanno applicato anche alle nuove materie prime.

Nazionalismi e logiche di potenza
In questo scenario, può sempre e ovunque prodursi l’evento tragico della guerra, solo che a noi la guerra impressiona quando è vicina e ha conseguenze economiche sulla nostra vita. Lontana ci appare meno drammatica. Senza intendere invece che è proprio in questo disordine che si produce la contesa per l’acquisizione delle risorse fondamentali da parte dei potenti e la contesa per chi deve essere il più potente tra i potenti. È il ritorno regressivo a un passato che credevamo lontano. Risorgono da lì i più feroci nazionalismi e l’idea dello Stato forte; Stati forti che confliggono tra loro nella logica di potenza. I nazionalismi e la logica di potenza sono i “nuovi fattori del rischio” su scala mondiale. Essi si intrecciano ai rischi che si producono all’interno delle singole società connettendo guerre, povertà e diseguaglianze. Ogni volta che si produce un clima di crisi acuta, sia endogeno che esogeno, questo, infatti, causa un aggravamento delle diseguaglianze e una disintegrazione dell’unità dei popoli. La crisi è come la dilatazione della tendenza in corso. […]Ma è il modello economico e sociale che va messo in discussione se si vuole perseguire la pace come la salvezza del pianeta. Basti pensare all’ultima vicenda energetica e alle sue conseguenze sui prezzi. È solo un esempio, naturalmente.

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