di Franco Calistri

PERUGIA - A qualche giorno dal voto, attenuatasi l'orgia dei talk show politichesi e degli stupori per la vittoria di Grillo, che, sia detto per inciso, non era candidato in nessuna città italiana (ma allora come ha fatto a vincere?), è possibile ragionare sui numeri e allora molte cose cambiano. Il primo dato, con buona pace della stragrande maggioranza dei commentatori politici, è la netta, e sottolineo netta vittoria del centro sinistra, un centro sinistra in formazione “classica”, ovvero Partito Democratico, Italia dei Valori, SEL e Federazione della Sinistra, senza cedimenti nei confronti del centro moderato di Casini e Fini. Insomma, per usare un'immagine abusata, quella della fotografia di Vasto. E questo sarebbe ora che il Partito democratico lo capisse, mettendo fine a tatticismi e tentennamenti che non producono alcun risultato apprezzabile, se non aumentare la confusione. E anche la Federazione della Sinistra dovrebbe capire che quella è la formula vincente. Certo il tutto è complicato dal fatto che degli immortalati in quella foto, una parte sostiene il governo Monti, un'altra lo combatte. Questione non di poco conto, vista la natura e carattere di questo governo.

Ma torniamo ai numeri. Se si guarda ai risultati delle 26 città capoluogo le liste di centro sinistra raccolgono il 38,83% dei consensi, oltre dieci punti in più del centro destra, fermo al 28,36%, considerando anche il risultato della Lega. Segue il Centro che si aggiudica il 14,61%, poi un 11,16% va a liste indipendenti non collocabili né nel centro destra né nel centro sinistra, ed infine la lista 5 Stelle, che nei 26 capoluoghi ottiene il 7,04%. A livello di circoscrizione territoriale il centro sinistra è coalizione di maggioranza nel Nord Ovest, dove raggiunge il 41,64% dei consensi, nel centro dove sfiora il 50% (48,73%) e nel Sud (35,88%), mentre il centro destra continua ad avere la meglio nel Nord Est (39,95%) grazie all'apporto della Lega (7,15%). Il Centro di Fini e Casini conferma il Sud come tradizionale serbatoio di voti (24,08%), raccogliendo un significativo 13,65% nelle regioni del centro Italia, a fronte del 6,72% del Nord Est ed il 4,99% del Nord Ovest. Il Movimento 5 Stelle si presenta radicato nelle regioni settentrionali (Nord Ovest 11,68%, Nord Est 12,35%), coglie un 5,085 al Centro e si presenta con un debole 2,33% al Sud. Questi i rapporti di forza tra gli schieramenti che il voto del 6 e 7 maggio ci consegna.

Leggermente più complicato è valutare il peso delle singole in quanto trattandosi di elezioni amministrative sia a destra che a sinistra si è ormai diffusa l'abitudine di presentare liste legate ai candidati sindaci o di movimenti locali che appoggiano un candidato sindaco. Poi c'è il caso, frequente sopratutto tra le formazioni politiche a sinistra del Partito Democratico, di presentarsi con liste comuni, il che impedisce una valutazione del peso della singola forza. Tutte queste liste convenzionalmente vengono raggruppate sotto la dizione altre di coalizione. Nel caso del centro sinistra queste liste hanno raccolto il 13,88%, pressappoco la stessa percentuale di quelle del centro destra (13,61%). Al netto del risultato di queste liste, sempre nei 26 comuni capoluogo, il Partito democratico raccoglie il 16,32% dei consensi, il PDL l'11,61%, le formazioni a sinistra del Partito democratico (SEL, IDV e Federazione) l'8,63%., mentre la Lega deve accontentarsi di un 2,72%. Numeri e percentuali non cambiano se dai 26 comuni capoluogo si passa all'analisi dei centri maggiori, quelli con popolazione superiore ai 15.000 abitanti, che, al netto dei 26 capoluoghi, vedono prevalere la coalizione di centro sinistra su quella di centro destra 82 a 27.

Tutto bene quindi, non proprio. Sarebbe sicuramente andata meglio se da parte del centro sinistra ci fosse stata maggiore attenzione nella scelta dei candidati. Scendendo dal piano nazionale a quello regionale, esemplari sono le vittorie di Todi e di Bettona, a fronte della sconfitta di Deruta, ovvero il centro sinistra vince quando fa delle primarie di coalizione vere, che costituiscono un grande fatto di mobilitazione del proprio elettorato, e dopo si ritrova tutto unito, senza contrasti o risentimenti, a sostenere il candidato uscito vincitore dalle primarie. Quando il candidato è scelto nel chiuso delle segreterie, la musica è tutta diversa.

C'è il problema dell'astensionismo che, lasciando stare il secondo turno, dove in un sistema non bipolare è fisiologico, in forte crescita nelle regioni del Nord e del Centro, con in testa l'Emilia Romagna, con un calo di quasi 11 punti percentuali, seguita dalla Toscana (-10 punti percentuali) e dalla Lombardia (-9 punti percentuali). Il calo della partecipazione al Nord si può presumibilmente spiegare con il collasso del PdL e della Lega nelle aree di tradizionale radicamento. In parte, ma solo in parte,questa dinamica può essere stata presente anche nelle regioni del Centro. In tutti e due i casi si tratta di voti in libera uscita che coinvolgono, seppur in misura diversa, tutti e due gli schieramenti, al cui interno due sono però le motivazioni: la disaffezione e la sfiducia nella politica e nei partiti, ma anche, sopratutto per l'elettorato ex centro destra, uno stare alla finestra in attesa degli aventi assieme alla volontà di lanciare un messaggio. Diversamente, la sostanziale tenuta della partecipazione nelle regioni del Sud può trovare una sua spiegazione nella notevole frammentazione dell’offerta politica, fornendo all’elettorato meridionale un più vasto ventaglio di opportunità per esprimente le sue scelte.

Da ultimo due parole sul “fenomeno” Grillo. Attenzione a sottovalutarlo ma attenzione a sovrastimarlo (ultimi sondaggi danno il Movimento 5 Stelle al 18%, ma non si vota domani). Qui eravamo in presenza di elezioni amministrative dove gruppi di cittadini si sono riuniti attorno ad un candidato e, utilizzando il megafono Grillo, in alcune situazioni sono riusciti a strappare risultati clamorosi. Attenzione dunque, a Parma non ha vinto Grillo e le sue sparate, ma un giovane impiegato di banca, di nome Pizzarotti, che con la sua sobrietà ed il suo programma (e grazie al massiccio voto del centro destra al ballottaggio) si è imposto. E questo è successo in tante città, gente per bene, volti nuovi e freschi (ma analoghi e imprevisti successi ha colto anche il centro sinistra quando ha voluto percorrere questa strada). Le elezioni politiche sono altra cosa. Ed il populismo grillino non paga, come a suo tempo non pagò quello dell'Uomo Qualunque.
 

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