Recentemente ad una cena augurale organizzata da un noto imprenditore con la partecipazione di numerosi operatori della comunicazione, tra questi ultimi correva una conversazione su coloro che nonostante tutto (tempo, mode, avvenimenti, governi, eccetera) ancora conservano o comunque intendono conservare il loro scranno e il loro potere. Si parlava di politici naturalmente, di politici che siedono in Consiglio Regionale o in altri siti del potere locale e molti fra gli operatori della comunicazione seduti intorno al tavolo scuotevano la testa e sospiravano come per dire “tanto non c’è niente da fare, è così”.

Colpiva quel senso di rassegnazione, da parte di chi invece non dovrebbe mai arrendersi all’evidenza, proprio per affermare l’etica del ruolo che svolge nella “società dell’in formazione”, cioè quella in cui viviamo. Colpiva soprattutto perché mentre i commensali dichiaravano la propria resa ad una realtà immutabile (secondo loro), esprimevano nello stesso tempo giudizi poco lusinghieri sui politici in questione, del tipo “sta ancora lì, ma è inadeguato”, ma allora perché dovrebbe stare ancora lì?

Qualcuno ha dato la seguente risposta “perché è del giro”, una frase che ho già sentito più volte, “è del giro”, “sta nel giro” e anche “ se non stai nel giro, sei fuori”, frasi dette mille volte in mille occasioni da semplici cittadini come da cittadini particolarmente impegnati e anche, come capitava ancora una volta in quella cena, da operatori della comunicazione. Insomma, una cosa normale. Ovvero, non proprio normale, ma “normalizzata” dalla generalizzata convinzione che pur non essendo una bella cosa esiste ed è così forte che “non c’è niente da fare”.

A questo punto, se cominciamo a guardarci intorno con occhi attenti si scopre che ci sono intorno a noi ormai troppe cose storte per le quali, secondo il senso comune imperante, “non c’è niente da fare”. E’ un bene? Forse per quei politici di cui si parlava a cena sicuramente sì, perché possono continuare tranquillamente ad occupare ruoli che meriterebbero di essere esercitati in modo più moderno e adeguato, dato che a sinistra come a destra ormai il “pensiero unico” della conservazione del proprio ruolo o incarico a tutti i costi sta diventando prassi consueta, così anche se l’incarico dovesse andare perduto per una ragione o per l’altra, deve essercene immediatamente uno nuovo, messo solertemente a disposizione dal “giro”.

Ovviamente nell’ambito del “non c’è niente da fare”, non c’è soltanto l’autoconservazione dei politici, ci sono molte altre cose, non meno importanti, che riguardano gli atteggiamenti della burocrazia per esempio o di chi dovrebbe far rispettare le leggi, eccetera. Ma se chi le dovrebbe far notare alla pubblica opinione , cercando di combatterne la “normalizzazione” le giudica a sua volta inevitabili, come si può sperare in un benché minimo cambiamento?

Gli allarmi in merito al dilagare della corruzione e alle soperchierie nei confronti dei cittadini, tanto per parlare di cose storte, sono ormai all’ordine del giorno, ma restano soltanto allarmi, notizie da strillare sui giornali o alla tv,ma niente di più. Intanto chi è “nel giro” continua indisturbato a godere della sua rendita “tanto non c’è niente da fare”.
 

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