Questa è una guerra moderna intrisa di passato. C’è chi si diverte nel definirla ibrida solo perché ha esaurito le etichette, perché non ricorda le guerre del passato che già apparivano come mostri dalle molte teste e dai molti arti.
È una guerra cinetica in cui gli strumenti sfruttano e disperdono energia, materiale e umana. È una guerra terrestre che si combatte nella massa continentale euroasiatica nella quale le navi possono fare poco e gli aerei dipendono dalla potenza che le forze terrestri riescono a sviluppare con il loro sostegno. Le tecnologie e le procedure di guerra asimmetrica o speciale hanno un peso importante ma non determinante. La sostanza rimane concentrata nella guerra tra uomini in carne e ossa, la guerra come fabbrica non tanto di eroi, ma di morti, di figli sacrificati, di vedove e orfani. È una guerra che capiscono meglio quelli che hanno memoria ed esperienza del passato, che ne conoscono sviluppi e limiti. I teorici e gli appassionati ricercatori del presente sono facilitati dai moderni sistemi di analisi, dagli strumenti tecnologici di ricerca e d’informazione. Tutte cose che però permettono anche interpretazioni immaginarie e oniriche della realtà che la propaganda sfrutta non più per ingannare l’avversario ma se stessi. Perciò non deve meravigliare che siano proprio i “vecchi”, i veterani, i reduci, gli studiosi, i diplomatici e gli analisti formati durante la Guerra fredda a invitare alla riflessione, individuare le insidie e fornire una lettura più razionale degli avvenimenti. Non sono voci isolate, non recitano noiose litanie, non gridano, non incitano alla rissa e rifuggono dagli insulti e dalle banalità degli esagitati ignoranti o smemorati. Sono molti e sono crudamente chiari nelle loro espressioni, eppure le loro voci sono coperte da cicaleccio o sproloqui amplificati dalla evoluzione tecnologica delle comunicazioni. Cosa dicono questi “vecchi” sull’Ucraina? Nella loro pacatezza dicono cose terribili, che nessuno osa dire, perforano le censure e arrivano come folate d’aria fresca nell’afa mefitica della comunicazione di massa.
Douglas Abbott Macgregor, classe 1947, ex colonnello, veterano e decorato delle guerre americane già consigliere del Pentagono, sin dai primi giorni commenta la guerra e in particolare il coinvolgimento Usa. Non ha mai dovuto ritrattare una sua valutazione e in questa fase dice cose che dovrebbero ascoltare tutti i guerrafondai nostrani ed europei rinunciando per una mezz’oretta alla spocchia visitando YouTube per qualcosa che è più importante dei gossip. Gli americani che lo seguono sono tanti e i siti che ne riprendono libri e interviste innumerevoli. Ha certo fonti privilegiate, e soprattutto ha prestigio e credibilità che non può compromettere sparando cazzate. “Pochi americani sembrano capirlo, ma dovrebbero farlo. Doug Macgregor è ora l’amministratore delegato del nostro Paese, la nostra scelta”, dice chi lo intervista e lui così risponde alla domanda sullo stato della guerra in Ucraina: “A questo punto penso che tutte le bugie che son state raccontate per più di un anno e mezzo sul fatto che gli ucraini stanno vincendo, che la causa ucraina è giusta, che i russi sono cattivi e incompetenti: tutto questo sta crollando”. Di recente il Nyt ha valutato che le perdite in Ucraina ammontassero a circa 500 mila uomini, con una distribuzione quasi paritetica fra ucraini e russi. Macgregor è più preciso: “Valutiamo che gli ucraini abbiano avuto 400 mila morti in combattimento. Nell’ultimo mese di questa presunta controffensiva che avrebbe dovuto spazzare il campo di battaglia, hanno avuto almeno 40.000 morti. Non sappiamo quanti siano i feriti, ma sappiamo che probabilmente tra i 40 e i 50.000 soldati hanno subito amputazioni, che gli ospedali sono pieni e le unità a livello di plotone e di compagnia – cioè con 50-150-200 uomini – si stanno arrendendo ai russi, non perché non vogliano combattere, ma perché non possono più combattere, hanno così tanti feriti che non possono evacuarli”.
