Cobas Perugia: "Perché non abbiamo firmato accordo mobilità personale Province"
La Federazione Cobas Pubblico Impiego non ha firmato l’accordo sulla mobilità del personale delle Province siglato a Terni mercoledì 21 ottobre perché ritiene che la dignità delle persone, dei lavoratori e delle lavoratrici deve essere sempre rispettata e difesa e passa anche tramite la reciproca correttezza delle relazioni.
Non è accettabile, infatti, che i documenti oggetto di discussione, e cioè la bozza del protocollo stesso, la tabella della distribuzione dei 236 dipendenti da ricollocare direttamente e i criteri per la definizione delle graduatorie, siano stati presentati in parte un’ora prima dell’incontro ed in parte addirittura nel corso dell’incontro stesso.
Non è inoltre accettabile il ricatto con il quale all’ultimo momento la Presidente Marini ha imposto la firma dell’accordo, minacciando di rinviare tutto a novembre con la conseguenza che i dipendenti interessati alla ricollocazione diretta si sarebbero ritrovati tutti sul portale della mobilità.
Ma tutto ciò trova una spiegazione nel semplice fatto che i giochi erano stati già chiusi con l'adozione della Deliberazione di Giunta Regionale n. 1209 del 19/10/2015 con la quale veniva tutto definitivamente deciso: i numeri complessivi, la bozza di protocollo di intesa, le procedure applicative, probabilmente tutto concordato precedentemente con CGIL-CISL-UIL, come dimostra la bocciatura da parte dei confederali della nostra richiesta di un incontro tecnico urgente e chiarificatore con la Regione.
Avremmo, dunque, dovuto semplicemente prendere atto di modifiche non motivate, non discusse e non più discutibili.
Inoltre Cgil-Cisl-Uil hanno respinto la proposta di portare il protocollo di intesa al giudizio dei lavoratori e delle lavoratrici nelle assemblee, dimostrando di avere paura della democrazia e della partecipazione e dimostrando di avere un’idea di sindacato completamente consociativo e prono al sistema politico. Si sono precipitati a firmare il protocollo, dimostrando subalternità e remissività nei confronti della Regione e svendendo il valore della mobilitazione decisa dai lavoratori e dello sciopero di venerdì 16 che ha visto un’ampia adesione (oltre il 50%): una novità assoluta per il pubblico impiego e per il personale delle province e la dimostrazione della consapevolezza della gravità della situazione e della disponibilità a metterci la faccia per la difesa del proprio posto di lavoro e della propria dignità.
Mai avremmo sottoscritto un protocollo che, oltre a lasciare aperte diverse questioni – copertura finanziaria delle funzioni in avvalimento, rinnovo dei contratti dei precari dei centri per l’impiego, impegno dei comuni per la mobilità della polizia provinciale – prevede che i dipendenti vengano “dichiarati in eccedenza” se non accettano il trasferimento in Regione o presso gli altri enti: dichiarati da chi? secondo quale normativa? con quali effetti?
Rimaniamo convinti che il processo di riordino istituzionale in corso avrà pesanti ripercussioni sui servizi e sull’occupazione con all’orizzonte anche nuovi modelli organizzativi come già si vede dalla sciagurata convenzione attivata a Terni con Sviluppumbria, scatola vuota la cui esistenza deve essere pur giustificata, conferendogli qualche cosa da fare.
Per tutti questi motivi riteniamo necessario rilanciare la mobilitazione e proporre alla RSU la convocazione di un’assemblea generale del personale.
Gruppo Aziendale Cobas Provincia di Perugia
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