La Regione di destra attacca l’autodeterminazione delle donne e i diritti nella sfera riproduttiva. La mobilitazione regionale non si farà attendere!

Regione Umbria. In una torrida giornata di luglio approvata - senza opposizione - in terza commissione una “imponente modifica” al Testo unico in materia di Sanità e Servizi sociali del 15/4/2015.

L’hanno chiamata Legge sulla famiglia, condita con una zuccherosa Agenzia per la famiglia e una Giornata regionale per la famiglia e l’hanno pensata con l’aiuto delle Associazioni delle Famiglie: in pratica si tratta di una modifica sulla normativa in atto di Sanità e Servizi Sociali che pone al centro non le persone e i loro diritti, ma una astratta e ideologica idea di famiglia tradizionale ben lontana dalla realtà quotidiana. L’idea è davvero cosi vecchia da sembrare quasi un banale revival degli anni venti di fascista memoria. L’interesse centrale riguarda ovviamente le politiche di incremento demografico e, citando la proposta di legge atto n. 584, “rimuovere le difficoltà economiche, sociali e relazionali che possano indurre all’interruzione di gravidanza, anche attraverso apposite convenzioni con soggetti non istituzionali”.

Ricordiamo alla Regione che l’Ivg è un diritto fondato sulla libera scelta di donne che consapevolmente decidono di interrompere la gravidanza e non permetteremo ad alcun soggetto istituzionale e non di interferire sulle nostre scelte. D’altra parte la destra adora incentivare la produzione di figli, meglio se bianchi e magari da mandare devotamente in guerra per la patria: ha un grande interesse per la tutela del nascituro fin dal “concepimento” (leggi contrasto alla autodeterminazione delle donne e alla 194) mentre evita di occuparsi dei diritti della salute sessuale e riproduttiva, della riqualificazione di consultori (al contrario introduce strutture private convenzionate con Asl), nonché dell’incentivazione di asili nido gratuiti e altri servizi pubblici per minori, figuriamoci del sostegno al reddito - ricordiamo che il loro governo ha eliminato quei due spiccioli del reddito di cittadinanza per intere fasce di popolazione povera, mentre adeguate condizioni economiche e sociali rimangono per i soggetti la base per una reale scelta consapevole di autodeterminazione in termini di riproduzione. E certo, come potevamo immaginare, non c’è alcun accenno alle pesanti condizioni ambientali, all’inquinamento e all’ecocidio che minano la salute dell’ecosistema e la salute riproduttiva del pianeta nel suo insieme.

Invece con la parolina magica “sussidiarietà” queste famiglie tradizionali - nelle quali il carico di lavoro di cura pesa in maniera asimmetrica in termini esponenziali sulle spalle delle donne - dovranno prendersi cura di figli, ma anche di anziani ancora più di quanto oggi succeda. Le aspettative di vita per la popolazione sono, infatti, aumentate e di conseguenza anche le malattie croniche e la non autosufficienza e dunque necessariamente anche il bisogno di assistenza: ma redistribuire, tramite politiche di welfare, il lavoro e la cura ad enti che non siano le famiglie - ad esempi introducendo indispensabili operatori/operatrici di prossimità - per la giunta è volgare “assistenzialismo”. I familiari (ovvero prevalentemente le donne), volenti o nolenti dovranno perlopiù continuare ad assumersi questo carico di lavoro “volontario e non retribuito”, con il bellissimo contentino però di continuare a fregiarsi del titolo di care giver.

Uno dei pochi oneri economici che la Regione, infatti, prevede di assumersi, in queste bella pensata, non è di finanziare il welfare, ma le aziende che faciliteranno la permanenza in casa incentivando il telelavoro, il “lavoro agile”, che consente a chi di dovere di poter svolgere le proprie mansioni contrattuali e contemporaneamente - con lo stesso identico stipendio - occuparsi di lavori domestici, figli, magari disabili e anziani a carico. Nel manifesto di propaganda della destra non manca neanche l’esplicito sostegno al welfare aziendale: i soldi per il welfare universale e pubblico e i diritti delle persone sembra non ci siano mai, mentre non mancano per le aziende che vengono orientate ad elargire dentro la negoziazione contrattuale di lavoratrici e lavoratori, interventi di assistenza che rivestono di fatto più il carattere di regalie. Il diritto costituzionale all’assistenza viene cosi degradato a facoltà contrattuale su iniziativa padronale sorretta da incentivi e finanziamenti regionali.

L’attacco alla donne è tale che non vi è alcuna menzione alle drammatiche condizioni di violenza di genere in cui la nostra società è immersa, ma al contrario si sostiene la “famiglia” come nucleo imprescindibile di intervento in ogni situazione ribadendo ad esempio la centralità delle politiche di mediazione familiare e dell’affido condiviso, anche dunque in presenza di partner e/o genitore violento.

Queste sono solo brevi note di commento ad un indegno provvedimento dall’impianto fortemente ideologico e che rispediamo al mittente.

Al mittente diciamo, inoltre, che ci impegneremo affinché le risorse economiche e le politiche regionali siano indirizzate nella cura di tutte le soggettività presenti nel territorio, e lo invitiamo a finanziare e tutelare i servizi connessi ai centri antiviolenza e alla violenza di genere, a riconoscere e finanziare tutte le buone pratiche costruite negli anni dalla professionalità delle operatrici e operatori del terzo settore, a far fronte a quelle mancanze economiche derivanti dalle crescenti disuguaglianze che si stanno incardinando anche nel nostro territorio, a investire i suoi soldi nelle strutture pubbliche piuttosto che nelle private convenzionate. E al mittente diciamo, ancora, che vogliamo essere libere di scegliere quello che pensiamo sia meglio per le nostre esistenze.

Questo testo normativo è, invece, una aggressione alle nostre vite, assolutamente in contrasto con l’idea di sanità pubblica e di sociale che intendiamo sostenere e per cui ci batteremo.

Assemblea Transfemminista Perugia

Adesioni: PACE TERRA DIGNITA' Umbria, Omphalos LGBTI, Rete Antiviolenza Umbria (RAV), RU2020 Rete Umbra per l’Autodeterminazione, Udi Perugia, Libera… mente donna, Terni Donne, Forum donne Amelia, Una Regione per Restare, Coordinamento Donne Subasio, Uds Umbria, Uds Perugia, Link, Circolo ARCI il Porco Rosso, Udu,  Lista per la sanità Pubblica

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