di Stefano Vinti

Prima Tremonti e poi Monti obbligano le regioni (ad eccezione della Lombardia) alla riduzione della rappresentanza politica e territoriale dei consigli regionali.

I liberisti, Berlusconi e Monti, approfittando degli scandali che si sono susseguiti in diverse regioni, su tutte la Lombardia dove nella giunta Formigoni sedeva direttamente un assessore accusato di collusione con la ‘ndrangheta, amplificati da una campagna di delegittimazione della politica, per abbassare i costi (inaccettabili) della politica stessa, hanno pensato bene di tagliare il 30% dei consiglieri regionali, mutilando, di fatto, il pluralismo politico, culturale e territoriale.

In Umbria il consiglio regionale passerà dagli attuali trenta consiglieri a venti. Un consiglio mutilato e ridotto ad un consiglio di amministrazione, a cui si aggiunge la forma di governo presidenziale.
Le stime ufficiali, del governo ci dicono che l’evasione fiscale in Umbria ammonta a 4 miliardi di euro, ma il problema sono i consiglieri regionali.

L’attacco è alla democrazia rappresentativa dopo il taglio dei consigli comunali, la soppressione dei consigli provinciali, il paventato taglio dei parlamentari e con l’introduzione del presidenzialismo alle porte, il progetto liberista di disfarsi dello stato sociale e della democrazia sta prendendo minacciosamente corpo.
La riduzione così drastica della rappresentanza in consiglio regionale avrà conseguenze devastanti per l’Umbria.
Rifondazione Comunista ha proposto, per ridurre i costi della politica, l’abolizione immediata dei vitalizi per i consiglieri e il dimezzamento dell’indennità, lasciando a trenta componenti il consiglio.
Inoltre il passaggio definitivo a venti consiglieri, per accordo politico, avrebbe dovuto essere contestuale alla stesura dei criteri per la nuova legge elettorale regionale in grado di garantire il pluralismo politico, culturale e territoriale

Questo accordo non è stato rispettato dal PD e, con la legge elettorale vigente, il centrosinistra sarà rappresentato solo dal PD e per l’opposizione dal M5S e dal PdL. Un esito inaccettabile per Rifondazione Comunista e ritengo per tutti coloro che hanno a cuore la democrazia.

Ora si apra un vero confronto pubblico sulla nuova legge elettorale regionale, non solo nelle stanze e nei corridoi di Palazzo Cesaroni ma nella società regionale. Un confronto a tutto campo dove ogni forza politica deve assumersi le proprie responsabilità. Sarebbe ora che la “sinistra umbra” abbia un sulsulto unitario e cominci a far sentire la propria voce.

 

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