di Giampaolo Ceci

PERUGIA - La crisi mondiale e quella europea stanno impegnando i governi a trovare soluzioni per attenuarne gli effetti negativi.
L’unico lato positivo é che la crisi mondiale costringe i vecchi e quel che più conta, anche i giovani, a riflettere con orizzonti nuovi e più vasti.

Non voglio soffermarmi sull’efficacia o equità dei provvedimenti varati dal governo italiano e neppure sulle ragioni che hanno determinato una crisi le cui cause sono oggettivamente difficili da comprendere.
La prima valutazione che vorrei fare, riguarda proprio il fatto che si discute molto sui provvedimenti, ma poco o nulla sulle cause che hanno generato questa crisi mondiale.
C’è sull’argomento una certa reticenza a parlarne forse perché bisogna essere degli economisti per capirci qualche cosa.

Ma, se per capire cosa sta avvenendo bisogna essere degli esperti, allora anche per discutere di ogni altro argomento bisognerebbe esserlo.
La figura del politico saggio e tuttologo che si affidala solo buon senso quindi è tramontata?
La politica sta diventando terreno esclusivo di quegli esperti che possiedono le conoscenze scolastiche per capire le ragioni o organizzare i processi di ciò che avviene in un mondo sempre più dominato dalla tecnica e dall’organizzazione?
La questione è seria perché sta passando il concetto che la società possa essere divisa tra chi ha in mano le leve della conoscenza e gli altri, che seppure intelligenti non hanno però le conoscenze di base per affrontare e nemmeno capire le ragioni di problemi complessi.
Agli uni il compito di fare e decidere, agli altri solo il ruolo meri spettatori con effimero diritto di critica, perchè risulta sterile davanti a alla complessità dei problemi che richiedono conoscenze che l’uomo qualunque o il pensionato sprovveduto non ha.

La nostra società va quindi sdoppiandosi in due caste distinte?
A ben pensarci è stato sempre così.
I medici non parlano tra loro in forma tecnica e incomprensibile ai pazienti? I sacerdoti di qualsiasi religione non hanno da sempre usato un linguaggio simbolico e privo di logica per governare la gente che non capiva e non poteva capire ciò che dicevano?
Si sta affermando un nuovo modello di governo: quello dei “tecnici” o se preferite dei” competenti”?
Non potendo trasformare un politico in tecnico, perché dovrebbe studiare, si cerca forse di dare ai tecnici una visione politica?
Pare sia così, visto che "i politici" sembrano aver abdicato ai nuovi guru della conoscenza anche le decisioni politiche che rientrano nella loro sfera di competenza.
Un guru per le politiche economiche. Uno per quelle sanitarie perché bisogna conoscere bene la medicina e così via.

Semplice convincere tutti della bontà delle decisioni prese, visto che ogni decisone non può essere spiegata a noi poveri ignoranti. Non conta più il contenuto delle motivazioni delle scelte fatte, ma solo la fiducia che sa infondere il Guru di turno, la sua capacità di convincere e la efficacia della campagna pubblicitaria. È su questo terreno effimero che si deciderà sempre più chi governerà.

La partecipazione si attenua e scompare restando relegata tra coloro che riescono a capire ciò di cui si parla.
La democrazia della partecipazione si sposta nella democrazia della delega.
Importante non è più partecipare, ma solo scegliere l’esperto che prenderà le decisioni politiche per nostro conto.

In quest’ottica si capisce perché sui mass media non ci si sofferma mai ad analizzare i motivi della crisi e le motivazioni che l’hanno generata, ma solo sulle decisioni prese come se non fossero la conseguenza delle prime. Si parla di mercati, ma chi sono i mercati? Chi questi grandi investitori e perché è possibile speculare su debito degli stati? Perché non si agisce su queste cause che sono l’origine dei guai invece che sulle conseguenze di queste anomalie ponendo mano a una diversa organizzazione economica del pianeta che possa evitare una volta per tutte queste conseguenze?

È proprio necessario che la borsa esista? È necessario che gli stati possano andare in passivo? Chi ha interesse a mantenere in vita questo incomprensibile sistema economico planetario fatto di grandi istituti bancari e gruppi industriali privati che promuovono le guerre e muovono con un clic somme di denaro colossali pari all’intero bilancio di uno stato di medie dimensioni procurandosi profitti immediati incredibili? Come si origina questa mole di denaro? Chi ha fissato queste regole? Cosa è la moneta e perché la usiamo come mezzo di scambio? La questione non sembri banale o ovvia. Quando l’OPEC pretese il pagamento del petrolio in oro, l’intero pianeta fu messo in crisi e si comprese che i pezzi di carta stampata che chiamavano dollari non erano altro di ciò che sono: solo dei pezzetti di carta stampata che avevano valore nella misura in cui i cittadini glielo conferivano:una convenzione insomma, una pazzia generale che agli uomini primitivi che abitano il pianeta sembra ancora ovvia.

Quando però qualcuno alza il dito e dice:“ vuoi le mie mele? Dammi delle pere e non pezzetti di carta”. Tutto crolla perché, chi ha solo pezzetti di carta, non coperti da un controvalore in beni reali, trova difficoltà a scambiarli con qualche cosa che abbia una vera utilità.

L’unico aspetto positivo che questa crisi sta producendo é che si stanno riscoprendo tematiche che sembravano assopite in questi ultimi anni mentre erano la normalità per i giovani del 68.
Quale la migliore organizzazione del pianeta? Anarchia, socialismo, comunismo, democrazia, dittatura ferrea o dittatore illuminato, escono dagli astratti libri di storia e divengono attuali. Qualcuno inizia a domandarsi nuovamente quale altro sistema di governo può esistere che sia utile ai molti e non ai pochi.
Da qui il passaggio a concetti ancor più ampi è breve. Riscopriamo i soliti dubbi irrisolti dell’uomo che i nostri giovani sembrano non porsi più: “Cosa è bene e cosa è male? Quale l’etica di riferimento? quale il senso della vita?”
 

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