di Fosco Taccini

Dieci, soltanto dieci giorni ci separano dall’uscita di KAROLUS, il nuovo romanzo storico di Franco Forte. Un’opera totale, che ripercorre tutta la vita di una delle figure più iconiche del Basso Medioevo: Carlo Magno. Nello scorrere della pagine, avremo la possibilità infatti di trovarci al fianco del Carolingio e dei protagonisti che hanno segnato in modo significativo un periodo storico, e non solo. Attraverso un caleidoscopio che, riga dopo riga, materializzerà un susseguirsi affascinante di sfide, successi, amori, imprese; tutto costellato da intrighi e battaglie epiche. Grazie a questo romanzo potremo conoscere, inoltre, da più angolazioni l’uomo che ha così tanto caratterizzato la storia dell’Europa.
Perciò, quale modo migliore per scoprire, in anteprima, qualche succulento dettaglio di KAROLUS, se non insieme all'autore.

- Ciao Franco, parlaci della genesi di “KAROLUS”, il tuo nuovo romanzo storico.
Era da parecchio tempo che studiavo questo personaggio, da oltre dieci anni, e accumulavo documentazione storica. D’altra parte, l’idea che abbiamo tutti di Carlo Magno è quella un po’ polverosa e stantia che ci passa la scuola, con le solite fredde nozioni che più o meno conoscono tutti (come la famosa notte dell’incoronazione), ma ben poco si sa di chi fosse davvero quest’uomo, come è arrivato a essere prima re dei Franchi e poi imperatore del Sacro Romano Impero, e quanta importanza hanno avuto le sue imprese e i suoi editti nella costruzione dell’Europa moderna. Passo dopo passo ho raccolto tutto quello che era possibile trovare su questo protagonista assoluto della Storia, ho eliminato le leggende (come la battaglia di Roncisvalle, che l’Orlando furioso dell’Ariosto ha ingigantito rendendola ben più epica di quanto sia stata davvero) e tutto ciò che non fosse dimostrato in qualche modo dai lasciti storici, e quando finalmente mi sono convinto di avere abbastanza materiale per potermi immergere in quel mondo difficile e pieno di contraddizioni che è stato il periodo del regno di Carlo Magno (chiamato Karolus Magnus in latino, da qui l’origine del titolo del mio libro), ho cominciato a scrivere. Un processo a sua volta lungo e abbastanza complesso, ma che mi ha divertito moltissimo, come sempre mi succede quando mi immergo in un periodo storico e cerco di ricostruirlo nel dettaglio, insieme alla psicologia dei personaggi. Se ho fatto un buon lavoro o meno… lasciamolo decidere ai lettori.

- Carlo Magno è un personaggio che ha lasciato un segno importante nella storia, e un uomo dalla personalità molteplice. Quali aspetti, di lui, ti hanno maggiormente colpito?
Potrei elencare mille fatti, episodi, curiosità e stranezze, ma non sarebbero abbastanza forti ed efficaci, decontestualizzati dal momento storico, dall’immersione che credo sia necessaria in quel tempo e in quelle persone, per comprendere fino in fondo certe logiche di pensiero, e certe azioni apparentemente contraddittorie. Diciamo però che l’elemento forse più forte tra tutti quelli che caratterizzano Carlo Magno è la sua passione per le donne (mogli, amanti, concubine), che l’ha segnato fino all’ultimo istante della sua vita. Basti pensare che ha avuto l’ultimo figlio all’età di 65 anni, da una moglie che ne aveva solo tredici… E di cui, come per tutte le donne della sua vita, era profondamente innamorato.

