di Elio Clero Bertoldi.

PERUGIA - Il sindaco di Castiglione del Lago, Sergio Batino, "reclama" le spoglie del marchese Ascanio della Corgna e della sua famiglia. Il primo cittadino ha infatti inviato una formale lettera, protocollata col numero 34438, al sindaco Andrea Romizi, nella quale sollecita un trasferimento "anche temporaneo" delle spoglie del Signore del Chiugi e di Castel della Pieve. Poi aggiunge: "Un rapporto particolare lega Ascanio ed al territorio castiglionese ed é qui che le sue spoglie possono trovare una degna sepoltura". Insomma, dal trasferimento "temporaneo" si é passati al definitivo.
Comunque il sindaco castiglionese rafforza la sua richiesta anche con motivazioni culturali. Spiega: "É ferma intenzione dare risalto all'evento anche attraverso un approfondimento della figura e delle gesta diquesto importante personaggio per la storia rinascimentale, grazie alla preziosa collaborazione della Dcuola di specializzazione in Demoetnoantropologia che ha sede proprio a Castiglione del Lago ed ha avviato il lavoro di ricerca".
Scoppierà una "guerra" tra Perugia (dove Ascanio é nato) dove governa la destra e Castiglione del Lago, sede del suo marchesato, dove l'amministrazione é di sinistra?
Le indiscrezioni dicono che potrà essere trovato un accordo pacifico tra lepri, sebbene alla sua morte - nel dicembre del 1571 - Ascanio venne sepolto con tutti gli onori nel Pantheon perugino, San Francesco al Prato.
I tempi comunque non sono ancora maturi, perché il professor Bacci ed il suo staff di anatomopatologi stanno effettuando la perizia autoptica sulle cassette di metallo recuperate nella sagrestia della chiesa perugina, per identificare, uno per uno, i resti dei vari membri della famiglia della Corgna  tra i quali figurano anche due donne (Laura della Penna e Porzia Colonna, mogli di due esponenti della casata perugina) e due bambini.
Ascanio, nipote per parte di madre (Giacoma), del Papa Giulio III, al secolo Giovanni Maria Ciocchi del Monte, é stato uno degli uomini più famosi del suo tempo: eroe di Lepanto e di Malta contro gli Ottomani, spadaccino più esperto e letale del suo tempo (benché avesse perso un occhio in battaglia, a Casale Monferrato), combatté per la Repubblica di Venezia, per il regno di Francia, per gli spagnoli e l'imperatore (Filippo II lo aveva nominato capo delle fortificazioni di tutti isoli regni in quanto esperto architetto militare), per il Ducato di Firenze e lo stato Pontificio.

 

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