Full Monti
di Gian Filippo Della Croce
PERUGIA - Qualcuno dice che la carta Monti era già di mano da qualche tempo, inserita nel mazzo e pronta per essere giocata alla prima occasione utile, che infine si è presentata con l’ultimatum che i mercati hanno dato all’Italia, invitando il nostro Paese a dare un robusto segnale di discontinuità nei confronti di una situazione finanziaria che presentava chiari sintomi di default, con un debito pubblico ormai fuori controllo e una situazione politica inchiodata al muro contro muro , perciò assolutamente immobile. A convincere Berlusconi a compiere quello che poi lui stesso ha opportunisticamente definito “ un passo indietro per salvare l’Italia” è stata anche la mazzata che la borsa ha riservato alla quotazione di Fininvest che in un solo giorno ha perso ben il dodici per cento del suo valore.
E così la carta Monti è calata decisamente sul tavolo e il professore con il suo caratteristico aplomb è passato decisamente ai fatti producendo un nuovo governo e un nuovo programma in quarantotto ore. Un governo di tipo “tecnico” , così detto per l’assenza di personale politico al suon interno, ma che dovrà comunque chiedere il voto delle Camere per garantire il suo funzionamento, la politica quindi non sarà presente direttamente ma sarà comunque decisiva, quindi la formula governo “tecnico” non è altro che un escamotage della politica per superare particolari situazioni di impasse. Ciò comporta che mentre i tecnici elaborano le loro strategie di governo, i politici debbono elaborare le loro affinché il governo “politico” di nome e di fatto torni presto nel pieno dei suoi poteri, magari anche dopo un pronunciamento degli elettori attraverso il voto. In questo scenario sorprendono i toni trionfalistici con i quali il segretario del PD Bersani ha accolto l’avvento del nuovo premier e del nuovo governo, pare quasi che il segretario non aspettasse altro e che Monti sia finalmente la chiave per quel successo tanto atteso e sperato per il suo partito. Sicuramente Bersani sta rischiando di andare troppo “sopra le righe” negli elogi al nuovo premier e al nuovo governo, dal quale l’alleato Vendola invece sta prendendo cautamente le distanze dopo aver ascoltato dalla viva voce del professore il suo programma. In effetti non si può fare a meno di constatare che le carte di Monti non sono ancora tutte scoperte, le intenzioni sulla “patrimoniale” sono vaghe, come quelle sulle pensioni tanto per parlare di due argomenti che dovevano essere il piatto forte del suo programma.
Perché tanta “cautela”? Eppure si parlava di terapia d’urto, inoltre perché Bersani pare accontentarsi dei generici richiami all’equità presenti nel discorso di insediamento del nuovo premier? Non sarà che in fondo in fondo non si voglia umiliare il Cavaliere più di tanto, e quindi frenando sulla applicazione della patrimoniale? E non si voglia allarmare più di tanto la CGIL sulle questioni pensionistiche? Allora a che serve un governo tecnico se poi deve pur sempre fare i conti con la politica? E’ la sinistra che deve sbrigarsi a fare i conti con se stessa e a costruire quella “svolta”, che invece Bersani vede nel nuovo governo, anche se Monti non ha ancora scoperto le sue carte. Come nell’omonimo film, “Full Monti” ( ci si perdoni l’italianismo) sta lentamente e voluttuosamente eseguendo uno spogliarello che piano piano ci rivelerà, indumento dopo indumento, la sua vera forma e questo potrebbe anche non essere un bel giorno per la democrazia.

Sabato
19/11/11
21:23
Non comprendo il concetto di "governo tecnico".
Mi permetto di scrivere alcune osservazioni su tema.
Si definisce "tecnico" un soggetto che possiede competenze che si acquisiscono solo tramite un apposito percorso formativo.
Tanto per capirci: Una persona di buon senso sa che se mette dell'acqua sul fuoco questa si scalda e poi bolle.
Un "Tecnico" sa dare risposte specifiche che derivano da conoscenze apprese durante uno specifico percorso formativo; ad esempio sa dire dopo quanti secondi l'acqua bollirà.
Similmente per le materie economiche.
Il politico invece é (o meglio dovrebbe essere) un tuttologo, meglio dire un uomo saggio e colto che analizza i fatti (spesso valutati da ottiche condizionate dalle sue convinzioni ideologiche), ne vede implicazioni e conseguenze negative. Se é bravo ne tiene conto nelle decisioni che prenderà perché non si verifichino.
Per le valutazioni che non può fare, perché non possiede le competenze, chiede al tecnico le verifiche numeriche, affinché le sue analisi siano confortate da elementi numerici oggettivi.
In sintesi: il politico analizza il contesto e stabilisce cosa fare. Il tecnico verifica la fattibilità della intuizione politica e organizza “come” realizzarla operativamente.
Dire che il Governo debba essere “tecnico” é una contraddizione in termini, perché non si può governare senza prendere decisioni strategiche.
Sarebbe come dare ad un tecnico il compito di verificare la fattibilità tecnica di una rotta senza però dirgli quale sia.
Quello di Monti quindi non é un governo tecnico ma semplicemente un governo il cui disegno politico è limitato a fare tornare i conti ovvero con una prospettiva politica limitata nei contenuti e quindi anche nel tempo, perché nel frattempo gli altri problemi devono, anche essi, essere governati mediante decisioni politiche.
E'evidente a tutti che fare tornare i conti implica decisioni politiche perché i conti si possono fare tornare in diversi modi.
Il governo Monti quindi perseguirà le proposte delle sinistre o quelle delle destre? Ecco che il governo è politico per forza! Mai come in questo momento invece ci sarebbe bisogno di una strategia politica condivisa e concordata tra le forze politiche perché i tecnici tornassero al loro ruolo e si limitassero a verificarle e attuarle compiutamente.
Il clima collaborativo è difficile in questo momento. Troppi gli odi ideologici e gli opportunismi.
I politici invece di dare fondo alla ragionevolezza, alla intelligenza e alla saggezza che dovrebbe caratterizzarle l'azione sembrano voler abdicare al loro compito.
La politica nobile decade sempre più in quella "partitica".
Non interessa analizzare politicamente dove andare. E'divenuta prevalete la strategia di partito per non perdere voti. Non più uomini colti e saggi con alti ideali, ma furbetti opportunisti, sembra essere il contenuto delle politiche che oggi guidano il nostro paese al punto di lasciare “ai tecnici” le decisioni strategiche che sono proprie della sfera politica e della mediazione, solo per paura di scontentare il loro elettorato.
Come dire: Prima la poltrona, poi il bene del paese. Un brutto segnale per tutti.
Sabato
19/11/11
23:02
Piu' che un brutto segnale, una brutta realta'. Non esiste una forza politica in Italia che abbia spiegato, in termini concreti e fattibili, sia a livello nazionale, sia a livello locale, come uscire da questo imbuto (con il tappo). Allo stesso modo nessuno si e' dimostrato credibile, alla prova dei fatti e nelle scelte (a onta delle troppe parole al vento). Nel 2012 andranno a scadenza 11 trilioni di dollari di debito pubblico nel mondo!