- Durante il tuo lavoro di ricerca, in preparazione della tua opera, hai scoperto punti che non conoscevi della vita del Carolingio? E a cui è stato dato poco risalto, finora?
Be’, uno degli aspetti più interessanti in cui mi sono imbattuto, e che fino a quel momento non mi era ancora così chiaro, era quello del Primo Sangue.
Un concetto che si applicava con la stessa importanza sia agli uomini sia alle donne, soprattutto di un certo lignaggio, e che determinava l'ingresso nell'età adulta, seppure fossero molto diverse le modalità con cui questo avveniva, e le implicazioni che ne derivavano.
Per un uomo, il Primo Sangue era il momento dello scontro, e di solito era determinato dalla prima battaglia a cui si partecipava. Non era detto che si dovesse versare davvero il sangue di qualche avversario, o perderne del proprio; l'importante era far parte di uno scontro che avesse feriti e morti sul campo di battaglia. A quel punto ci si guadagnava l'appellativo di "uomo" in tutti i sensi, e si guadagnava il rispetto degli altri maschi, oltre al diritto di avere al fianco una spada.
Per le donne il Primo Sangue era quello delle mestruazioni, che stabiliva il momento in cui una ragazza, diventando fertile, poteva mettere al mondo dei figli. Indipendentemente dall'età in cui questo avveniva, era solo allora che una fanciulla poteva essere definita "donna".
In questo caso non c'era bisogno di partecipare ad alcuna battaglia, se non a quelle che inevitabilmente si scatenavano per trovare uno sposo adeguato alla fanciulla, che potesse ingravidarla quanto prima. Perché questo, purtroppo, era il destino a cui erano costrette tutte le donne: mettere al mondo figli, per perpetuare la stirpe.
Nella storia complessa e multiforme di Carlo Magno, il Primo Sangue domina incontrastato su buona parte della sua vita: dal momento in cui ha potuto partecipare alla sua prima battaglia e diventare uomo, fino a quando, ormai sessantacinquenne, ebbe il suo ultimo figlio, da una ragazza di soli tredici anni che aveva appena perso il suo primo sangue.
O tempora, o mores, direbbero gli antichi, e tutto sommato possiamo definirci fortunati se ormai non serve più alcuna prova di Primo Sangue per crescere e definirci uomini o donne.
Ma nell'antichità questo era il vero spartiacque tra la fanciullezza e l'età adulta. Lavorando su "Karolus" mi sono imbattuto fin troppo spesso in questo argomento, che era continuamente sulla bocca di tutti, soprattutto presso la Corte del re, prima, e dell'imperatore, dopo. Soprattutto in relazione alla componente femminile.
L'usanza, che affondava in tradizioni antiche quanto la stessa civiltà umana, era che le famiglie di rango nobile cercassero in tutti i modi di ottenere legami di amicizia o di parentela con la stirpe reale; e naturalmente il modo più semplice per farlo era riuscire a convincere il sovrano, o uno dei suoi figli, a sposare qualcuno della propria schiatta. Non occorreva aspettare che le figlie femmine crescessero: venivano letteralmente offerte dai genitori al re o ai principi quando ancora erano bambine, con la promessa che al loro Primo Sangue sarebbero state in grado di generare la prole che alla Corona era indispensabile per continuare la dinastia.
D'altra parte, dobbiamo considerare che in quei tempi oscuri la morte per parto non solo era molto diffusa, ma in pratica era la prima causa di decesso per le donne di un certo lignaggio (le popolane, purtroppo, subivano continuamente soprusi e violenze, e non è certo possibile trovare notizia delle loro sorti nelle cronache degli storici antichi); e dunque più una puerpera era giovane, più aveva possibilità di sopravvivere alla gravidanza, e di mettere al mondo un numero maggiore di figli.
Ildegarda, la terza moglie di Carlo Magno, arrivò a generarne nove, prima di morire proprio nell'anno della nascita della loro ultima figlia, all'età di soli 24 anni (il primo figlio, Carlo il Giovane, lo mise al mondo quando aveva appena tredici anni).
Se gli uomini dunque dovevano temere l'acciaio delle spade, nei continui scontri che caratterizzavano le campagne di guerra estive dei Franchi, le donne guardavano con terrore al primo sangue che le consegnava al mondo adulto, perché da quel momento niente sarebbe più stato come prima. E questo anche se si trattava di fanciulle appartenenti alle casate più nobili e ricche del regno.

