di Luciano Canfora - Il Riformista - 3/10/2021.

"La discussione sul fascismo mai morto non è cominciata avantieri, ma dura da quando Mussolini è stato appeso a Piazzale Loreto. Nel suo Golia, tradotto in Italia nel 1946, Giuseppe Antonio Borgese volle dare un messaggio chiaro: il fascismo è caduto, ma dipenderà da noi la sua definitiva scomparsa. Devo ricordare l’intervento parlamentare di Concetto Marchesi nel 1949: il fascismo non è morto, ma ha varcato l’Atlantico? E ci siamo dimenticati del conflitto violentissimo suscitato nel 1960 dall’allora premier Tambroni con la sua apertura al Movimento Sociale? E per venire ai giorni nostri, la ricetta della Lega di Matteo Salvini è un mix di demagogia e di nazionalismo xenofobo. La stessa che dominava nelle cucine in camicia nera. Il populismo di Mussolini denunciato da Gramsci si basava su riforme e iniziative anche di gran successo, come i treni popolari, il dopolavoro, le colonie per i bambini, le associazioni femminili: il tutto coniugato con il razzismo e l’antisemitismo. Una politica tendente ad avere il consenso delle masse anche tramite l’odio per i ‘diversi’ e gli stranieri la pratica Giorgia Meloni, alleata di Salvini e discepola del missino e poi deputato di Alleanza Nazionale Teodoro Buontempo, che orgogliosamente rivendicava i suoi trascorsi di “proletario fascista’ e vantava l’operato della destra sociale. La storia si ripete. Vede, spesso per raccontare fenomeni deteriori, si utilizza la parola “populismi”. Parola educata, un po’ conformista. Io non parlerei tanto di populismi quanto di politica fascistoide. Il rischio di un ritorno del fascismo è dietro l’angolo. L’eternal fascism, l’Ur-Fascism di cui ci parlò, fra gli altri, Umberto Eco. Nel fascismo si sprofonda per slittamenti progressivi. Il fascismo spesso appare rispettabile, normale ai benpensanti, tanto liberali quanto conservatori, nonostante l’evidenza di alcuni suoi tratti fondamentali e ineliminabili quali la soppressione dei partiti, la fine della libertà di espressione, l’aizzamento e la conseguente mobilitazione contro un nemico su cui convogliare una ostilità di massa, forme demagogiche e incisive di Stato sociale che però non disturbino troppo il ceto proprietario."

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