di Maria Pellegrini.

In un’epoca, come la nostra, in cui il sovrappeso e l’obesità sono al centro della preoccupazione di molte persone, è interessante sapere che anche duemila anni fa esistevano questi problemi, per i quali i medici cercavano di trovare soluzioni. Nei primi secoli della Roma imperiale, il peso eccessivo di uomini e donne era una condizione piuttosto diffusa, molti rimedi e suggerimenti per tornare in ottima forma fisica li troviamo in un volumetto del II secolo d. C. “La Dieta dimagrante”, scritto da un medico greco, Galeno di Pergamo, città sede di uno dei più importanti centri scientifici, letterari e artistici del mondo greco. Pubblicato intorno al 180 dopo Cristo, il libro è una sorta di vademecum per ripristinare la norma di un corpo sano, ma non un breviario di estetica corporea. Non si tratta però di uno di quei manualetti di oggi, destinati a soccorrere chi ha ecceduto nel mangiare.

La dieta, per Galeno, regola il funzionamento dell’organismo, i suoi effetti non sono tanto il dimagrimento, quanto l’equilibrio fra sostanze ingerite, sostanze espulse e sostanze assimilate. Niente di più, quindi, che un corretto dosaggio di alimentazione e moto fisico, indicazioni queste suggerite anche dai dietologi dei nostri tempi.

La ferma convinzione del sapiente medico di Pergamo è che «la dieta è l’arma più potente della medicina» e come si legge nell’incipit del suo volumetto: «Una buona dieta dimagrante allontana un gran numero di malanni cronici, in modo che, evitato ogni farmaco, essa ne è spesso, e senza altri mezzi, il toccasana.» Non era un’idea nuova, a dire il vero: per gli antichi, i medicinali e le pratiche chirurgiche erano sempre la risorsa estrema a cui ricorrere quando non si riusciva a rimettere in sesto un paziente migliorando il suo regime di vita. L’importanza dell’alimentazione per la salute del corpo era già riconosciuta da Ippocrate (460 a.C. - 377 a.C.), colui che ha fatto della medicina una disciplina.

L’esercizio dell’arte medica non può prescindere da un supporto etico, e il medico deve essere contro ogni facile improvvisazione. L’etica era necessaria perché l’intervento medicale non doveva avere il fine di produrre il massimo guadagno per chi lo realizzava, magari ingannando il paziente. Galeno aveva un concetto molto profondo del rapporto tra scienza e filosofia e una visione unitaria del sapere. Il medico deve essere filosofo, antropologo, filantropo ed esercitare la sua professione come servizio. Insieme alla medicina e alla filosofia un bravo terapeuta deve studiare anche la retorica in quanto strumento indispensabile alla sua attività di divulgatore. La medicina nel suo complesso non è soltanto scienza di ciò che è salutare, ma anche di ciò che è malsano.

Il medico deve vigilare sul corpo del paziente al fine di curane anche l’anima, il benessere deriva dall’equilibrio fra le esigenze dell’anima e quelle del corpo. Non è possibile un’“ars medica” che non abbia come oggetto proprio questo dialogo permanente tra anima e corpo. La dieta è la strada attraverso la quale tutte le facoltà rimangono in armonico e permanente dialogo tra loro, e tutte insieme con il mondo esterno, mentre lo stato morboso rompe quest’armonia.

Citiamo alcune sue indicazioni che riguardano le erbe: aglio, cipolla, crescione, porro, senape, ma anche origano, erba gatta, timo, rughetta, basilico, rafano, hanno ottime proprietà dimagranti se usate nella fase del primo accrescimento quando sono «in boccio o nel primo fiorire» perché producono tale beneficio quando hanno raggiunto la pienezza dello sviluppo.

Altri consigli: le verdure sono preferibili ai cereali. Nei semi del sedano, del prezzemolo, del comino domestico, del comino prataiolo, dell’aneto, dell’amomo, della ruta, quando sono secchi, risiede il loro massimo potere dimagrante. Per quel che riguarda i legumi, devono essere evitati i lupini, le lenticchie e i ceci. Passando in rassegna la carne, primo consiglio è non eccedere, e ciò è in sintonia con i moderni precetti. I volatili di montagna sono preferibili a quelli di pianura o di palude «per la bontà dell’aria e per il cibo che li nutre». Promossi gli storni, i tordi, i merli, le pernici. Chi segue una dieta dimagrante, «metta al bando anatre e altri uccelli di palude e si guardi dalle ottarde, dalle oche e dagli altri grandi passeracei» infatti la loro carne è «generoso dispensiere di scorie». I maiali di montagna sono preferibili a quelli domestici come tutti gli animali che vivono all’aperto, respirano aria buona, stanno in movimento e non in cattività. Ma chi intende ottenere buoni risultati dalla propria alimentazione non deve cibarsi di carne di maiale neppure se di montagna, fatta eccezione delle sue zampe, del muso e delle orecchie. Non è consigliata la carne di tutte le specie di pecore e capre. E i pesci? Vietati molluschi, ostriche, anguille; consigliati pescetti di scogli, merluzzi, triglie. Alla larga dal latte e dal formaggio perché ingrassa, come pure tutti i farinacei, il cervello, il fegato, i rognoni. Il latte con il miele si presta per le affezioni toraciche ma dannoso per il mal di fegato e milza. Non mancano consigli sulla frutta: evitare i frutti a lenta digestione se la loro polpa è dura, non si abusi di pesche e albicocche, per nulla buoni il mirto e il loto. Tra i frutti destinati alla stagione invernale i migliori sono i fichi secchi, le noci, i pistacchi e le mandorle amare. Ma i fichi secchi e di stagione non sono adatti per dimagrire. Si potrebbe continuare a lungo, troppo numerosi sono le varietà di cibi analizzati.

Per il sapiente e rigoroso studio con cui Galeno penetrava ogni aspetto dell’arte medica - anatomia, fisiologia, terapia, etica, filosofia e storia - i suoi scritti hanno conservato un’autorità indiscussa fino al sedicesimo secolo. Infatti i suoi seguaci, convinti che le sue descrizioni fosse complete, ritennero inutili ulteriori sperimentazioni e non procedettero oltre negli studi di fisiologia e di anatomia. Per quattordici secoli, fino al Rinascimento, gli anatomisti raffigurarono la struttura del corpo umano in base alle descrizioni fornite da Galeno. Ancora oggi noi utilizziamo il termine «preparazioni galeniche» per indicare quella pratica - a lui risalente- di comporre i rimedi, miscelando varie sostanze naturali con concentrazioni opportune, adattandole ad personam. Eppure non manca qualche voce critica sulla sua dieta che è possibile attuare solo da uomini ricchi in grado di dedicarsi alla cura di sé, liberi da preoccupazioni economiche o di carriera.

Nota biografica: nato a Pergamo nel 129 d.C., Galeno compì in Asia Minore i suoi studi di filosofia e medicina e cominciò ad esercitare la sua professione in patria dove fu nominato medico dei gladiatori, incarico che terrà con grande profitto fino al 161 quando si trasferì a Roma dove fece una carriera splendida: divenne medico personale di Marco Aurelio che egli guarì da una malattia diagnosticata da altri in modo errato. Fu un uomo dai molteplici interessi. I suoi scritti si occupano di medicina, anatomia patologica, fisiologia, delle diagnosi e delle cause della malattia. Di lui ci sono pervenute circa 150 opere di argomento medico e autobiografico. Non sappiamo con precisione il luogo (Roma o Pergamo?) e l’anno della morte, forse intorno al 200 d. C.

 

Nell’immagine, Galeno in una litografia di Pierre Roche Vigneron

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