di Fausto Gentili.

La prima. Vedo che qualcuno sta prendendo sul serio la linea difensiva dell'aspirante maestro di via Monte Cervino, ma la toppa è peggiore del buco. Perchè, se davvero si tratta di un esperimento, le cavie sarebbero i suoi compagni di classe: vi sottopongo ad un esperienza choccante e vediamo come reagite, se ne capite la gravità, ecc. Mettiamo fra parentesi l'opportunità di fare esperimenti del genere con bambini di dieci anni, facciamo finta che già questa non sia di per sè una cosa inaccettabile, e veniamo al punto: se i bambini bianchi sono le cavie, il bambino nero che cos'è? L'unica risposta possibile è: materiale di laboratorio. Per "educare" una ventina di persone ne ferisco un'altra, dimenticando l'a b c di ogni educatore: nessun ragazzo deve essere umiliato. Tratto lui come una cosa (materiale di laboratorio) perché gli altri ne abbiano un (presunto) giovamento, e dovendo scegliere tra una ventina di piccoli quello da sacrificare, sacrifico quello nero (perché, esperimento per esperimento, il "gioco" dell'umiliazione poteva essere fatto col più grasso, il meno bravo, il più povero, il più goffo, il disabile, ecc.).Quello che voglio dire, insomma, è che se davvero vuoi fare un esperimento così demenziale, assumi un giovanissimo attore: gli spieghi che lui deve fare la parte del bambino umiliato e tu quella del maestro cattivo, e che dopo vi farete insieme una risata ed andrete a mangiare una pizza. E a quel punto, se lui è d'accordo e tu proprio ci tieni a fare questa scemenza, fate l'esperimento. La seconda considerazione. Ho letto reazioni stizzite, in particolare ad opera della Vicesindaca, per l'eccesso di pubblicità e la precipitazione con cui la vicenda è stata trattata (lei ed altri hanno parlato, addirittura di strumentalizzazione). Quanto alla precipitazione, se si ritiene precipitoso il fatto che un episodio accaduto l'11 febbraio sia stato infine raccontato il 20 grazie ad un genitore, vuol dire che, senza tanti giri di parole, si preferiva che fosse lentamente inghiottito dalle sabbie mobili o risolto per via amministrativa, passando sopra alla vera esigenza educativa: che è quella di risarcire le bambine ed i bambini, tutti vittime di una violenza ingiustificata. Ma proprio il fatto di trovarsi oggi sulle prime pagine di tutti i giornali offre ai loro educatori un'opportunità preziosa di dire loro: vedete,bambini, nella vita succedono anche cose brutte, non sempre è possibile prevenirle. Ma è possibile denunciarle, non subirle in silenzio, fare in modo che non si ripetano e darsi forza l'uno con l'altro. Siete stati trattati male ma, come vedete, gli altri sono dalla vostra parte: genitori, giornalisti, maestri, istituzioni. Oportet ut scandala eveniant, se vogliamo che un'esperienza umiliante si traduca in'esperienza educativa. Infine, una parola sull'aspirante maestro, che non conosco e sul quale -una volta messo in condizione di non nuocere- non credo si debba infierire: ha fatto una colossale sciocchezza (un tradimento della sua missione), ed è necessario che lo capisca se vuole vivere in mezzo agli altri e magari tornare un giorno a fare questo lavoro così delicato. Da questo punto di vista quelli che hanno sollevato lo scandalo lo stanno aiutando più di quelli che alimentano il fumo dell'esperimento sociologico.

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