di Roberto Musacchio.

Macron che per i mass media, ma anche per molti politici, era il campione dell'europeismo ora diventa il nazionalista napoleonico che statalizza i cantieri e persegue i propri interessi in Libia ( c'è da dire utilizzando il "lavoro" di Hollande da lui distrutto politicamente). Non si sa se ridere o piangere di fronte ad abbagli così clamorosi che dovrebbero far vergognare chi li fa praticamente ogni giorno da decenni. Ma la verità è che non ci sono abbagli ma una realtà che si mostra, ed è mostrata, di volta in volta nelle sue varie facce. Siamo nell'epoca della "globalizzazione nazionalsta" una sorta di ossimoro inquietante. E siamo nell'epoca dell'"europeismo nazionalista", altro ossimoro. Per dirla meglio siamo da trenta anni nell'epoca in cui il capitalismo finanziarizzato pur di rompere ogni argine cambia continuamente di spalla al fucile. Spinge sulla globalizzazione ma, per quel che serve, si avvale della geopolitica più classica. L'Europa reale è così. Un gigantesco processo di dissoluzione del vecchio compromesso sociale che si avvale del Ceta o del WTO come dell'egemonismo tedesco o del nuovo bonapartismo francese. Tanto i conflitti sono parte integrante del processo e basta che poi convergano in quella che Gallino chiamava la "lotta di classe rovesciata". Colpisce che ci sia ancora chi pensa che di fronte a tutto ciò si possano fare sinistre a tavolino magari con al centro molti di quelli che di questi processi sono stati partecipi più o meno consapevoli.

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