- Ogni capitolo del libro racchiude un periodo della vita di Carlo Magno. L’ideale per la base di ciascuna puntata di una serie televisiva.
Di romanzi da cui si potrebbero trarre serie Tv o film sono piene le librerie e le biblioteche. Diciamo che le idee non mancano. Semmai, è difficilissimo riuscire a realizzare per il piccolo o il grande schermo anche solo una minima parte di queste grandi storie. Credo che Carlo Magno sarebbe un ottimo personaggio per una serie TV. Ne verrebbe fuori qualcosa di molto simile al Trono di Spade, ma senza Draghi ed Estranei, però con una particolarità: che in questo caso sarebbe tutto vero!

- Il lettore, scorrendo le pagine della tua opera, è immerso completamente nel periodo storico. Hai svolto un lavoro specifico anche per la costruzione dei dialoghi?
Il senso del romanzo storico è questo: dare modo ai lettori di immergersi in un mondo “diverso” (che sia di fantasia, la ricostruzione del passato o un’ipotesi di futuro, non importa), per vivere un’esperienza fuori dal comune, che non si potrebbe sperimentare in altro modo. Per farlo, occorre dare la possibilità ai lettori di immedesimarsi nei personaggi delle nostre storie, perché solo così possono vivere nel romanzo come se tutto ciò che accade sia vero, e soprattutto ne siano protagonisti (insieme ai personaggi con cui si sono immedesimati).
Visto che questo è il meccanismo, diventa facile capire che quando chiedi al lettore di assumere le spoglie (fisiche e mentali) di un grande personaggio che ha fatto la Storia, ottieni più facilmente il risultato di divertirlo ed eccitarlo. Prima, però, bisogna studiarlo a fondo, diventare una sola cosa con lui, e questo richiede impegno, studio, lavoro.
Per farlo ho cercato di essere il più possibile coerente con tutti i lasciti storici che ho studiato, senza cercare di riprodurre (mi verrebbe da dire scimmiottare) il linguaggio degli scritti dell’epoca, perché sarebbe assurdo (i testi scritti non riflettono il vero modo di parlare della gente, soprattutto nel passato, quando solo pochi eruditi sapevano scrivere e davano sfoggio di questa erudizione), per rendere credibile il contesto e dare l’impressione al lettore di potersi immergere in un’epoca di cui si sa abbastanza poco.
D’altra parte, se si chiede al lettore di immedesimarsi in Mario Rossi, vissuto negli anni 2000, è una cosa, se lo si porta nel corpo e nella testa di Carlo Magno nell’ottavo secolo...  be’, l’avventura che si promette di far vivere al lettore sarà molto più intensa, più coinvolgente. È indubbio che il fascino di certi grandi uomini (o donne) della Storia può interessare a tutti, e questo è uno dei motivi per cui il romanzo storico non ha mai subito disaffezione da parte dei lettori. Nel mio “Karolus” si vive per 750 pagine immedesimati con uno degli uomini più straordinari, controversi, intelligenti e rivoluzionari che siano mai esistiti, e la promessa che faccio ai lettori è di vivere una bella avventura ma anche di capire con me e con Carlo Magno che cosa ha significato cambiare il mondo, per traghettarlo fino all’ordine sociale che conosciamo oggi.

- Una parola suggestiva, o una frase evocativa, per essere catapultati tra le atmosfere del tuo romanzo, in chiusura di questa intervista.
Be’, c’è una frase importante, che dovrebbe far capire molto di Carlo Mango, che ho sintetizzato per poterla riportare sulla quarta di copertina del libro. Nella sua versione estesa e integrale come si trova nel romanzo, è così: «Se il Signore vuole altro sangue, io glielo darò» disse Carlo. «Se desidera che altri popoli vengano sottomessi e altre terre conquistate, io farò in modo che tutto questo accada. Ma che sia chiaro una volta per tutte: se Dio e il Santo Padre vogliono che la mia spada sia al loro servizio e si lordi del sangue di innocenti nel nome della loro gloria, dovranno assumersi le loro responsabilità.»
Ecco, direi che queste parole identificano molto bene la tempra di Carlo Magno.

 

DATI TECNICI

Collana: Omnibus Mondadori

€ 25,00

pp. 732                   

Uscita: 17 gennaio 2023

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