di Roberto Bertoni.

Poi la finiamo qui e cominciamo ad occuparci di cose serie, sia chiaro, ma visto che nelle ultime settimane non si è parlato d'altro che delle questioni di genere, con una dose di strumentalità che di certo non aiuta la causa e le sacrosante battaglie delle donne per l'affermazione dei propri diritti, dico la mia sul simbolo di Liberi e Uguali e sulla scelta di questo nome. Ebbene, se vogliamo fermarci alla superficie delle foglioline e delle scemenze che sono state dette in proposito, facciamo pure: basta che non ci lamentiamo, poi, dello scadimento del dibattito pubblico e del suo progressivo sprofondamento negli abissi della barbarie. Se invece vogliamo scandagliare a fondo la questione, possiamo ricordare che questo nome deriva dell'articolo 3 della Costituzione italiana e dell'articolo 1 della Dichiarazione universale dei diritti umani firmata a Parig il 10 dicembre del '48. E sapete chi furono le promotrici di questi due capisaldi del diritto e del vivere civile? Furono la partigiana Teresa "Chicchi" Mattei, la quale fece aggiungere la locuzione "di fatto" all'articolo 3, trasformando una straordinaria affermazione di princìpi nella chiave d volta della nostra Carta costituzionale, ed Eleanore Roosevelt, fautrice della suddetta Dichiarazione onde evitare che si ripetessero gli orrori dei due conflitti che avevano insanguinato il mondo fra il '14 e il '45 e che si facesse strada quell'ideologia cosiddetta "onusiana" di cui pure al Palazzo di vetro sembra, purtroppo, essersi persa traccia.

Due donne straordinarie, dunque, alla base di un nome che è, al tempo stesso, una dichiarazione d'intenti e un messaggio politico e valoriale di altissimo livello, in quanto libertà e uguaglianza, al pari della fratellanza, sono i tre concetti simbolo della Rivoluzione francese, spartiacque della storia europea e del passaggio dalla stagione dell'assolutismo dei regnanti e dei governi all'epoca dei diritti e delle rivendicazioni sociali e civili.

Senza quel passaggio storico, infatti, avremmo continuato ad avere delle Costituzioni ottriate, ossia concesse per gentile volontà di qualche sovrano illuminato, come fu ad esempio lo Statuto albertino, donato al Regno di Piemonte e Sardegna da Carlo Alberto di Savoia e successivamente esteso al resto d'Italia, anziché delle Costituzioni conquistate a costo di immani sacrifici, com'è per l'appunto la nostra Carta nata dal sangue della Resistenza al nazi-fascismo.

Senza quei punti fermi del pensiero occidentale, inoltre, non si sarebbe mai formata, a livello europeo, un'opinione pubblica in grado di dar vita a fenomeni come il Risorgimento o la Comune di Parigi, fatte le debite differenze fra i due eventi, né avremmo assistito, probabilmente, alla nascita di quel pensiero liberale in grado di soppiantare il potere temporale della Chiesa e di fondare il nuovo patto sociale su solidi valori di laicità, ahinoi non sempre rispettati nel nostro Paese.

Ed è quasi superfluo sottolineare quanto sia stato importante l'apporto delle donne tanto al Risorgimento quanto alla Resistenza, ossia al nostro "secondo Risorgimento", per dirla con il presidente Ciampi: due momenti costitutivi della nostra Nazione che nei princìpi di libertà e uguaglianza hanno avuto le proprie bussole e la propria ragione di esistere.

Libertà e uguaglianza, pertanto, sono concetti che vanno ben al di là di una sciocca polemica su chi ci fosse sul palco alla presentazione della lista di sinistra e su quale ruolo avranno le donne all'interno di essa.

Libertà e uguaglianza sono due parole femminili e onnicomprensive nelle quali io, come uomo, mi riconosco pienamente, essendo i riferimenti imprescindibili di chiunque si opponga a ogni forma di sopruso, di prepotenza e di oppressione nei confronti degli ultimi e dei deboli.

Libertà e uguaglianza, sul piano storico, hanno il volto di figure come la già menzionata Teresa Mattei, Nilde Iotti, Irma Bandiera e tutte le altre donne protagoniste della Resistenza; libertà e uguaglianza ci ricordano il sacrificio eroico di due vittime delle stragi di mafia del '92-'93 come Francesca Morvillo, moglie di Giovanni Falcone, ed Emanuela Loi, membro della scorta di Paolo Borsellino; libertà e uguaglianza ci riportano alla mente la personalità di Dolores Ibarruri, la "pasionaria" repubblicana della Guerra civile spagnola che ispirò a Hemingway il personaggio di Pilar in "Per chi suona la campana"; libertà e uguaglianza sono due concetti estremamente attuali e impegnativi che spetta soprattutto alla sinistra rappresentare degnamente e condurre nel contesto di una modernità più che mai ingiusta, oppressiva e colma di disuguaglianze e di violenze.

Vedremo a breve come saranno composte le liste di questo soggetto politico, se saranno all'altezza degli intenti dichiarati o se, al contrario, prevarranno le peggiori pulsioni conservatrici e politiciste. Personalmente, sono fiducioso e speranzoso, anche per quanto concerne la parità di genere all'interno delle medesime, e direi che la disputa sul nome possa chiudersi qui, lasciando che a blaterare a vanvera siano coloro che, al di là degli attacchi e del fango da gettare copiosamente sugli avversari, non hanno altri argomenti né la benché minima volontà di studiare e di informarsi.

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