di Silvana Sonno - Rete delle donne AntiViolenza

Negli anni tormentati del nostro Risorgimento molte sono le figure di donne che hanno lavorato al raggiungimento dell'indipendenza italiana, al fianco di ben più noti illustri personaggi della nostra storia. L'oscurità e il silenzio, che sono calati su tante donne che hanno messo la propria vita a disposizione della lotta risorgimentale, rappresentano uno di quei buchi neri che continuano a inghiottire le presenze femminili della nostra cultura, passata e contemporanea.

La stessa corrente dicitura “padri della patria” attribuita ai personaggi che “hanno fatto” l'Italia, a partire dalle vicende risorgimentali fino alla resistenza antifascista e alla nascita della Costituzione repubblicana, esclude in via di proprietà grammaticale e semantica le donne, che pure sono state numerose e importanti in tutto il corso degli avvenimenti che hanno reso possibili i migliori anni- i meno bui, quanto meno - della nostra storia nazionale.

Ma si sa, i tempi cambiano – i nostri, quelli che stiamo vivendo, cambiano molto in fretta – e la modernità fa giustizia di tante discriminazioni e penoso oscurantismo. Ne è prova la decisione da parte del Presidente della giunta provinciale di Perugia, di nominare come testimonial – per l'Umbria – dei 150 anni dall'unificazione del Bel Paese, la neo eletta Miss Italia Francesca Testasecca folignate, che metterà la sua fascia e la smagliante coroncina di brillanti, simboli di cotanto approdo, al servizio della causa provinciale e nazionale, e il suo nome potrà così a buon diritto affiancare quello di Colomba Antonietti anch'essa folignate, sia pure non per nascita (un punto in meno?), caduta per difendere la repubblica romana, nel 1849, dopo aver prestato valido servizio nell'ospedale da campo per i feriti, accanto a Cristina di Belgioioso (principessa: quanti punti?), Enrichetta di Lorenzo (compagna di Carlo Pisacane: bel colpo!), Giulia Calame (moglie di un attore!), Margherita Fuller (americana: wow!), Anita Garibaldi (punteggio massimo!), e una serie di nomi meno noti e addirittura sconosciuti di giovani donne che hanno “gettato la propria vita sulla bilancia del destino”, spinte dal bisogno di affermare se stesse dentro l'idea di un'Italia finalmente liberata.

Chissà, se fossero vissute adesso, in quest'epoca di lustrini, nani e ballerine, forse qualcuna di loro farebbe la fila per entrare in Mediaset a fare la velina o sfilerebbe nelle mille passerelle per eleggere le miss di questa o quella categoria. Forse. Ma non riesco neanche lontanamente a pensare Cristina di Belgioioso che compete per miss Padania o la “nostra” Colomba a sfilare come “miss fornarina”.

Non intendo in nessun modo esercitare il mio sarcasmo - che qualcuno troverà un po' a buon mercato - nei confronti di Francesca, mi sento invece di rivolgere una punta di contrarietà nei confronti dei rappresentanti delle nostre Istituzioni (ricordo che anche la presidente della Regione s'è affrettata a congratularsi con la famiglia Testasecca per l' “onore” toccato alla giovane miss), che con tali iniziative certo non contribuiscono a risvegliare quell'orgoglio femminile di genere di cui ha tanto bisogno la nostra società, per affrontare e contrastare le limitazioni che pongono le donne al margine e le chiamano alla ribalta solo quando diventano visibili per decreto mediatico: vittime dei tanti femminicidi, che insanguinano le nostre città e le nostre famiglie, o ragazze – immagine, al servizio dello sguardo non certo innocente di chi gestisce potere e mercato.

Il presidente Guasticchi ritiene invece che la neo eletta miss Italia rappresenti “il cuore di una regione che in lei si riconosce” e poiché l'Umbria è il cuore (verde) d'Italia, per la proprietà transitiva Francesca Testasecca diventa il centro propulsore dell'intera nazione che, a 150 anni dal suo Risorgimento, si ritrova in questo modo confezionata dentro un immaginario che dà ben conto del perché questo Paese non riesca a scrollarsi di dosso il berlusconismo e i suoi – inconsapevoli? - epigoni.

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