di Alfonso Gianni.

L'editoriale di ieri sul Corriere della Sera di Paolo Mieli è stupefacente, in negativo. Eppure Paolo Mieli, per trascorsi antichi, molto antichi, un poco di cose della sinistra dovrebbe conoscere. Ma è evidente che si tratta di una narrazione costruita da arte. Si comincia con un errore banale quanto clamoroso. L'assemblea del Brancaccio non è indetta da Libertà e Giustizia, ma da un appello "Per un'alleanza popolare per l'uguaglianza e la democrazia" firmato da Anna Falcone e Tomaso Montanari. Poi il brillante giornalista finge di equivocare con lo spartiacque tra il Sì e il No al referendum, dicendo che allora avrebbe avuto più titoli ad essere presente al Brancaccio Silvio Berlusconi! Ma il piatto forte che viene servito è fare credere che la sinistra del Brancaccio voglia allearsi con il M5Stelle, malgrado la dichiarata xenofobia del suo leader, quando la cosa è stata esplicitamente esclusa dalla relazione iniziale, agli interventi, fino alle conclusioni dell'assemblea. Non contento di ciò l'ineffabile Mieli termina preconizzando che questa sinistra faccia la fine dello Psiup nel 1972, cioè l'esclusione dalla rappresentanza parlamentare. Il tutto condito da insulse battute per cercare di ridicolizzare l'evento. Che evidentemente ha dato fastidio a più d'uno, se si scomoda persino il Corrierone secondo l'aurea regola Audacter calumniare. semper aliquid haeret ("calunnia senza timore qualcosa rimane sempre attaccato") che Bacone trasse da Plutarco.

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