Julio Velasco, una biografia che ci parla di un personaggio fuori dal comune, una persona sportiva che ammiro e che è un esempio anche aldilà dello sport. Daje Julio!
Nato a La Plata (Argentina) il 9 febbraio 1952, Julio Velasco trascorre la prima giovinezza immerso nello studio che lo porta a frequentare il corso di Laurea in Filosofia presso l'Ateneo della sua città. È in questo periodo che avvengono i primi contatti con la pallavolo, dapprima come giocatore e poi come allenatore delle selezioni giovanili. 

Costretto ad abbandonare gli studi universitari in seguito alla repressione dei militari golpisti contro gli studenti antiregime, Julio Velasco incomincia a dedicarsi con sempre maggiore impegno all'allenamento a livello agonistico. Nel 1979 tale professione gli permette di conquistare la vittoria di quattro campionati consecutivi con il Club Ferro Carril Oeste di Buenos Aires. A causa della sua militanza nel partito comunista e alle traumatiche esperienze dell'assasinio di numerosi amici e compagni di partito, Velasco è costretto a prendere l'amara decisione di abbandonare La Plata per rifugiarsi a Buenos Aires, dove è in grado di passare inosservato nonostante le sue idee anti-regime. Il passaggio dalla filosofia allo sport è una scelta obbligata, conseguente al fatto di essere stato allontanato dall'incarico di "precettore" (un assistente universitario) che il governo gli aveva negato in quanto antifascista.

Julio Velasco negli anni '80
Nel 1982 diventa vice-allenatore della Nazionale Argentina, che porta alla conquista della medaglia di bronzo ai campionati mondiali. L'anno successivo decide di trasferirsi in Italia dove, nel 1985, diventa non solo allenatore della Panini di Modena, ma anche della Nazionale Italiana di pallavolo.
Nello stesso anno, ottiene la prima medaglia d'oro ai Campionati Europei disputati in Svezia, dando l'avvio ad una lunga carriera costellata da numerosi successi: questi comprendono 3 ori Europei, 5 vittorie nella World League e 2 ori mondiali.

Julio Velasco e la nazionale azzurra di pallavolo
Sotto la sua guida, la Nazionale Italiana di volley, viene premiata come la "Squadra del secolo". Nonostante l'indiscusso talento degli atleti, la squadra deve moltissimo anche alla bravura di questo allenatore, profondamente convinto dell'importanza di un'impronta educativa della squadra. 
Seguendo la sua famosa affermazione: "Il mio mito non esiste".
Julio Velasco si è sempre considerato un semplice lavoratore che, con estremo pragmatismo ed enorme entusiasmo, si è messo al servizio dello sport, per aiutare gli atleti a dare il meglio di sé. Tra i giocatori protagonisti di questi anni d'oro del volley italiano ci sono Andrea Zorzi, Andrea Giani, Paolo Tofoli, Pasquale Gravina, Marco Bracci, Andrea Gardini, Lorenzo Bernardi, Luca Cantagalli e Andrea Lucchetta.

Fondamenti del "Velaschismo"
Nonostante abbia sempre negato l'esistenza del famoso "Velaschismo", questo storico allenatore è riuscito a coniugare un'eccellente preparazione tecnica ad un'altrettanto notevole competenza psicologica degli atleti che, sotto la sua guida, sono sempre stati incentivati a dare il meglio. Convinto assertore che lo sport sia un compendio di capacità, tecnica e soprattutto idee, Velasco ha sempre dato la massima rilevanza alla comprensione delle persone, sfruttando anche le sue conoscenze filosofiche. 
L'ideale di coesione di un gioco di squadra impostato correttamente rappresenta per Velasco il fondamento necessario per raggiungere obiettivi soddisfacenti; ciò perché i singoli atleti sono in grado di rendere al massimo se inseriti in un contesto fortemente unito. sotto la sua guida, sono sempre stati incentivati a dare il meglio. Convinto della vulnerabilità dei singoli "eroi" sportivi, questo mitico allenatore ha sempre creduto nel sistema e nel metodo, che, attraverso la loro azione sinergica, possono portare all'impostazione delle migliori strategie vincenti.
Proprio basandosi su questo principio Velasco ha impostato la sua carriera che gli ha concesso di portare gli atleti a raggiungere traguardi epocali. La sua competenza di "semplice tecnico", come ama considerarsi, gli ha consentito di allenare magistralmente sportivi di differenti provenienze, adattandosi ogni volta alle loro esigenze particolari.

Il "Velaschismo" quindi deve essere considerato soprattutto un atteggiamento psicologico che, accanto alle competenze tecniche, tiene in massima considerazione la componente umana. L'indiscussa leadership di Julio Velasco si basa sulla sua certezza che il compito di un allenatore non è "fare", ma "convincere a fare", cercando, in caso di sconfitta, il motivo e non il colpevole: una strategia di maggiore utilità.

Gli anni 2010 e 2020
Dopo alcuni interventi anche nel mondo del calcio, concretizzati nella direzione generale della Lazio (su chiamata dell'imprenditore Sergio Cragnotti) e in alcune consulenze dirigenziali nell'Inter di Massimo Moratti, il 17 giugno 2019 Julio Velasco pone fine alla sua lunga carriera di allenatore. Viene quindi nominato Direttore Tecnico della Federazione Italiana Pallavolo (FIPAV, settore giovanile). Nel 2023 torna ad allenare la nazionale di pallavolo italiana, questa volta femminile, prendendo il posto di Davide Mazzanti. Alle Olimpiadi di Parigi 2024 porta le azzurre in finale contro gli USA, campionesse olimpiche in carica: l'Italia di Velasco conquista l'oro in una partita magistrale (3-0).

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