di Fosco Taccini

Il 2020 doveva rappresentare l’anno fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi decennali sulla conservazione della natura, ma purtroppo – dati alla mano - non lo sarà. Infatti, la biodiversità è sempre più a rischio. Questo rischio crescente insorge (o persiste) in tutto il pianeta, dalla foresta amazzonica alle spiagge del Mediterraneo. La cruda verità della situazione è stata recentemente, tra l’altro, confermata da panel di ricerca dell’Onu dedicato alla biodiversità: tre quarti delle terre emerse sono stati significativamente alterati dall’uomo. I fattori che maggiormente incidono sugli habitat sono: l’agricoltura e l’allevamento per l’industria. 
Una delle considerazioni che sono emerse da questa gravissima pandemia da nuovo Coronavirus è quella di quanto sia importante tutelare la diversità biologica della Terra. Infatti, gli scienziati affermano che il 31% delle epidemie di malattie emergenti, come Ebola e Zika, sia fortemente connesso al cambiamento nell’uso del suolo provocato dall’uomo, soprattutto nelle foreste pluviali tropicali. 
Appare utile considerare, per esempio, che anche alle nostre latitudini che le infrastrutture verdi (come siepi, boschi, filari di alberi, corsi d’acqua e piccole zone umide), sono un habitat fondamentale per moltissime specie viventi animali e vegetali. E che questa variegata biodiversità naturale nei terreni può essere un aiuto a chi coltiva con metodi naturali.
Per contrastare la perdita di biodiversità e favorire una ripresa concretamente green anche l'Unione Europea ha deciso di scendere in campo. Infatti, è stata da poco presentata una nuova strategia sulla biodiversità per il 2030: l’obiettivo dichiarato è quello di fermare la distruzione subita dalla natura, attraverso la messa a dimora di 3 miliardi di alberi entro il prossimo decennio. Questa strategia comunitaria mira a potenziare la resilienza dell’Europa anche di fronte alle attuali (e future) emergenze. Stando a questa ottica sarà fondamentale lavorare su due assi:  bloccare la perdita di biodiversità e costruire un sistema alimentare sano e sostenibile. Oltre agli alberi, la strategia prevede la riduzione dei pesticidi del 50% (di questo ne gioveranno gli insetti impollinatori come le api),  l’incentivo dell’agricoltura biologica per raggiungere il 25% della superficie agricola totale e l’aumento della protezione delle aree marine. Queste misure andranno coniugate in uno scenario di utilizzo di energia rinnovabile e riduzione dell’inquinamento atmosferico. 
Infine, già da adesso dobbiamo tenere presente la problematica dello smaltimento di tutti i dpi (dispositivi di protezione individuali) fondamentali per proteggere la nostra salute. Per avere una misura di riferimento nella nostra riflessione, in Italia si stima che serviranno circa 100 milioni di mascherine monouso in un mese. Ricordiamo, inoltre, le recenti immagini delle Isole Soko, vicino a Hong Kong, illustrative della gigantesca quantità di mascherine trasportate dalle maree e dalle correnti oceaniche. Pertanto, sarà necessario trovare soluzioni per il corretto smaltimento di tutti i dpi il più rapidamente possibile. 

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