Di Ciuenlai - Letta e Draghi, ovvero il trionfo della conservazione. E’ la logica conclusione di un paese che è riuscito a mitizzare ed inserire nel Pantheon della sinistra un certo Conte, che riesce a  fagocitare ogni forma di alternativa, anche quelle più sgangherate (leggi M5S) e che, se si votasse, si affiderebbe, mani e piedi ad un frequentatore di discoteche. 

La normalizzazione di quel poco che resta del Pd passa da qui. Basta coi leader carismatici e populisti alla Renzi, basta con le piccole quanto astratte strizzatine a sinistra alla Zingaretti. Si ricomincia da dove si era lascato e cioè dalla ricerca disperata della cementazione di un soggetto politico centrale, rappresentante degli interessi del pensiero unico liberista.

Letta è una persona per bene. Ma non appartiene certamente alla storia del movimento operaio italiano. Fa parte di una nomenclatura moderata e ad una famiglia che ha fatto della conservazione il suo marchio di fabbrica (Lo Zio Gianni che continua  a manovrare da dietro le quinte nè è il più fulgido esempio). E’ qualcosa di importante essere una brava persona, ma non basta. Non basta non solo per le connotazioni politiche, ma anche per il tipo di personaggio.

Letta ha fatto fatica a reggere un Governo di coalizione mostrando non poche debolezze a gestirne le varie anime e  soprattutto “gli squali” del suo partito. Fare il segretario di una sigla elettorale, che ha più divisioni che iscritti, da trasformare in partito, appare come una utopia che non diverrà mai scienza. Rientra in una casa nella quale” la linea” (sic) la dettano in Tv soggetti che si credevano estinti come la Serracchiani, la Moretti, Fiano e Romani, i capigruppo parlamentari sono figli di Renzi  e i personaggi minori girano le correnti a seconda “il vento che tira”. Con questa strutturazione  anche Stalin e i suo regime del terrore verrebbero travolti.

E’ questione di cultura politica. Il Pd è composto da queste anomalie incorreggibili e destinate ad un lento ma inesorabile declino. Ed è difficile che un numero 2 per antonomasia possa fargli cambiare rotta.

Letta , per certi versi,assomiglia tanto al povero Natta. Ottimi , grandi collaboratori, suggeritori, analisti e studiosi, utilissimi a chi deve dirigere e reggere la baracca. Ma assolutamente impreparati a determinare un cambiamento di rotta di un corpo sulla via del declino. La fine di Natta e la fine del Pci stanno lì a disposizione di Letta per tentare di cambiare un corso e ricorso storico legato che ha come esito la parola fine.

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