"Il volto gentile di questo enorme conflitto d’interesse tutto interno al capitale e ai padroni diventerà dal prossimo gennaio Jurgen Klopp, (ex) idolo della sinistra per le sue (condivisibili) posizioni su società, conflitti e migranti. Per usare le parole di Jonathan Liew sul Guardian, «basta guardare per cinque minuti la televisione tedesca – dove Klopp sponsorizza di tutto, dalla birra alle biciclette a società di prestiti finanziari – per capire il suo amore per il capitalismo. La stessa idea che un miliardario in tuta che ha passato gli ultimi nove anni della sua vita a lavorare per dei finanzieri americani potesse essere una specie di rivoluzionario è sempre stata una triste fantasia». Il problema non è oggi disconoscere Klopp ma rendersi conto che dei Klopp non bisogna farne un culto sovversivo. Perché la storia del calcio è una storia di incoerenze e contraddizioni. E il calcio va amato o meno per questo. Non perché esistano da qualche parte delle presunte oasi felici di allenatori o di calciatori “di sinistra”"
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