di Citto Saija

PERUGIA - Il “rottamatore” Matteo Renzi (che forse dovrebbe rottamare se stesso nonostante la giovane età) sembra quasi un infiltrato della destra nel centro-sinistra. Certamente, il sindaco di Firenze (son finiti i tempi del grande La Pira) è un giovane rampollo sostanzialmente di destra (o di centro che è la stessa cosa) che non ha assolutamente idee nuove. Renzi e i suoi sostenitori hanno fatto una dichiarazione che avrebbe dovuto suscitare aspettative: “Vi invaderemo con le idee”. Ma nessuno, dopo il cosiddetto incontro “rottamante” della stazione Leopolda di Firenze è riuscito a capire quali sarebbero le idee nuove. Quelle del centrista Ichino o quelle dello pseudo laburista Blair? O addirittura quelle di Marchionne o della Banca centrale europea?

E’ ora di smetterla con il demagogico giovanilismo senza idee. Le idee di Renzi sono vecchie quanto Matusalemme e ci troviamo di fronte ad un giovane rampante che idee nuove non ne ha proprio. Dopo il referendum sui beni comuni, il giovane sindaco pieno di sé vuole privatizzare tutto, a cominciare dal trasporto pubblico urbano.

Questa volta ha ragione Bersani: le “nuove” idee di Renzi sono veramente vecchie

e a pronunciarle è un giovane politicamente”vecchio”. Il giovane fiorentino, che è stato anche ospite ad Arcore pur potendo recarsi a palazzo Chigi, vuole ridurre i parlamentari (niente di più antidemocratico); semmai andrebbero ridotti gli stipendi dei parlamentari. E’ un accanito sostenitore del bipolarismo che ha distrutto la politica in Italia. Insomma, in poche parole, un uomo di centro, e personalmente ho paura dei centristi.

Proprio perché ho paura dei centristi non condivido alcune recenti dichiarazioni di Nichi Vendola che proprio nel quotidiano “Il Manifesto” del 29 ottobre rilascia una discutibilissima intervista.

Condivido con Vendola l’idea che una alternativa può venir fuori in Italia se siamo in grado di scrivere un patto con la generazione che si è vista scippare il futuro”. Ma un uomo politico della sinistra come Vendola dovrebbe comprendere che non possono essere certamente le forze politiche centriste ad “aprire porte e finestre ai movimenti sociali”. Non vedo come Vendola, pur facendo le primarie sulla persona, possa riuscire a portare avanti un programma di sinistra con Renzi o altri personaggi più a destra dello stesso Renzi. Nell’intervista citata, Vendola, parlando di chi sta alla sua sinistra parla di “partiti della sinistra estrema” con i quali non vuole avere nulla a che fare. Ma allora il suo partito è un partito di sinistra moderata? Sostiene di aver fondato un nuovo partito perché vuole “portare un pezzo della sinistra italiana in una storia nuova”. Ma quale è la storia nuova? Il Partito democratico e gli eventuali alleati di centro (pensiamo alla situazione della regione siciliana)?

La storia nuova, a mio modesto avviso, sarebbe quella di unificare la sinistra di alternativa (una gran parte della quale sta fuori dai partiti, anche di sinistra) per creare prima un movimento e quindi un eventuale partito di una sinistra di alternativa (diciamo pure molto radicale) a dimensione, in prospettiva, euro- mediterranea. Una coalizione di sinistra aperta ai grandi movimenti di massa che possa riuscire a condizionare lo stesso Partito democratico senza puntare nell’immediato a vincoli governisti ma trovando invece dei momenti unitari, anche elettorali, per far fuori definitivamente la destra. Posizioni che già esistono con diverse sfumature: penso alle posizioni del segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero e alle interessanti posizioni, recentissime, dell’ex segretario della stessa Rifondazione Fausto Bertinotti che si allontanano dalle posizioni di Sel e di Vendola. Si questo tema – afferma Vendola nella intervista citata – con Bertinotti “c’è un dissenso di fondo”. Le intuizioni di Ferrero e di Bertinotti ci sembrano aperte al nuovo. Anche se in Rifondazione vi è l’ambiguità della pattuglia di Claudio Grassi che certamente è la destra del Partito; un residuo di veterocomunismo che tarda a morire. Ma c’é di peggio: la proposta fatta dal “nuovo” segretario dei comunisti italiani” Diliberto a Rifondazione per un unico “partito dei comunisti’. Giustamente Ferrero ha risposto che non esistono le condizioni. Personalmente ritengo che ciò che è morto non può rinascere e che il nuovo partito della sinistra di alternativa, quando nascerà, dovrà essere un partito molto radicale delle tante vere sinistre che esistono senza nostalgie nominalistiche. Il marxismo o ancora meglio i marxismi possono dare molto all’umanità; certe realizzazioni storiche hanno invece miseramente fallito.

Ma della sinistra di alternativa ritengo si debba a lungo dibattere e i tempi

oscuri in cui viviamo devono costringerci ad andare avanti a ritmi veloci. Una cosa comunque è certa: con i personalismi, con le prime donne e con i taumaturghi che possono agire solo a livello religioso e non politico, non si va da nessuna parte. La vera sinistra non può non essere collettiva e aggiungo, deve essere militante sul territorio e nella micropolitica. Non esistono scorciatoie e quando Vendola pensa di poter cambiare il mondo (o l’Italia) con il suo carisma è sulla strada sbagliata. La mia è una opinione ma mi piacerebbe che su di essa si aprisse un dibattito anche su questo giornale e in incontri non solo su internet (che pure servono) ma fra persone in carne ed ossa

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