ll report annuale di Reporter sans Frontieres (2015 World Press Freedom Index), ci consegna una situazione italiana, riguardo alla libertà di stampa disastrosa. Al 73 posto su una classifica di 180 paesi, con ben 24 posizioni perse in un anno, la situazione che si evince, per situazioni circostanziate, come possiamo vedere sul loro sito (INCREASE IN ATTACKS AND THREATS AGAINST ITALIAN JOURNALISTS…...), è di un paese estremamente incivile e con rischi democratici. Il potere politico primo correo della situazione, non è il solo colpevole. A questo si aggiungono gli editori, che con la sponda politica, hanno del tutto snaturato la professione creando un esercito di 60.000 giornalisti precari e malpagati, e soggetti ad un "mobbing" editoriale continuo. Ed infine una squadretta di giornalisti (non tutti, vivaddio!), che Flaiano avrebbe messo sicuramente tra i soccorritori dei vincitori. Poche le testate tradizionali, cartacee affacciate al digitale, indipendenti.

In questo contesto, si affaccia però, ormai da qualche anno, un nuovo tipo di editoria, i blog. Certo, spessissimo, qui, non troveremo giornalisti iscritti all'albo, non troveremo capitali che consentano una redazione vera, ma troveremo invece una capillarità e presenza sul territorio, associata ad una voglia di informare, che nelle grandi e professionali testate, sempre più carente. Naturalmente non tutti i blog, in quanto tali, sono così. Da una ricerca dello IAB del 2012 , si evince che il fenomeno era in forte crescita. Ciò è confermato per altro dalla classifica corrente e dinamica, del sito Blog Italia, che ne dà un valutazione quantitativa (29.279), che può essere del tutto indicativa e contemporaneamente interessante, ed un ranking (indice di visibilità) sia rispetto a Google, sia rispetto ad una analisi originale propria, divisa anche per categorie.

L'opinione di Alessandro Gilioli, Caporedattore a L'Espresso: “I blog sono solo uno strumento in più di diffusione di informazioni e di comunicazione: come tale benvenuto, ma non aspettiamoci dai blog la soluzione del problema della libertà di stampa.

Certo, i blog hanno il vantaggio rispetto alle testate mainstream di non avere bisogno di capitale per diffondere le proprie parole, come del resto anche i social.

Ma il punto è che se anche i blog sono inseriti all'interno di un sistema di comunicazione in cui l'establishment politico ed economico è in grado di indirizzare il grosso della narrazione mediatica, rischiano di influire poco, di giocare un ruolo non abbastanza incisivo nella battaglia perché la comunicazione sia davvero cane da guardia del potere.

Insomma, ormai i blog ci sono da 15 anni, sappiamo che è cosa buona che ci siano perché più voci ci sono meglio è, ma non possono essere caricati da soli di una responsabilità che spetta alla comunicazione nel suo insieme e che è sempre dominata da pochi attori, poteri e spin doctor in grado di indirizzare il pensiero diffuso. “

L'opinione di Stefano Corradino, Direttore della webzine Articolo21.org, house organ della omonima associazione, e giornalista RAI: “171 è il numero dei giornalisti minacciati e intimiditi solo nel 2015 secondo quanto riportato dall'osservatorio di Ossigeno per l’Informazione.

15.000 sono i giornalisti che hanno un lavoro stabile a fronte di quasi 60.000 persone che operano a vario titolo nel settore (la triste conferma che quello del giornalista è un lavoro sempre più precario).

21 sono gli anni che attendiamo una legge sul conflitto di interessi da quando si è avvertita l’urgenza di una normativa che impedisca ad un esponente politico con una posizione d'influenza nei media di utilizzare il suo potere pro domo sua.

A questo bilancio disdicevole contribuisce un’etica progressivamente smarrita di tanti giornalisti che hanno perso di vista la missione dell’informazione come servizio, bene comune, ricerca della verità, rispetto delle persone, indipendenza del giudizio e come cane “da guardia” del potere, piuttosto che “da riporto”.

In questo contesto il ruolo dell’informazione on line è determinante. In particolare per i blog che godono, per la loro natura di strumenti di informazione dal basso, di maggiore libertà di rispetto ai vincoli editoriali delle testate. Un blog importante e diffuso può influenzare – e questo ne accresce di conseguenza la responsabilità di un’informazione corretta e verificata - alla pari di un telegiornale e di un grande quotidiano l’opinione pubblica su temi politici e di attualità. E non a caso in questi anni si sono moltiplicati i tentativi di “disciplinare” i blog con leggi bavaglio palesemente incostituzionali e pericolose.”

L'opinione dell'Avv.Guido Scorza, giurista e tra i massimi esperti nazionali di diritto delle telecomunicazioni: "In Italia non esiste nessuna legge che possa dirsi varata con obiettivi realmente censorei ma esistono un certo numero di leggi che hanno, inequivocabilmente, degli effetti di natura censoria o, almeno, che aprono la strada a possibili derive censoree. E', certamente, il caso della disciplina sulla diffamazione che punisce - allo stato - ancora con il carcere chi diffami qualcuno [ma non sarà meglio dopo la riforma che sostituirà il carcere con multe salate] ed anche del recente regolamento varato dall'AGCOM in materia di diritto d'autore online. C'è un diffuso approccio di poiltica normativa che anziché promuovere la libertà di manifestazione del pensiero, mira a limitarne l'esercizio...".

Che aggiungere se non che “mala tempora currunt”. Un blog ci salverà?

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