Giuseppe Castellini

La manifestazione antifascista di Como è stata una risposta ai fascistoidi che tastano il polso della situazione e ai soliti ‘grigi’ che rappresentano come sempre l'area di una silenziosa legittimazione. In questi casi la risposta è la mobilitazione, la scesa in piazza, la rivendicazione alta, forte, chiara e pubblica dell'antifascismo come costituente della nostra Repubblica, che su questo deve essere tollerante ma non farsi prevaricare dagli intolleranti e dai ‘grigi’, perché l'intollerante che vuole prevaricare il tollerante va fermato con la forza della legge e sarebbe bene che i giudici inizino davvero a farlo e le persone davvero a segnalare.
Credo che si stia superando il segno ed è quindi giusto il momento di andare in piazza e di dire ‘basta’ chiamando le cose con il loro nome, dimostrando nei fatti una reazione della spirito antifascista, repubblicano e democratico della nostra democrazia costituzionale. Questa opera di sottile e continua delegittimazione dei fondamenti della nostra Costituzione repubblicana e antifascista deve essere contrastata in tutti i modi e ad ogni livello consentito dalla legge, perché pur mutando forma il fascismo è quello di sempre e va combattuto con durezza perché non faccia mai più parte del nostro futuro.
Il fascismo, in ogni occasione e mutando forme, prova a farsi largo ogni volta che in una società si mostrano increspature, fratture. Come la melma si insinua in queste fratture e risale a galla, cercando legittimazioni. E qui si attivano alcune frange della società che lo fiancheggiano, magari usando tutte le ipocrisie del caso. Cose già viste, già combattute e già sconfitte altre volte.

Ed è chiaro quindi che è l'ora di una scesa in campo chiara e netta, senza infingimenti, per rivendicare il carattere democratico e antifascista della nostra Repubblica, per combattere con forza questa melma e togliere l'acqua alla vasca dei fiancheggiatori. Di questi ultimi conosciamo bene il carattere: quando hanno alle spalle qualcuno da cui si sentono protetti allora si sentono spavaldi, ma quando si toglie l'acqua dalla loro vasca diventano pavidi, piccoli, si mimetizzano e tornano nell'ombra. Esattamente come i fascisti repubblichini erano spavaldi solo quando avevano davanti le SS con i loro mitra. Quando le SS non c'erano, scappavano sempre.
Non si tratta di questioni superate. Il fascismo, come movimento che ha alla sua base il nazionalismo (peste della storia d’Europa) e l’intolleranza, è un fenomeno carsico che, pur cambiando nei diversi periodi storici, è una costante nella storia d’Europa. Va riconosciuto e combattuto, sempre.

Infine, non si tratta di un tema non sentito dalla maggioranza degli italiani, come affermano alcuni e proclamano i fiancheggiatori nel tentativo di aprire spazi di legittimazione ai fenomeni fascistoidi. Non è così, e per quello che valgono segnalo anche di andare a vedere le rilevazioni di vari Istituti, secondo le quali il 57% degli italiani si dice preoccupati di questo rigurgiti fascistoidi. Ma, a parte le rilevazioni, è un fatto che la mobilitazione per la difesa dell’identità repubblicana, democratica e antifascista della nostra Costituzione deve tornare a essere netta e forte. Sapendo distinguere ciò che è dibattito storico, che deve essere aperto e senza limiti, e ciò che è surrettiziamente battaglia politica. Che in questo caso va fatta, con forza e senza guardare in faccia a nessuno.
Per tornare alla manifestazione, bellissimo che sia stata fatta a Como. Dove il fascismo visse la sua ultima agonia, dove aveva mostrato il suo volto demoniaco nella maniera più cruda e nefasta, dove il fascismo repubblichino aveva toccato vette inuguagliabili di ferocia e ricevuto il più alto disgusto da parte della popolazione. E fu nell’area di Como, a Dongo, che venne eseguita la giusta sentenza di morte emanata dal Comitato di liberazione nazionale (Cnl) contro Mussolini e i gerarchi fascisti. Perché, quando ci sono dittature, i tiranni sanno che se dovessero cadere è inevitabile la loro condanna a morte. Lo sapeva anche Mussolini, il cui obiettivo ultimo in quei giorni era scappare in Svizzera, fino ad abbandonare tutti vestendosi da tedesco e salendo sul famoso camion in cui poi fu scoperto (probabilmente a rivelare ai partigiani la cosa fu lo stesso comandante delle truppe tedesche in ritirata verso la Germania, visto che Mussolini per loro era ormai solo un pretenzioso impiccio da lasciare al suo inevitabile destino). Fuggire non gli riuscì e la giusta sentenza del Cln fu eseguita, chiudendo un capitolo nefasto della storia italiana e facendo parte di quel ‘vento del Nord’ che tanto ruolo ebbe nella costruzione dello spirito della Costituzione e quindi nello spirito pubblico della nuova Italia.

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