DESTRA INCAPACE, COSTRUIAMO L'ALTERNATIVA di Marina Sereni
La politica italiana sta per andare in vacanza mentre il mondo trattiene il fiato per i rischi gravissimi di espansione del conflitto in Medio Oriente.
Partiamo dalla scena internazionale. La guerra in Ucraina, causata dall’aggressione criminale della Russia, non accenna a trovare una via d’uscita negoziale seria e accettabile. L’offensiva russa non si ferma e la resistenza ucraina non sembra in grado di rovesciare l’andamento del conflitto sul terreno. L’Europa è chiamata a confermare il proprio sostegno politico, economico e militare all’Ucraina. La nuova Commissione non potrà però limitarsi a questo: un’Europa che rinunci ad esercitare un’influenza politica e diplomatica sulle crisi aperte, a cominciare da quella al confine orientale dell’Unione, non corrisponde alle aspettative e alle speranze dei suoi cittadini e alle responsabilità che le derivano dalla storia e dalla geografia. Il superamento della regola dell’unanimità nelle decisioni è la condizione per rafforzare la capacità dell’Ue di parlare con una voce sola, di avere una politica estera e della difesa comune, di portare a compimento la propria autonomia strategica in un quadro di complementarietà con l’appartenenza all’Alleanza Atlantica.
Ancora più rischiosa e drammatica è l’assenza dell’Europa in questo momento sullo scacchiere mediorientale. Con l’uccisione del capo politico di Hamas a Teheran il conflitto rischia di compiere un ulteriore salto di qualità. L’attesa rappresaglia dell’Iran e dei suoi proxies puo’ trasformarsi in una guerra regionale dalle conseguenze tanto imprevedibili quanto indesiderabili.
Mentre continuano i bombardamenti a Gaza e si fa fatica perfino a tenere la contabilità delle vittime civili, in Cisgiordania non si fermano le violenze dei coloni armati e la vita quotidiana dei palestinesi nei Territori peggiora ogni giorno. La nomina di Yahia Sinwar, mente e braccio della strage terrorista contro Israele del 7 ottobre, come nuovo capo politico di Hamas rappresenta simbolicamente il fallimento della politica di Netanyahu e della destra israeliana. Sempre più lontana appare la prospettiva di un accordo per il cessate il fuoco e per la liberazione degli ostaggi mentre certo Israele è meno sicura e più isolata nella regione e nel mondo. Lo sforzo diplomatico degli USA per evitare l’ escalation è importante ma non sufficiente. L’Europa dovrebbe essere, al fianco degli Stati Uniti, protagonista di un dialogo con i Paesi della regione e con tutti gli altri attori internazionali per costringere Netanyahu a cercare l’accordo e il cessate il fuoco e scoraggiare l’Iran dal compiere azioni che possano far esplodere la polveriera mediorientale. Fortunatamente la saggezza di Biden - che ha rinunciato alla nomination democratica per lanciare Kamala Harris - ha riaperto negli USA una partita che solo poche settimane fa molti davano per chiusa. Non è difficile immaginare tuttavia che la competizione elettorale condizionerà inevitabilmente le priorità nell’agenda dell’attuale Amministrazione americana man mano che si avvicina il voto di Novembre. E ciò rende ancora più indispensabile e urgente un’iniziativa europea.
E l’Italia? Non pervenuta. Eppure il nostro Paese ha una tradizione diplomatica di tutto rispetto, una storica amicizia con Israele e la Palestina, una posizione geografica immersa nel Mediterraneo che dovrebbero spingerla ad un ben altro attivismo. La propaganda sul Piano Mattei, di cui i deputati Pd hanno svelato tutta l’inconsistenza, non basta a coprire l’incapacità del Governo di esercitare un’azione efficace e significativa di fronte alle tensioni e ai rischi di escalation nel Mediterraneo e nel Medio Oriente.
Se poi dallo scenario internazionale stringiamo lo sguardo all’interno dei confini nazionali il giudizio sul Governo Meloni può solo peggiorare. Le ultime settimane in Parlamento si sono trasformate in una corsa contro il tempo per approvare un numero assurdo di decreti leggi (quasi tutti con relativo voto di fiducia!) senza alcuna volontà di confronto con le forze politiche di opposizione. Anziché affrontare davvero le emergenze del Paese - dalle liste d’attesa infinite alle drammatiche condizioni delle carceri - la destra fa provvedimenti nella migliore delle ipotesi vuoti e inutili, scegliendo un nemico al giorno con cui polemizzare per nascondere le proprie divisioni e incapacità. Niente per il lavoro, niente per il Sud, mentre vola la raccolta di firme per il referendum contro la legge “SpaccaItalia”, tagli alle Università, niente per medici, infermieri, operatori sanitari, niente per le persone che rinunciano a curarsi perché non hanno soldi per rivolgersi al privato… Li aspettiamo alla ripresa, quando finalmente dovranno dire agli italiani la verità sui conti pubblici e sulle loro priorità. Il bluff della destra, che è andata al governo dicendo “siamo pronti”, si sta scoprendo ogni giorno di più. E i risultati delle elezioni europee e amministrative ce lo hanno confermato. Due i compiti che ci hanno consegnato elettori ed elettrici: rinnovare il Pd, farlo assomigliare sempre più a quel partito aperto, progressista, femminista, popolare che la Segretaria Elly Schlein ha portato nelle piazze, nei quartieri, negli ospedali, nelle fabbriche in tutta Italia. E poi unire le forze alternative alla destra attorno ad un progetto per l’Italia che possa ricucire le fratture e sanare le ingiustizie con cui questo Paese fa i conti da tanto tempo e che l’attuale esecutivo sta semplicemente e drammaticamente accentuando.
L’estate militante, le Feste de l’Unita’, i banchetti per la raccolta firme per il referendum sull’Autonomia Differenziata e per la Legge di iniziativa popolare sul Salario Minimo: la mobilitazione non va in vacanza! Qualche giorno di pausa, dopo una cavalcata lunga molti mesi e prima di tante altre importanti scadenze, a cominciare dalla prossima manovra finanziaria e dalle elezioni regionali di Emilia Romagna, Liguria e Umbria, sono quello che ci vuole per ricaricarsi e prepararsi alle nuove sfide che ci attendono. E allora: buone vacanze o anche solo buon riposo!
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