(Di Ciuenlai) - L'esito delle elezioni tedesche chiude una fase storica che ha visto protagonista, in tutta Europa, quella che io chiamo la falsa sinistra.

All'indomani dell'abbattimento de muro di Berlino, Socialdemocrazia e affini (leggi ex Partiti dell'Eurocomunismo) invece di alzare la bandiera della sinistra ed impegnarsi per costruire una alternativa vera al liberismo dilagante, hanno gioito e vissuto quel momento come una grande vittoria storica. Non avevano capito che la fine del socialismo reale sarebbe stato il preludio all'attacco al socialismo liberale del nord Europa e di alcune parti del Mediterraneo.

Invece di difendere i principi della società solidale abbiamo assistito ad un processo di slittamento costante a destra delle formazioni provenienti dalla Seconda Internazionale. Addirittura, ad un certo momento, le classi dominanti non riuscendo a far passare in maniera completa ed esaustiva per loro, la riorganizzazione capitalistica (quella che poi hanno chiamato crisi) attraverso i partiti conservatori tradizionali, hanno cambiato strategia. Si sono “comprate” le opposizioni e sono riuscite nell'incredibile cosa di far fare il “lavoro sporco” alle loro antiche opposizioni; appunto la “falsa sinistra”. E così le controriforme che hanno falcidiato redditi, diritti e mercato del lavoro, Welfare e spostato in maniera esponenziale e direi dittatoriale, i rapporti di forza a favore dei ceti ricchi, le hanno fatte i partiti di cui parlavo prima.

Schroeder, Blair, Gonzales e Zapatero e in ultimo Hollande (candidato, occorre ricordarlo, al posto dell'allora capo del F.m.i, travolto da uno scandalo) hanno spostato sempre più verso destra la barra della loro politica fino ad arrivare all'assurdo in Italia dove, per uno strano e idiota meccanismo interno, il segretario e i maggiori dirigenti del partito storico della sinistra sono esponenti del campo, una volta considerato avverso. Da noi oltre la politica, hanno rubato anche il partito. Ma come diciamo sempre, la fotocopia non può sostituire l'originale.

Così, piano piano, questi partiti si sono consumati, portando avanti prima politiche di destra “allergiche” loro elettorato di riferimento e poi facendo da stampella nelle “Gross Coalition” ai partiti moderati. Il risultato è che la destra governa ovunque e mantiene consistenti fette di consenso e quella che era la sinistra è sparita o diventata marginale. Per concludere, in sommi capi, il liberismo imperante e i fautori del pensiero unico hanno eliminato tutta la concorrenza riuscendo anche a dirottare tutto l'inevitabile malcontento di un processo che ha reso i ricchi più ricchi e gli altri sempre più poveri, sul cosiddetto “populismo”. Che sta là, non dà fastidio, drena consensi pericolosi se agganciati da una vera sinistra e, all'occorrenza, può essere anche utilmente e pericolosamente utilizzato per evitare la riorganizzazione di una alternativa al sistema.

La conclusione è che la sinistra è morta? Manco per niente come dimostrano Corbyn e decine di soggetti politici che sono ancora in piedi nel vecchio continente e nel mondo. Quello che manca è una nuova internazionale che si metta a capo di un progetto di lotta per una società diversa dal liberismo. Altro che “centrosinistra innovativo”, altro che Pisapia. Basta con il tatticismo e il piccolo cabotaggio. Anche in Italia occorre ricominciare a ragionare sui grandi sistemi, su quella cosa che sposta le montagne e si si chiama “ideale”.

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