Foligno buio pesto. Ancora KO la squadra di Magrini. 0-2 contro il Pisa.
FOLIGNO - Nessuno avrebbe mai immaginato che la stagione del decennale della presidenza Zampetti, presentata in estate come la stagione della rinascita, si rivelasse tanto piena di amarezze. Allo stadio Enzo Blasone è andata in scena l'undicesima partita di campionato e la nona sconfitta per i falchi guidati da mister Magrini. Avversario fatale di turno, il Pisa di Dino Pagliari, fratello di Giovanni ex tecnico dei biancazzurri.
Così come accaduto in altre occasioni, il Foligno non è entrato mai in partita rimanendo sempre lontano dalla porta avversaria, arrivando sempre secondo sulla palla, annaspando sempre alla ricerca di un'intuizione del singolo.
il Pisa di contro, applicando uno sforzo da minimo sindacale, ha centrato senza troppe fatiche il risultato che cercava: la prima vittoria esterna stagionale. Agli uomini di Pagliari è bastato un Perna in grande spolvero e tanta attenzione a centrocampo, il resto l'ha fatto l'ennesima disattenzione della retroguardia folignate su palla inattiva, dalla quale è scaturito il primo gol nerazzurro nei secondi finali del primo tempo, e l'ennesima espulsione (la terza stagionale) rimediata da Galuppo, al rientro dalla squalifica di 3 giornate rimediata contro il Lumezzane.
Un gol e il Foligno è sparito. Poco importa il 2 a 0 arrivato al 90° su rigore causato da un fallo, disordinato quanto brutto, di Tuia, entrato a sostituire Galuppo senza troppa fortuna.
In chiave futura preoccupa la totale assenza di un progetto di gioco, di un impianto valido di squadra supportato dalle necessarie qualità tecniche richieste dalla categoria e, soprattutto, la mancanza della determinazione necessaria e sufficiente per tentare la scalata alla salvezza.
"Se andiamo avanti così retrocediamo diretti - ha detto al termine dell'incontro capitan Coresi, tra i migliori in campo - E' il momento di agire da uomini. Chi non se la sente, alzi la mano e lo dica. Anche questo vuol dire agire da uomini. Entriamo in campo passivi, senza la determinazione necessaria. In molti si limitano al compitino e così non va bene. E' arrivato il momento di tirare fuori gli attributi, altrimenti si retrocede diretti".
Daniele Ciri
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