L’Italia è un paese meraviglioso, lo riconoscono tutti, forse il più bello del mondo: per il clima, le bellezze del paesaggio, del mare,  delle isole, per le opere d’arte. La creatività e la fantasia degli italiani si è affermata nella moda, negli studi scientifici, nei prodotti genuini della terra, nelle capacità imprenditoriali.

Ma l’Italia è anche un paese bizzarro e strano, rispetto agli alle altre nazioni. Il popolo è molto individualista, sente scarsamente la coesione nazionale, ma è sopratutto molto volubile, tende a dimenticare i fatti in fretta, e in parte è superficiale e molto influenzabile dalle mode e dal potere del momento.

La classe politica più o meno è lo specchio del paese.

Per circa due anni e mezzo il governo, e Renzi in particolare, hanno beneficiato, a causa degli ottanta euro, del consenso di grandissima parte degli italiani.

Dopo il risultato elettorale europeo vicino al 41% Renzi e i suoi ministri hanno agito con arroganza, presunzione, attaccando i partiti politici di opposizione, un pezzo del suo stesso partito, i sindacati, le associazioni sociali, le cooperative, le associazioni culturali, ha massacrato gli operai e i dipendenti pubblici, aggravato il problema delle pensioni, ha attaccato i professoroni, i costituzionalisti, insomma tutti coloro che non sono stati d’accordo con lui in questi mesi. Tutti sono stati classificati come “gufi e rosiconi”, gente che non vuole il cambiamento, che sogna di tornare al tempo passato, mentre lui e il suo governo intendono far ripartire l’Italia, che corre, che diventa grande, che è bello vivere il tempo in cui lui governa questo paese.

Poi lentamente, passato il primo innamoramento e la novità, la realtà è venuta avanti: il prodotto lordo aumenta di qualche decimale, aumenta il debito pubblico, la situazione economica è drammatica, l’occupazione non decolla, anzi ora che stanno finendo gli incentivi alle aziende, gli assunti a tempo indeterminato calano paurosamente: nel primo semestre del 2016 meno 33,5% di nuove assunzioni, il saldo positivo fra assunti e pensionamenti è di poche migliaia di persone.

Aumenta paurosamente a 4,5 milioni il numero di persone in povertà, i consumi interni sono fermi e non riparte la domanda di prodotti, migliaia di giovani laureati ogni anno sono costretti a emigrare all’estero per avere buone occasioni di lavoro, i pensionati e i malati sono sempre più in difficoltà, e molte persone evitano di curarsi per mancanza di risorse.
 
In questo situazione di fallimento generale si inserisce questa grande tragedia nazionale del terremoto che ha distrutto molti paesi e fatto numerosissime vittime.

I soccorsi sono scattati subito, la generosità delle genti ha permesso di salvare molte vite umane, l’assistenza ai bisogni giornalieri e al dolore dei sopravvissuti è oggi l’aspetto più importante poi verrà il momento della ricostruzione.

Molti parlamentari e forze politiche dell’opposizione, a causa della tragedia, hanno scelto la strada del silenzio e della non polemica, per non turbare la gravità del momento.

Bene, ci saremmo aspettarti lo stesso atteggiamento da parte di Renzi e del governo: invece ci sembra che abbia aumentato di molto la dose di propaganda giornaliera, ogni occasione è buona per una conferenza stampa, cui si sono accodate tutte le televisioni e i grandi giornali nazionali, con  pochissime eccezioni.

Inoltre il messaggio è stato quello di collaborare tutti, chiedere aiuto ai sindacati, alle associazioni, alle opposizioni, per far fronte a un progetto di rinascita di questi paese.

La responsabilità del disastro geologico, delle alluvioni, del crollo dei ponti ed delle strade, dello scontro fra treni, risale all’azione di molti governi del passato ma i due anni e mezzo di Renzi non sono immuni da responsabilità politiche e decisionali: infatti le risorse che ogni anno sono state stanziate hanno preso altre strade, e questi settori fondamentali dello stato sono stati abbandonati.

Ho l’impressione che, con cinismo, sia utilizzata la tragedia nazionale del terremoto per portare consensi per il prossimo referendum costituzionale e quindi restare al governo. Atti concreti del rinnegamento della politica di scontro di due anni non ci sono, altrimenti si dovrebbero annunciare provvedimenti che cambiano leggi sbagliate come il Jobs Act, i voucher, il blocco delle pensioni, l’aumento delle tasse, la riforma della scuola e altre ancora.

Pertanto, io sostengo che quest’appello alla concordia non mi convince, è solo momentaneo, poi l’arroganza di un gruppo di potere, massonico, affaristico, liberista e antioperaio tornerà a essere protagonista assoluta, del resto qualche picchiatore televisivo renziano seguita con la solita musica.

La battaglia, allora, per cacciare Renzi-Verdini-Alfano e i loro mandanti deve proseguire senza sosta e senza tregua. Basta con il silenzio, facciamoci sentire e in modo molto forte.

L’alternativa resta innanzitutto quella di votare No al referendum costituzionale e di costruire nel frattempo una proposta innovativa, democratica e di sinistra per il governo nazionale.

Mi auguro che la costruzione di un campo nuovo della Sinistra Italiana possa dare una forte stimolo al rinnovamento e al cambiamento: ciò su cui dobbiamo puntare deve essere una politica di secca alternativa, radicale, è del tutto inutile puntare su una politica nuova, ma “politicamente corretta” cioè solo un po’ meglio dell’attuale.

Non servirebbe a niente, non sarebbe credibile, noi dobbiamo far tornare a sognare la gente, per una società diversa da quella attuale.

Infatti, tutti si lamentano, ma poi prevale una rassegnazione diffusa: terreno fertile su cui attecchisce il qualunquismo, la propaganda estremista e quella padronale.

La speranza, il sogno, le idealità, un progetto per un futuro diverso sono le uniche armi politiche che abbiamo per vincere, e costruire un vivere civile per tutti.

Giuseppe Mattioli,
Sinistra Italiana

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