Di Ciuenlai – Lunedì ennesima Giunta Regionale ed ennesimo rinvio per la ormai famosa, quanto fumosa, delibera che dovrebbe regolare il processo di rotazione dei direttori e sistemare una delle principali richieste degli ex“Modem” del Pd per lo spostamento di Walter Orlandi da capo indiscusso della sanità ad “altro e più importante incarico” come segno tangibile “di rinnovamento”. Il testo esiste da tempo e sarebbe, in pratica, l'esecuzione del dispositivo contenuto nella delibera “Determinazioni in materia di organizzazione e personale” ,approvata il primo di agosto scorso, che prevede la possibilità di valutare “l’introduzione della figura del Direttore/Segretario generale mediante l’adeguamento della disciplina, anche normativa, inerente all’ordinamento organizzativo interno con precisazione del ruolo, dei poteri e delle responsabilità da attribuire allo stesso” . Ed è appunto di questo che si dovrebbe occupare il nuovo provvedimento. Ma è un'operazione difficle, qualcuno dice “al limite dell'impossibilità”. Perlomeno in questa fase politica. Ci sono due ostacoli non facilmente rimovibili. Il primo, di carattere tecnico, è costituito dalle “norme di salvaguardia” dei contratti dei dirigenti che di fatto escludono la rotazione. Il secondo, di carattere politico, che rende difficile l'istituzione del famoso “capo amministrativo” della Presidenza, senza dover sopportare gli attacchi dell'opposizione su veri o presunti aggravi di spesa (che la delibera in questione peraltro esclude). E al tempo di un referendum nel quale quelli del Si (i renziani del Pd) propagandano i risparmi su Senato e Regioni, sarebbe come darsi una martellata sulle parti basse di Leonelli e soci. Quindi , anche se il procedimento dovesse andare in porto, bisognerebbe aspettare qualche pensionamento. Il primo è previsto tra un anno. Per la serie“campa cavallo che l'erba cresce”. Altre soluzioni non sono praticabili senza l'assenso degli interessati. E a giudicare dalle notizie che vengono dal mondo sanitario, non sembra proprio che Orlandi abbia intenzione di abdicare o abbia abdicato alle sue legittime funzioni. Soprattutto verso l'ospedale regionale di Perugia dentro il quale si moltiplicano le voci di “continui interventi del Direttore anche su questioni di “piccolo cabotaggio”. Magari qualcuno esagera, magari c'è chi è interessato ad ingrossare le cose per provocare caos e favorire la sostituzione, ma come si dice “se tuona da qualche parte piove” . Stante la situazione sorge spontanea una domanda. E adesso che succederà? Niente di eclatante è la risposta. Non ci sarà una nuova crisi. Ma forse è peggio, perchè si rischia di entrare in un clima continuo di sospetti e di sfiducia . C'è chi dice che siano già partiti “i dispetti tra le parti”. E alcune cose accadute a Terni e in Consiglio Regionale sembrano confermarlo. Sta di fatto che tutti farebbero bene a chiarire la questione, alla luce del sole, e soprattutto una volta per tutte. C'è una Regione, tra parentesi colpita da un terremoto, da amministrare. Tornare ad essere “separati in casa” non fa che accreditare quei critici che dicono che l'Umbria è una regione “senza governo e senza opposizione”.

 

 

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