di Roberto Musacchio.

Come si ferma una guerra? Mi pare l'unica domanda a cui tutti, in particolare i potenti, dovrebbero provare a rispondere.
Vincendola? Bene, si dica come. Con le armi? Fino a che punto? A quali prezzi? Delle guerre precedenti sappiamo più o meno la contabilità dell'orrore. Da quelle mondiali a quelle recenti.
Con le armi economiche? Anche qui fino a che punto e con che efficacia, con quali ricadute su chi? Anche qui un po' di Storia la si può fare. E non è una Storia di efficacia ma di sofferenze per i popoli.
Non ci sono alternative? L'idea che mi sono fatto in una vita ormai non breve è che l'unica guerra che non si poteva non fare è quella contro Hitler. O meglio, si poteva precederla se la logica delle potenze e l'anticomunismo non avessero "aiutato" Hitler. Anche su quella ho da dire che le bombe atomiche sul Giappone siano parte dell'orrore. Comunque non a caso alla fine di quella guerra si disse mai più. E si fece l'ONU. Poi purtroppo si è ricominciato con le guerre militari ed economiche. Fino a questa che rimette in circolo due parole impronunciabili, mondiale e nucleare.
Si poteva evitare? Secondo me si doveva provare.
È colpevole il governo russo? Certo. Putin è come Hitler? Non sono d'accordo e questo continuo cercare nuovi Hitler ha fatto disastri. Dall'Irak all'Afghanistan. Dove alla fine sono tornati i talebani.
Che fare per fermarla allora? Innanzitutto bisogna volerlo veramente. Evitare le escalation, militari ma anche economiche e "psicologiche". Avere contezza dell'orrore deve chiamare pietà e giustizia, non più orrore. Io ho avuto da Parlamentare europeo a che fare con i processi di accertamento degli orrori dei Balcani nell'ambito della ricerca di verità e riconciliazione e ho visto quale accuratezza serve. Bisogna ritrovare un luogo che provi a cercare la pace. Non si può "sputare" sull'Onu. Riproporre una Helsinki per la sicurezza. Ricercare quell'ordine mondiale democratico a cui non si è lavorato dopo l''89. Parole? Certo ma sono proprio le parole che devono sostituire le armi.
 

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