di Giuseppe Onofrio, Direttore Greenpeace Italia - Il Manifesto 01.08.2019 .

Gli incendi che stanno devastando la Siberia seguono le ultime estati di ampi incendi nel circolo polare artico e sono una delle fotografie più allarmanti dei cambiamenti climatici in atto. I picchi anomali di temperature in quella zona del pianeta vanno susseguendosi e, quest’anno, lo scioglimento dei ghiacci artici sta seguendo da vicino l’andamento che portò al record segnato nel 2012.
Gli incendi in atto sono di per sé di una vera catastrofe ecologica: 3,3 milioni di ettari di foreste in fiamme, un’area più grande del Belgio e in fumo va una quantità di CO2 – quasi 140 milioni di tonnellate – doppia rispetto a quella dell’Austria. Se le temperature elevate e il clima secco amplificano grandemente il rischio di propagazione degli incendi, una mancata gestione di questi rischi – per mancanza di risorse – è un fatto. La legge prevede eufemistiche «zone di controllo», che coprono il 50% delle foreste russe che prevedono che in queste aree gli incendi – dovuti quasi sempre a cause umane – possano essere lasciati senza controllo. Questo perché è ritenuto che i costi da affrontare sarebbero maggiori dei danni.

GREENPEACE RUSSIA – attiva con squadre di attivisti e volontari pompieri – contesta questa norma e chiede da tempo interventi strutturali. Non solo per proteggere, ovviamente, il patrimonio forestale, ma anche la popolazione investita da fumi densi e tossici: nell’area coinvolta ci sono diverse città importanti come Chelyabinsk, Omsk, Novosibirsk, Krasnoyarsk. E il fumo degli incendi si è espanso fin quasi agli Urali.
Un effetto collaterale di questa catastrofe è la produzione di «black carbon», particelle nere che viaggiando in aria possono finire in Artico e «sporcare» il ghiaccio: questo riduce l’albedo – la quantità di luce solare riflessa dalle zone bianche – contribuendo ulteriormente al riscaldamento del pianeta. Questi effetti associati al riscaldamento globale evidenziano come l’innesco di «feedback» retroazioni, possa far accelerare il fenomeno in modo incontrollato: l’aumento delle temperature fa sciogliere il permafrost – terreno ghiacciato – nell’area artica, liberando quantità di metano intrappolate nel ghiaccio il cui rilascio accelera il riscaldamento globale.

LE RICHIESTE di Greenpeace Russia, che in soli 5 giorni ha raccolto 265 mila firme a sostegno, sono quelle di: mandare subito squadre ulteriori di pompieri per combattere il fuoco e aiutare la popolazione investita dal fumo; rivedere radicalmente il sistema delle «zone di controllo»; finanziare in modo adeguato la protezione delle foreste e gli interventi sugli incendi boschivi.
L’intensificarsi di questi fenomeni climatici estremi – incendi ma non solo – pone crescenti problemi anche di protezione civile e l’inerzia di molti governi – certo non solo quello russo – di intervenire a danni fatti pensando di risparmiare risorse può rivelarsi un grave errore. La questione climatica è già e ancor di più sarà in futuro una questione di protezione civile e, in alcune aree, di sopravvivenza.

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