Di Ciuenlai - Le recenti elezioni comunali hanno confermato una situazione politica che va ormai cementandosi nel nostro paese. Una minoranza diretta dalla destra identitaria, domina lo scenario, perché capace di motivare tutto  il suo elettorato. E vince facile perché non ha avversari. 

Un’anomalia politica  determinata dalla  trasformazione del più grande partito comunista dell’occidente  in una forza politica moderata e conservatrice con venature reazionarie in argomenti delicati come la pace e la guerra. Così il risultato di questo processo di “democristianizzazione”, il  Pd , si trova ad occupare e sfruttare uno spazio che non gli appartiene, facendo da tappo a quella grande richiesta di alternativa che alberga in questa parte del “popolo”. Parliamo di una realtà che emerge in maniera sempre più chiara, ad ogni  tornata elettorale. E’ il caso di  quella di qualche settimana fa. 

Basta esaminare  sia le sconfitte che le vittorie, per rendersene conto. Il Partito Democratico  vince (leggi Vicenza, Brescia , comuni Lombardi ecc.) in zone ricche e una volta “bianchissime” e perde nelle ex zone rosse  come Massa, Pisa, Siena, Ancona, Terni e in alcuni simboli, in alcune piccole “Stalingrado” come Sarzana e Umbertide. Cioè è ormai  catalogato come soggetto moderato, che provoca interesse in  zone di cultura storicamente DC e delusione e fuga  in zone di cultura storicamente Pci.  Chi crede che nei luoghi storici della sinistra fiumi di elettori abbiano cambiato casacca, si sbaglia e di grosso. Qualcosa oggettivamente si è spostato, ma la stragrande maggioranza di quelle masse che determinavano percentuali bulgare, sono andate ad ingrossare il grande popolo dell’astensionismo.

Finito l’effetto di quel ricatto chiamato “voto utile” il re è diventato nudo.  Chi pensa di risolverlo riportando il Pd sulla buona strada, non ci ha capito una mazza. La struttura dei democratici è ormai dominata da quella cultura politica sia nei comportamenti che negli uomini. Non sarà, a mio parere,  una semplice radicale di stampo pannelliano annaffiata con uno spruzzo di cultura socialdemocratica come la Schlein, a determinare quella rivoluzione che ci vorrebbe.  Più passa il tempo e più diventa chiaro che, al di là delle buone intenzioni,  la Schlein si sta misurando  con un corpo (che infatti aveva sostenuto il suo avversario) che continua ad andare per la sua strada e a svolgere il ruolo di garante del pensiero unico liberista . Ogni giorno le Tv sono piene di sostenitori di Bonaccini che ripresentano il Pd “originale” .

Una cosa che costringe l’inesperta “ragazza” a continui aggiustamenti di linea, che spesso la mandano in confusione, come si è visto nelle storie delle armi all’Ucraina, degli inceneritori e dei diritti civili. Scegliere di iniziare aderendo al “manchismo” veltroniano è la prova che margini per un cambiamento profondo non ce ne sono.  Il Pd è ormai una forza  politica controriformista più organica alle posizioni di Calenda e di Renzi che alla sinistra. Occorrerebbe aprire una fase diversa. Ma sul chi e sul cosa potrebbe aprirla, per il momento, è buio pesto.

P.S. IN TV IL PD DI SEMPRE  – Io non so come funziona e chi determina gli inviti in Tv. Ma nelle trasmissioni e nei Talk di stampo politico il Pd viene quasi sempre rappresentato da soggetti che hanno sostenuto Bonaccini e che ripresentano il volto del Pd di sempre. Se non c’è la Serracchiani, c’è la Malpezzi o la Moretti, Romano o la Morani,  piuttosto che la Picerno o la Bonafè, Fassino o la Sereni e/o l’immancabile e ossessivo Ricci, il Sindaco di un “paesone” come Pesaro, che non si capisce a che titolo e perché abbia tutto questo spazio. Una “ghenga” che si prepara a cucinare la Schlein? Ad occhio sembra di si. E avrebbero pure un candidato alla successione, Il  fiorentino Nardella (altro sindaco onnipresente) . 

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