L' UMBRIA CHE NON VA
di Stefano Vinti
In Umbria stiamo vivendo una grave crisi demografica, tra il 2010 e il 2022 si sono persi 50.079 residenti, e rispetto alle nascite avevamo quasi 8 mila bimbi nel 2010 e meno di 5 mila nel 2022. Un calo attorno al 40%.
Cresce il numero dei pensionati, con il più alto numero di pensionati al minimo, con pensioni inferiori dell'11% rispetto alla media nazionale, che raggiunge quota 400 mila e supera quello dei lavoratori attivi, circa 350 mila. Il lavoro irregolare è stimato in quasi 45 mila lavoratori, ed i lavoratori con regolare contratto, a tempo indeterminato nel settore privato, guadagna un 16-17% in meno rispetto al resto d'Italia.
Quasi un umbro su due ha superato la soglia dei 55 anni mentre gli under 19 non arrivano al 20% della popolazione.
La procreazione ha bassi tassi e la popolazione invecchia. Sempre più giovani lasciano la regione è sempre più la popolazione anziana avrebbe bisogno di una diffusa ed efficiente assistenza socio-sanitaria, ed invece è costretta a lottare contro lo sfascio della sanità pubblica.
Crescono i poveri, che tra coloro che sono in povertà assoluta o a ridosso di quella soglia, ormai sono l'11% della popolazione totale.
In un quadro sociale così fosco non si è trovato di meglio che: abrogare il Reddito di Cittadinanza e negare l'istituzione del salario minimo per legge con il plauso della Presidente della giunta regionale.
La destra umbra non ha la minima idea di come uscire da questa situazione, di come invertire un declino demografico e un deterioramento delle condizioni sociali più in generale. Occorre creare una reale e radicale alternativa politica e sociale alla destra, che apra un nuovo ciclo di sviluppo economico e sociale, compatibile e sostenibile con l'ambiente, nelle città dell'Umbria e in Regione.
Stefano Vinti (associazione culturale UMBRIALEFT)
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