MINE VAGANTI. I NUOVI CORPI DI REATO di Nichi Vendola
I giovani colpevoli di rave, le donne che abortiscono, gli studenti che contestano, i migranti nei loro barconi, le famiglie omogenitoriali, persino Rosa Chemical e la sua felice trasgressione sul palco di Sanremo: tutti “corpi di reato”, mine vaganti, carichi residuali da espellere, eccedenze che minacciano l’ordine pubblico, soggettività da consegnare alla cattedra dell’umiliazione.
Eccolo, in tutta la sua superbia e inettitudine: un governo col volto feroce, illiberale per natura e vocazione, sempre a caccia di alieni, animato da un’indomabile ansia penitenziaria, abitato dalla burocrazia della disumanità. Ci guarda dall’alto, ci spia nella nostra vita privata, si intromette nelle nostre scelte più intime, pretende di controllarci, di giudicarci, di inchiodarci agli stilemi di un redivivo “Stato etico” che per noi è solo antiquariato. Un governo in lotta permanente contro i diritti e la modernità, in cerca ogni santo giorno di una preda da colpire e da sbranare.
L’imperizia persino grottesca con cui la destra al potere maneggia i più delicati dossier del tempo nostro, il suo stile guascone e pressapochista, la miseria della sua visione del futuro, si coniugano perfettamente con il “manganello normativo” con cui ci si illude di governare la complessità sociale e persino la molteplicità del vivente.
Oggi tocca ai bambini. La compulsione ideologico-venatoria della destra oggi va all’assalto dei diritti dei bambini. Sono loro il nuovo scalpo da esibire, il trofeo del populismo con la bava alla bocca. Non dico i bambini chiusi nelle piccole bare bianche della Calabria, i piccoli esseri umani che il mare ha inghiottito e sputato in faccia a noi e alla cattiva coscienza di chi non li ha salvati.
Oggi tocca ai nuovi “frutti del peccato”, figli di un Dio minore o di nessun Dio, ai piccoli nati in famiglie irregolari, ai non concepiti secondo le norme ginecologiche del “Dio patria e famiglia”. Ai nostri bambini, considerati i prodotti tecnologici del disordine morale e del relativismo etico, spetta una punizione esemplare. Nel nome della sacralità della Famiglia, quella con la maiuscola, si inibisce la legittimazione giuridica di famiglie esistenti, quelle con la minuscola, che non sono una proiezione di ideologie eccentriche ma sono carne e sangue di relazioni d’amore. Nel nome dei diritti del Bambino-idea si impedisce ai bambini-realtà di avere, legalmente riconosciuti, i propri genitori. Invocando un bene astratto producono un male assai concreto, un destino kafkiano per chi rischia di precipitare in un limbo giuridico, per chi sarà un genitore negato dallo Stato, per chi sarà un figlio bullizzato dall’anagrafe.
Ecco: le famiglie arcobaleno sono il diavolo sul pianerottolo. Tanto più allegri e sereni sono i loro figli tanto più occorrerà molestarne l’esistenza, denunciarne la minaccia, spegnerne i colori. Con gli esorcisti del gender e l’olio di ricino delle circolari del Viminale credono di fermare il vento del cambiamento. Sono ipocriti come sepolcri imbiancati, sanno di puzzare di Medioevo, sanno anche di avere già perso. Si contentano solo di umiliare le loro prede, pur di mettere un po’ di ferocia all’incasso.
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