Per quanto riguarda le perdite russe, secondo Macgregor sono “probabilmente tra i 40 e i 50 mila morti e altrettanti feriti”. In totale? Chiede incredulo l’intervistatore. “Sì, il rapporto con le perdite ucraine è di 1 a 5. Numeri attendibili? “assolutamente”. E di fatto il numero è persino moderato rispetto a stime recenti che parlano di un rapporto di 1 a 7 e un teorico bacino di mobilitazione di circa 500 mila uomini, ma non più di 70 mila da impiegare. Sullo stato delle forze russe dice Macgregor: “Ricordate che all’inizio avevamo individuato tutte le loro carenze: ‘I russi non riescono a tenere il passo con i missili, i russi non riescono a portare avanti lo spettacolo’. Ora hanno diversi impianti di produzione che operano 7 giorni su 7 e 24 ore al giorno. Sono arrivati a schierare 750.000 soldati operativi la maggior parte dei quali si trova nella Russia occidentale e nel sud dell’Ucraina. Questo numero è destinato ad aumentare nel corso del prossimo anno, mi aspetto che arrivi a 1,2 milioni. Adesso in Russia ci sono più di 300 mila truppe da combattimento in riserva e penso che stiano lì e non vengano rilasciate per combattere gli ucraini… La nostra intransigenza, l’odio e l’ostilità per la Russia hanno convinto il popolo e la leadership di Mosca che dovranno combattere contro di noi e contro chiunque si sia alleato con noi. Se interveniamo in Ucraina occidentale i russi saranno pronti a combatterci e le conseguenze per noi e la Nato saranno devastanti perché non siamo pronti a combattere i russi. Ecco perché è così importante che ci svegliamo, capiamo che quel che abbiamo fatto ci si è ritorto contro, che qualsiasi cosa ci fossimo prefissati è fallita; ciò che dobbiamo fare ora è fermare tutto e trovare un accordo che può non piacerci, ma che deve avvenire presto, prima che la situazione vada fuori controllo. Se si continua così, entro i prossimi 6-8 mesi vedremo centinaia di migliaia di truppe russe al confine con la Polonia: non è l’obiettivo che ci eravamo prefissati”.
In tale prospettiva nemmeno gli aiuti previsti saranno sufficienti. “Be’, molte delle attrezzature che inviamo laggiù sono obsolete. Abbiamo dato loro qualche oggetto nuovo, ma non tanto. Abbiamo inviato missili Patriot e credo che in questa nuova tornata di finanziamenti, circa 750 milioni di euro, sono compresi 33 missili. Sapete, i missili Patriot sono utilizzati per abbattere aerei o missili da crociera. Chi si occupa di difesa aerea vi dirà che se c’è un bersaglio dovete sparargli almeno due missili per essere sicuri di raggiungerlo. Ebbene, i nostri 33 missili saranno finiti in due o tre giorni…
I russi sono stati i primi, negli anni 70, a capire la criticità del collegamento dell’intelligence, sorveglianza, ricognizione (Isr) nello spazio, sulla terraferma e in mare con le armi d’attacco. Si tratta di razzi, artiglierie, missili balistici e guidati di precisione, collegati all’Isr in modo che il tempo di risposta sia quasi istantaneo”. Anche sui decisori statunitensi che si occupano di Ucraina come Victoria Nuland le osservazioni di Macgregor sono taglienti: “Non conosco Victoria Nuland personalmente. Conosco Fred Kagan e suo fratello Bob è sposato con lei: è una neocon impegnata da tempo. È una persona che non definirei né democratica né repubblicana. Si tratta di persone con questo programma: finché il mondo intero non sarà presidiato dalle forze statunitensi e non sarà convertito con la forza a una forma di democrazia che noi approviamo, il mondo non sarà sicuro e dobbiamo continuare a combattere. Per questa gente la Russia ha una particolare importanza. Credo che abbiano antenati che provengono da quella regione del mondo e hanno un’ascia di guerra permanente contro i russi, cosa che ovviamente non credo che la maggior parte degli americani abbia, né credo che qualcuno al governo debba definire una politica basata su qualsiasi infelicità vissuta dai loro antenati in un luogo come la Russia… Ovunque la Nuland vada di solito ci sono conflitti, crisi e lotte e non credo capisca la gravità della situazione. Ci sono molte persone come lei a Washington, non è l’unica. Sono le stesse persone come Tony Blinken e Sullivan. Tutti vi diranno: “Be’, i russi sono deboli, l’economia è fragile, le forze armate sono scarse, i generali pessimi e non possono vincere. Tutto ciò che dobbiamo fare è mantenere la pressione e loro crolleranno”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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